LA VIA DEL RISCATTO
Ogni ora di questo primo scampolo di 2012 è stata protagonista dei cambiamenti che hanno investito la Penisola. Il sistema politico è passato dal malessere all’agonia. Governo e Parlamento sono tenuti a “vivere” unicamente per preparare il dopo Monti. Da qualche mese, il Potere Esecutivo e Legislativo non rappresenta più la volontà e le esigenze di un Paese che dovrà, in tempi brevi, ricercare un suo nuovo equilibrio; oltre la crisi economica. Gli schieramenti politici hanno perso di consistenza e affidabilità. Con la scusa di questo Governo “tecnico”, che nessuno osa sfiduciare, tutti i partiti si dovrebbero sentire delegittimati. In verità, tali li sentiamo; con la discordanza che non tutti abbiamo l’obiettività d’ammetterlo. L’agonia delle idee non consente diverse opinioni su quanto stiamo vivendo. Si è, infatti, innescato un meccanismo d’auto tutela che non risparmia più nessuno. Ci sono ancora troppi punti d’ombra che chiedono d’essere illuminati. Prima di tutto, almeno a parer nostro, si dovrebbero mettere a fuoco i parametri della nuova Repubblica del dopo Professore. Chi s’illude di tornare agli Esecutivi del “buon governo” è un utopista in partenza. Tra “nuovo” e “rinnovato” le differenze sono più che palesi. Sempre per chi le vuole vedere. La teoria dei “poli”, che da due potrebbero essere tre, non ci convince più di tanto. Neppure il Popolo italiano. In questi primi mesi del 2012, non si è ancora sentita la voce di un politico che ipotizzi quale sara' la Penisola dopo l’attuale Governo. Meglio riconoscere che tutti i partiti, proprio quelli che ci hanno accompagnato per oltre mezzo secolo, hanno concluso il loro ruolo. Una realtà fisiologica che non dovrebbe implicare espressivi sconvolgimenti del quadro politico che si andrà ad evidenziare dopo le elezioni politiche del 2013. Monti, buon per noi, ci ha fatto capire che politica ed economia, pur convivendo, marciano su binari che non dovrebbero incrociarsi mai. Il Paese non ha bisogni d’altri raffronti per tirare avanti. La ripresa non ci sarà se dovrà essere ancora impostata solo sui sacrifici degli italiani, dentro e fuori i confini nazionali. Siamo entrati in Europa a testa alta e dobbiamo rimanerci alle stesse condizioni. Il ghetto dell’ipocrisia che ancora condiziona tanti uomini politici affossa anche il buon tratto di chi sarebbe meritevole. Del resto, cambiare al “buio” non giova e la Democrazia è un bene troppo prezioso perché si giochi su posizioni sconsiderate. Così, pur muovendoci verso il nuovo, non ci sentiamo di minimizzare le nostre perplessità per l’immediato futuro. Se è vero che la speranza è l’ultima a morire, non vorremmo che fossimo privati anche di questa. La via del recupero nazionale è ancora tutta da percorrere. Ciò che non mancheranno saranno altri sacrifici generali. Troppi per prevedere un’Italia più protesa verso quell’Europa che castiga ogni posizione non confortata da una stabile economia.
Giorgio Brignola