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Anche in Paradiso si soffre

Uno legge e studia un'intera biblioteca di libri, studia e riflette su un fiume di parole, su oceani di parole, poi scrive libri che parlano di Dio e delle anime dei beati, e paragona queste a “luminose note musicali coscienti e felici di sé”. Arriva una signora, e pone allo studioso una domandina da lei modestamente definita un po' ingenua: “Come fanno i beati ad essere felici e beati avendo coscienza dell'immenso male presente da sempre sulla terra?”. E lo studioso, che non aveva pensato alla sofferenza beata dei beati, resta spiazzato, e risponde così: “Se Dio, nella sua beatitudine, soffre nella carne dei sofferenti… lo stesso faranno i beati; se Dio non soffre, neppure vi sarà sofferenza per i beati… Personalmente propendo per la prima ipotesi, che Dio soffra (perché il suo essere è intrecciato con il farsi del mondo) e che quindi lo facciano anche i beati, di quella sofferenza particolare però che non ha nulla a che fare con la disperazione ma più con la passione, il pathos, il lavoro creativo”. Ovviamente la signora replica e lo prende garbatamente in giro (vedi L'Espresso.it del 13 febbraio). E ha ragione. Il teologo vuole dare una spiegazione a tutto, e finisce per affermare che in Paradiso non c'è perfetta beatitudine.

Elisa Merlo

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