L’ECONOMIA DI CASA NOSTRA

Per chi è lontano dall’Italia, e solitamente lo è per motivi d’Emigrazione, non è sicuramente facile comprendere l’attuale situazione economica nazionale. Infatti, nonostante l’Esecutivo del Professore, non sono ancora presenti presupposti che ci consentano d’evidenziare qualche ottimistica aspettativa. Ci troviamo, infatti, alla presenza di una serie di situazioni che, per la loro complessa natura, non sembrano superabili in tempi ragionevolmente contenuti. Qual è, allora, la realtà socio/economica del Bel Paese? Per chi vive nella penisola, l’interrogativo rappresenta una preoccupazione che non è facile da accantonare. Per chi vive all’estero è un rebus. Infatti, la crisi italiana non è settoriale e non risparmia nessun aspetto dell’economia interna ed internazionale. Quando ci saranno segnali di miglioramento? Questo interrogativo è quotidiano; anche perché la situazione involutiva è presente almeno dal 2008. Del resto, quando si tratta d’economia, anche se a livello informale, si pensa subito ad un complesso gioco di numeri che devono, quando lo possono, fare quadrare un certo bilancio. Risulta, però, che la grande Famiglia del Popolo Italiano è costretta ad affrontare un momento di congiuntura negativa che rischia, pur non rinnegando un benevolo ottimismo, di aggravarsi ancora. La stasi produttiva, che è iniziata da almeno quattro anni, è aggravata e complicata di un “fermo”politico che, di fatto, non consente di modificare, nella sostanza, i problemi di casa nostra. Gli stessi raffronti con gli altri Paesi UE, soprattutto con quelli che hanno fondato l’Unione, ci trova in svantaggio. Né ci consola che Grecia, Spagna e Portogallo si trovano, quasi, al nostro livello. Con l’Era Monti, anche il concetto di produttività è in evoluzione. La partecipazione statale alle imprese industriali non esiste più ed i contributi pubblici languono per mancanza di capitale. Certo è che non ha più senso spargerci il capo di cenere o riconoscere, se pur tardivamente, gli errori; la nostra economia non se ne gioverebbe. Le condizione per una possibile ripresa potrebbero anche esserci; ma è necessario offrire concrete garanzie di stabilità per gli anni a venire. In definitiva, tornare a favorire gli investimenti. Secondo noi, questa resta la parte più difficile della manovra dell’Esecutivo “Tecnico”. Riequilibrare i conti pubblici non sarà impresa priva di rischi; soprattutto per il prossimo Governo politico. Per cambiare veramente, bisogna volerlo. Non solo a parole; anche nei fatti. Dopo tante polemiche, non tutte inutili, qualcuno sembra averlo recepito. Resta che gli errori degli altri rimangono in conto al Popolo italiano. Fuori e dentro i confini nazionali. Quando ci saranno tangibili segni di ripresa, potremo anche rivedere la nostra posizione politica modificando, finalmente, legge elettorale e sistema parlamentare.

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