Site icon archivio di politicamentecorretto.com

Giu’ le mani dall’articolo 18

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. E’ l’articolo 1 della Costituzione, lo conosciamo tutti, peccato che sia anche il più disatteso. Perché in Italia il lavoro non c’è, perché in Italia di lavoro si continua a morire. I numeri, che non mentono mai, raccontano di una realtà che definire preoccupante è poco: nel 2011, i disoccupati, gli inattivi e i lavoratori in Cassa integrazione a zero ore sono arrivati a sfiorare i tre milioni, portando il tasso di disoccupazione tendenziale complessiva all’11,4%. Tra i giovani, addirittura uno su tre è senza lavoro. Agghiacciante, poi, il bollettino delle cosiddette morti bianche: stando ai dati forniti dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering, nel 2001 gli infortuni mortali sul posto di lavoro sono stati 553, in sensibile aumento rispetto all’anno precedente.

Numeri indegni di un Paese che vuole dirsi civile, dati che legano a doppio filo il tema del precariato a quello della sicurezza. Perché un lavoratore precario, senza le tutele di un vero contratto, è di fatto obbligato a rischiare di più. E’ una vergogna, ma così succede.

Proprio per questo ho presentato in Senato una risoluzione sull’attività svolta dalla Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro che complessivamente guardava sia agli infortuni, sia all’articolo 18. La risoluzione impegnava in particolare il Governo a contrastare con efficacia la diffusione del lavoro precario e del lavoro nero, favorendo invece il lavoro stabile e regolare quale precondizione necessaria per una più efficace attuazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro.

La mia risoluzione è stata dichiarata improcedibile dalla Presidenza del Senato, cosicché l’Aula nemmeno si è potuta esprimere con un voto su un tema così delicato. Ne ho preso atto, protestando e ritenendo sbagliata la decisione, ma rivendico il dovere dell’Italia dei Valori di tutelare i lavoratori sotto tutti gli aspetti, dalla sicurezza alla stabilità occupazionale. Se in Parlamento su questo ci sono assurde remore, l’Italia dei Valori ribadisce con forza che l’articolo 18 non è e non può essere tema di trattativa.

Sulla difesa dei diritti fondamentali non ci arrendiamo, abbiamo perciò presentato oggi stesso una mozione per impegnare il Parlamento a non toccare l’art. 18. Un principio di civiltà che dovrebbe essere centrale nelle politiche del lavoro, proprio oggi che l’economia del Paese, già duramente colpita dalla crisi, è stritolata dalla corruzione, dalla criminalità organizzata, dalle infrastrutture inadeguate e dalle sabbie mobili della burocrazia. Sulla nostra mozione verificheremo ora quali partiti hanno davvero a cuore garanzie e sicurezza dei lavoratori e intendono impegnarsi per favorirne l’ingresso nel mondo del lavoro, non la loro uscita.

Exit mobile version