INVERNO CARO

Il detto “Tutto il mondo è Paese” non è applicabile alla nostra Penisola. Almeno, non lo è se ci riferiamo al generale rincaro dei generi alimentari e di prima necessità. In Italia, per il vitto si spende di più che nella maggioranza degli altri Paesi UE. Con la primavera, la situazione non si stabilirà e, al dettaglio, “vivere” costerà ancora di più. Lasciamo andare i “ritocchi” sul superfluo, ma non possiamo sottovalutare quelli sui prodotti di generale consumo. Fare la spesa, rispetto all’autunno scorso, ci costa una maggiorazione del 12%. La tendenza, però, dovrebbe stabilizzarsi, alle porte dell’estate, ad un rincaro spicciolo del 14,5%. Con l’aumento dei prezzi, non sempre tecnicamente giustificabile, ci siamo ridotti a modificare, per necessità, i nostri gusti alimentari ed a rinunciare al “non necessario”. Dato che le retribuzioni e le pensioni, per il corrente anno, potranno essere rivalutare del 2,5% ( su base lorda), l’inflazione, che ufficialmente appare “bloccata,” continua, in definitiva, a salire. Per far fronte alla bisogna, si compra di meno; pur mantenendo, almeno per adesso, immutata la qualità dei prodotti acquistati. Per la verità, l’Esecutivo Monti non ha ancora affrontato quest’aspetto della nostra crisi; ma riteniamo che, gioco forza, dovrà pur farlo. Gli organismi che dovrebbero controllare i prezzi al consumo, non hanno mezzi di dissuasione idonei. I consumatori, le vere vittime di tutte le filiere, se vogliono un prodotto, lo devono pagare. L’economia di mercato è tutt’altro, ma non coinvolge gli “ultimi” che, per i prezzi il minuto, sono certamente i “primi”. E’ inutile attribuire ancora responsabilità al passaggio da Lira ad Euro. Gli anni dalla conversione sono passati, ma i prezzi hanno continuato a salire seguendo una logica economica indipendente dal cambio della moneta. Più volte, abbiamo scritto che sarebbe opportuno, almeno, calmierare i prezzi dei più comuni generi alimentari. In questo periodo di crisi, far quadrare il pranzo con la cena è sempre più arduo. Una famiglia tipo (4 persone) spende, mediamente, Euro 300 mensili in più in generi alimentari e correlati, rispetto al febbraio del 2011. L’aumento delle retribuzioni, sempre che il posto di lavoro già non manchi, copre solo il 9,7% dell’incremento effettivo. Una goccia in un mare in tempesta. Il risparmio alimentare è andato in “pensione” d’ufficio. Per ora, neppure il Professore è riuscito a frenare in modo apprezzabile l’impennata dei prezzi dei generi alimentari e non solo di quelli. Si devono aggiungere, poi, gli aumenti per le utenze energetiche e per il pubblico trasporto. Con la benzina ad Euro 1,8 il litro, c’è poco da sperare. In pratica, si è venuta a determinare una spirale inflativa indiretta che non risparmia nessuno e coinvolge anche chi è privo di potere contrattuale. In pratica i pensionati che, almeno per ora, sono una voce non indifferente sui pubblici bilanci. La manovra Monti, in buona sintesi, non è riuscita a divellere l’incertezza per il futuro che si è impadronita della nostra quotidianità. Le sperequazioni, da noi, sono ancora troppo evidenti per confidare in tempi socialmente migliori. Se è vero che anche i ricchi hanno iniziato a “piangere”, per i poveri, che sono la maggioranza, non ci sono neppure più “lacrime”. Ques’inverno, particolarmente freddo dal punto di vista meteorologico, sarà anche ricordato come quello delle rinunce forzate. Ma non è detto che il peggio sia passato e per i Connazionali all’estero, con qualche interesse in Patria, le sorprese potrebbero essere anche più amare.

Giorgio Brignola

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