PERCHE’ ONOREVOLI?

Consultando un qualsiasi vocabolario della lingua italiana, alla voce “onorevole” si legge: aggettivo qualificativo, maschile e femminile, singolare, che significa “degno d’onore”. Bene. Questa è l’interpretazione dell’attributo nel nostro idioma. Tale attributo era, poi, assegnato ai Deputati, dato che gli stessi, per la loro attività alla Camera, veniva riconosciuto unicamente un “obolo, ” come testimonianza pecuniaria al loro mandato nello spirito della rappresentatività. Per questo, quindi, degni d’onore. Onorevoli, insomma. Prescindendo dal fatto che giacciono nelle segreterie delle commissioni parlamentari decine di proposte per eliminare un titolo che ha dell’anacronistico, in questo 2012, anno primo del Governo Monti, ci sembra, per lo meno, assurdo dare dell’Onorevole a chi non solo è ben retribuito, nonostante i “tagli” d’austerità, ma che gode ancora di privilegi negati ai comuni cittadini chiamati ad eleggere i loro Rappresentanti in Parlamento. Per i Senatori, che sono l’altra parte del nostro Parlamento Bicamerale, non ci sono possibili malsicuri motivi d’attribuzione. Il nome “Senatore” deriva dal latino “senex” (vecchio) e già avevano tale titolo i rappresentati del Senato nella Roma imperiale. Torniamo, quindi, alla qualifica d’Onorevole. Il termine corretto per chi siede nell’emiciclo di Montecitorio sarebbe Deputato. Punto e basta. Il titolo d’Onorevole, non solo è anacronistico, ma stona con la matrice che lo ha generato. Non ci risulta, infatti, che ci sono Deputati che svolgono gratuitamente il loro mandato e senza fare uso delle prerogative di parlamentare. Anche cambiare un termine può significare di più di quanto parrebbe. Di conseguenza, chiamiamoli Deputati i nostri Rappresentanti alla Camera e lasciamo stare l’”Onorevole”. L’ufficialità per quanto riportato è ben piccola cosa rispetto alle altre “bugne” nazionali. Però è, pur sempre, un segnale dei tempi che stanno mutando.

Giorgio Brignola

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