GLI STATI UNITI D’AMERICA VISTI DALL’ITALIA. Tempo di primarie

Mentre lo staff del presidente in carica Barack Obama sta lavorando a tempo pieno per allargare e rinforzare il movimento di base a sostegno del presidente, rimotivare i vecchi elettori ed iscriverne di nuovi nelle liste elettorali, gli aspiranti repubblicani alla nomination di candidato si sfidano nelle primarie in corso negli stati dell’unione.
Importante il risultato della Florida, che rinforza la posizione preminente di Mitt Romney, a suo tempo governatore dello stato del Massachusetts. Ha vinto queste primarie respingendo la sfida di Newt Gingrich. Ha preso voti da un’ampia maggioranza di elettori di varia estrazione sociale, più di N. Gingrich e Rick Santorum, secondo e terzo, messi insieme. Il vincitore, uomo di opinioni moderate, intuitivo e rapido nel respingere i colpi, nei suo comizi ribadisce la volontà di redimere l’anima dell’America dal peccato di statalismo assistenziale commesso dall’attuale Presidente appartenente al partito democratico. Ha detto. “Mentre celebriamo questa vittoria, non dobbiamo dimenticare il fine di questa elezione: battere Barack Obama”, per lui questo è più importante che rimettere in moto l’economia, rendere più sicura l’ America, migliorare la vita della gente. Aggiungo che il suo avversario N. Gingrich nel suo discorso finale si è definito come il difensore del “people power” (potere del popolo) contro il “money power” (potere del danaro) di M. Romney.
Stiamo dunque assistendo ad una battaglia interna che si svolge a colpi di accuse e contro accuse reciproche, soprattutto riguardanti il patrimonio personale ed il rapporto con il fisco, non sempre chiaro. E’ una brutta battaglia, uno stretto intreccio fra anima in edizione protestante con tutte le implicazioni sociologiche della parola cristiano, e portafoglio, quello in tasca e quello più importante custodito e celato nelle banche di mezzo mondo. In definitiva avrà un suo costo politico, visto che sta fornendo parecchia legna per il fuoco dell’avversario finale, Barack Obama.
Se non mi sbaglio, questi concorrenti alla nomination repubblicana parteciparono anche alle primarie del 2008 e furono sconfitti da John McCain che poi perse le elezioni con B. Obama. E’ vero che i tempi sono cambiati, e che pochi credono ancora oggi nel rinnovamento promesso allora da Obama, ma come può vincere oggi uno di quelli che allora fu sconfitto da J. McCain? Viene quasi da pensare se per caso i Repubblicani non stiano spianando la strada a qualche colpo di scena a sorpresa che dia loro più sicurezza di vincere la sfida finale.
Pensando alla scena politica italiana, oggi in rapida e profonda evoluzione, notiamo la larga diffusione dello stesso intreccio di fede, tradizioni, profitti privati non dichiarati e paradisi fiscali, però declinato in modo diverso, con la obsoleta parola comunista tuttora usata come spauracchio di buoni cattolici ed anime semplici legate a tradizioni antiche, l’esibizione del lusso più appariscente e l’ evasione fiscale, ovvero il furto alla comunità, come prova d’intelligenza superiore, ma quanto rozza e volgare! , rispetto ai fessi a stipendio fisso che subendo prelievi alla fonte, pagano per tutti. Mi piacciono le misure antievasione dell’attuale governo Monti. Dovrebbero essere un impegno costante di tutti i governi.

emedoro@gmail.com

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