Sicuramente non mi sono spiegato bene

La causa principale della disastrosa situazione della Giustizia italiana, in particolare quella della Giustizia civile, è dovuta al numero troppo elevato degli avvocati e delle loro parcelle. All’inaugurazione dell’anno giudiziario, edizione 2012, nel ritrovato nuovo clima di concordia nazionale, il Presidente delle Corte di Cassazione Ernesto Lupo ha sposato la tesi dell’eccessivo numero di avvocati “a caccia di clienti”. Effettivamente mancava questa illuminata considerazione del Primo Magistrato d’Italia. L’8 giugno 2011sul Corriere della Sera, Francesco Giavazzi (laureato in Ingegneria elettronica presso il Politecnico di Milano. PhD in Economia, MIT – Professore ordinario di Economia politica) e Alberto Alesina (Harvard University, professore di economia ed editorialista del Sole 24 Ore, si è laureato alla Bocconi di Milano) hanno analizzato i perché della lentezza della giustizia civile in Italia. Per i due economisti le cause principali sono l'elevato numero di avvocati, che sono un incentivo alla proliferazione di cause, e il modo in cui sono strutturate le loro parcelle, con il conseguente prolungamento della durata delle stesse. Sullo stesso giornale 12 luglio 2006 l’articolo del Prof. Pietro Ichino: “l’avvocato in sciopero continua a lavorare e a guadagnare nel chiuso del suo studio, con la possibilità straordinaria di scegliere le udienze dalle quali astenersi, cioè quelle in cui ha interesse alla dilazione, dove invece l’interesse non c’è l’avvocato può sospendere lo sciopero per la durata della singola udienza”. Il Prof. lamenta nell’articolo la perdita di prestigio del ceto forense e la moltiplicazione di avvocati “che badano principalmente al proprio tornaconto, considerando ogni pratica occasione per tosare il malcapitato cliente”. Poi fu la volta del Prof. Antonio Catricalà: “gli Avvocati una casta che impedisce l’accesso alla professione per i giovani; una corporazione che fruisce di rendite di posizione”

Con i provvedimenti in corso d’opera si vuole liberalizzare il settore professioni intellettuali, in particolare il settore forense, abolendo le tariffe minime e massime, abbattendo gli ostacoli all’accesso alla professione per giovani aspiranti avvocati, sviluppando la concorrenza, privilegiando la pubblicità.

Si sostiene che con un il livello più basso degli onorari e con costi minori per il consumatore si crea maggiore lavoro appunto per i giovani, i quali si immettono con maggiore semplicità e rapidità nel mondo della professione forense, possano costituire società commerciali con soci professionisti e soci di puro capitale non professionisti.

La domanda di servizi professionali non è dipendente dalla offerta o dal prezzo.

Le richieste di prestazioni ad un professionista ( avvocato, medico, commercialista, psico-terapeuta ecc.) non aumentano al diminuire degli onorari. Il numero delle persone che si ammalano non aumenta se il prezzo della cura è più basso; non sorgono maggiori contestazioni se gli onorari degli avvocati sono bassi.

I contenziosi sono generati dal mancato rispetto della regole, dalla voluminosa e caotica legislazione, dalla mancata esecuzione delle condanne, dal favore che il debitore trae dalla lunghezza dei processi ecc.

Nel campo delle prestazioni professionali non funziona così e neppure funziona l’idea: “lavoriamo poco ma lavoriamo tutti”. Dobbiamo domandarci perché i sindacati sono in gran parte d’accordo con queste piccole misure e perché il grande numero delle associazioni dei consumatori, unitamente a Banche e Compagnie di assicurazione applaudono alle iniziative. Sindacati e associazioni dei consumatori si sostituiscono perfettamente ai servizi che il singolo professionista può offrire, con maggiori mezzi, con personale professionale a stipendio fisso, altro che libere professioni, lo studio artigianale di due o tre professionisti è destinato a chiudere. Consulenza giuridica, fiscale, economica, mutui, prestiti personali, polizze vita, carte di credito, bancomat, progettazione e direzione lavori sono alcuni dei servizi che forniscono sindacati e associazione dei consumatori. Deve morire il nanismo imprenditoriale nei servizi, occorre cancellare l’impresa artigianale, la piccola impresa, per aprire il mercato al sistema delle grandi imprese. Le Banche e le Assicurazioni fisseranno a piacimento la misura degli onorari in posizione di monopolio (altro che libera concorrenza). E poi le cause non sono tutte uguali e come valutare la produttività dei magistrati sul numero delle sentenze emesse?

In tutti i Tribunali d’Italia il numero delle cause ordinarie iscritte negli anni sono sostanzialmente costanti nel tempo. La richiesta di Giustizia nei periodi presi in esame – 2006/2009- per tipologia di contenzioso variano di qualche decina nell’arco temporale di riferimento, secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia. La domanda non aumenta, mentre aumenta il numero degli Avvocati che secondo il Presidente della Cassazione Dott. Ernesto Lupo e di qualche professorino che scrive sul giornale della Confindustria sono la causa del malfunzionamento della Giustizia.

Mettetevi d’accordo!!!

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