Quando lo Stato ritiene legittimo discriminare sulla base di un deficit

Nel confuso dibattito fra fautori e contrari al riconoscimento della Lingua Italiana dei Segni (LIS), oggetto della pdl C. 4207 in discussione in questi mesi alla Camera, sono ormai chiari quali sono i veri obiettivi che sottendono questa iniziativa legislativa: lingua dei sordi, minoranza linguistica, cultura sorda, identità sorda, autodeterminazione dei sordi.
Questi sono argomenti che possono essere accettati dal buon senso e dal diritto/dovere all’inclusione di ogni cittadino?
Questi sono argomenti che il legislatore può ritenere validi per promulgare una legge?
Noi pensiamo di no!
Per raggiungere il loro obiettivo, i fautori della LIS sono arrivati a “nascondersi” persino dietro l’affermazione del principio della libertà di scelta dei genitori dei bambini sordi e dei sordi stessi e a sostenere che noi del Comitato (espressione della sinergia tra famiglie, professionisti, esponenti della comunità scientifica e associazioni supportati dalla Società Italiana di Otorinolaringoiatria e dalla Società Italiana di Audiologia e Foniatria) vogliamo legare le mani delle persone sorde che usano linguaggi gestuali. Niente di più falso! Noi non vogliamo impedire l’utilizzo del linguaggio gestuale a chi ne fa uso – uso tra l’altro ampiamente garantito dalla legislazione vigente – ma vogliamo impedire il riconoscimento ufficiale da parte dello Stato Italiano della cosiddetta lingua italiana dei segni. Un riconoscimento che suggellerebbe la separazione e lo stigma della persona sorda e andrebbe ad avallare la reale richiesta dei promotori di questa legge e cioè il riconoscimento della fantomatica minoranza linguistica sorda.
Non a caso una prima stesura della pdl faceva esplicito riferimento alle norme che nella costituzione tutelano le minoranze linguistiche (art. 6 della costituzione), cassato in seguito alle numerose proteste.
In questi mesi alcuni gruppi ed esponenti della “comunità Sorda” hanno però continuato a parlare e scrivere in maniera esplicita dei loro reali intenti, ma il legislatore ha fatto pericolosamente finta di non sentire e non vedere.
Associazioni, gruppi ed enti come ENS o Lislandia e Lissubito (queste ultime con forti ed evidenti interessi economici in quanto per lo più formate da interpreti di LIS) hanno parlato e scritto senza mezzi termini di “minoranza etnico-linguistica” sorda, “razza Sorda”, “comunità Sorda” etc etc .
Per chiarire le cose, prendiamo ad esempio la Lettera aperta agli Onorevoli della Camera dei Deputati della Dottoressa Laura Di Gioia (Vice Presidente dell’associazione Lislandia) del luglio scorso, pubblicata sul sito dell’Ente Nazionale Sordi1 e su quello di LisSubito2.
La Dottoressa Di Gioia sostiene che “….per i Sordi la prima lingua fondamentale è la Lingua dei Segni, mentre L’ITALIANO PER LORO È UNA LINGUA STRANIERA”… allora non si ritengono cittadini italiani!
Si può veramente pensare che le persone sorde, le persone con un deficit sensoriale, siano una minoranza linguistica? Come i ladini, gli altoatesini etc….?
Continua inoltre affermando “… SIAMO IN UNA MINORANZA LINGUISTICA e speriamo che la LIS venga riconosciuta come la nostra lingua, per questo stiamo ancora lottando e stiamo aspettando che il nostro sogno si realizzi. SIAMO COME LE ALTRE MINORANZE LINGUISTICHE ED ETNICHE che vivono in Italia, vogliamo solo sentirci compresi e dimostrare il valore della NOSTRA CULTURA E DELLA NOSTRA COMUNITÀ”.
Ed inoltre “…. scoprirete anche che come il VOSTRO MONDO è fatto di diverse nazioni e continenti anche IL NOSTRO è composto da diverse parti, piene di diversi colori e diverse lingue, ed è un mondo estremamente ricco da visitare, vedere, osservare, capire, esplorare e soprattutto ACCETTARE COME UN PAESE STRANIERO”…!
Tutto ciò continua ad essere poi ribadito nelle richieste espresse dall’ENS, che nel mese di novembre 2011 ha pubblicato un comunicato stampa3 dove facendo riferimento all’ennesima conferenza sulla lingua dei segni organizzata dalla Federazione Mondiale dei Sordi (WFD) e dall'Unione Europea dei Sordi (EUD) si parla nuovamente in maniera esplicita di “cultura sorda” e dove la lingua orale non viene neanche citata perché il bilinguismo si deve affermare “utilizzando la lingua dei segni nazionale e la lingua scritta del proprio paese di residenza”.
Tutto ciò naturalmente non è una novità ma riprende quanto sostenuto dalla Federazione Mondiale dei Sordi che nella loro risoluzione del 1999 afferma esplicitamente: “Riconferma la posizione delle persone sorde come minoranza linguistica e culturale con diritto alla propria lingua dei segni nativa come madrelingua. Si riconosce il diritto dei bambini sordi all’educazione bilingue in lingua scritta e in lingua dei segni. Si riconosce la diversità sociale, di religione, di sesso, economica e politica della comunità dei Sordi. Condanna fortemente la ricerca genetica che mira all’eliminazione delle persone sorde dalla razza umana”.
La pdl ha per oggetto “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva“; ma più che altro sembra che si stia combattendo per l’affermazione di una RAZZA, di una ETNIA. Siamo sinceramente preoccupati della piega che sta prendendo la questione.
Noi del Comitato Nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi pensiamo che continuare con forme di legislazione separata, significhi solo continuare a condannare le persone sorde a essere “altri”.
Se la LIS sarà riconosciuta avremmo perso una battaglia di civiltà a favore delle persone sorde e dello loro conquiste di autonomia e indipendenza.
L'Italia ha deciso di perseguire il benessere delle persone con disabilità uditiva in termini di UGUAGLIANZA, superando ogni forma di stigma e ogni forma di differenziazione o distinzione comunicativa tra cittadini.

F.to Il Comitato Nazionale Genitori Disabili Uditivi


Comitato Nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi
referenti
Laura Brogelli
Cesarini Pibiri

http://comitatonazionalegenitorifamiliaridisabiliuditivi.wordpress.com/

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