Repliche di Miriam Della Croce a Francesco Riccardi, di Avvenire, che risponde riguardo alla lettera: "La moglie accetti la sofferenza, ché anche Gesù ha sofferto…"

La giunta Pisapia a Milano decide di destinare i fondi anticrisi anche alle coppie di fatto, e Avvenire scrive: “Porre sullo stesso piano coppie che, sposandosi civilmente o religiosamente, assumono un preciso impegno pubblico e persone che, per scelta o per impossibilità, non rendono vincolanti i propri legami 'affettivi', significa violare la lettera e lo spirito della nostra Carta fondamentale… La peggiore ingiustizia, lo insegnava anche don Lorenzo Milani, è trattare in maniera uguale situazioni differenti”. Facciamo un esempio pratico: i bambini di una coppia di fatto povera hanno bisogno di aiuto economico, e anche i bambini di una coppia sposata civilmente o religiosamente hanno bisogno di aiuto economico. Ora, è vero che la situazione delle due famiglie riguardo al matrimonio è diversa, ma è uguale riguardo alle condizioni economiche. Questo dimostra come si possa strumentalizzare con un po' di malizia l'insegnamento di don Milani. La giunta Pisapia, infatti, tratta alla stessa maniera situazioni economiche uguali. Ma perché la Chiesa si arrampica sugli specchi con inconsistenti argomentazioni, e non dice la verità? Se ne vergogna forse? Perché non dice chiaramente che non ritiene giusto riconoscere diritti alle coppie di fatto, giacché le reputa tutte indistintamente in una situazione di grave peccato, vale a dire fornicazione per le coppie eterosessuali, secondo l'art. 2353 del Catechismo; e grave depravazione per le coppie omosessuali, secondo l'art. 2357? Suvvia, cari ecclesiastici, un po' più di coraggio.

Miriam Della Croce

P.S. L'autore dell'articolo, Francesco Riccardi, di Avvenire, mi scrive in proposito personalmente. Per correttezza non riporto le sue due mail, ma dalle mie repliche si può evincere il contenuto delle stesse.

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Ci ha provato, gentile dottor Riccardi, ma non ci è riuscito. La mia obiezione, se lei ha ben letto la mia lettera, era soprattutto sull'uso strumentale, da lei fatto, dell'insegnamento di don Milani. Lei ha scritto queste precise parole: “La peggiore ingiustizia, lo insegnava anche don Lorenzo Milani, è trattare in maniera uguale situazioni differenti”. Io ho affermato che la situazione economica di una coppia di fatto, può essere identica a quella di una coppia sposata religiosamente o civilmente, e quindi l'insegnamento di don Lorenzo Milani c'entra come i cavoli a merenda. Lei, e gli ecclesiastici, fate discriminazione che Cristo qui e ora non farebbe mai.
Le rammento anche che la laica Costituzione della Repubblica italiana non è il Vangelo.
Ma perché non pubblica la mia lettera, la sua obiezione e la mia replica, anziché rispondermi privatamente?

Un saluto cordiale
Miriam Della Croce
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Gentile dottor Riccardi, non vorrei sembrare scortese insistendo, ma si rende conto che lei propone una sorta di ricatto? E perché si appella continuamente alla legge civile e non alla legge morale? Si può dire a una famiglia bisognosa: “Prima dei vostri figli ci sono i figli dell'altra famiglia, giacché voi non vi siete sposati, e loro invece, sì”? E le sembra che le famiglie bisognose non sposate di Milano, in vista degli aiuti economici, corrano in Comune oppure in chiesa a contrarre matrimonio? Ma suvvia!

Lei scrive: “Senza fare alcuna discriminazione, dunque, basta che a parità di condizioni economiche sia riconosciuta una precedenza nell'accesso ai fondi alle famiglie che oltre ai diritti si sono vincolati anche a (molti) doveri…”. Non coglie la contraddizione?

Un saluto cordiale
Miriam Della Croce

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