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Lavoro, per i giovani va sempre peggio

Poco più di un mese fa noi dell'Italia dei Valori abbiamo provato a fotografare il mondo del lavoro nel nostro Paese a fine anno 2011 e ci siamo indignati non appena siamo venuti a conoscenza dell'ultimo dato che indicava la percentuale di disoccupazione tra i giovani, ossia il 29%.
Sono bastati soli altri 40 giorni per aumentare di un ulteriore punto di percentuale raggiungendo così, secondo le stime della Banca d'Italia, il 30,1%. Il comunicato continua riportando che, «anche se continua a ridursi il ricorso alla cassa integrazione, peggiorano le attese delle imprese circa i loro livelli occupazionali».
Un cratere profondo con un'unica certezza: un fondo buio ed agghiacciante.
Un problema che non riguarda solo i giovani, bensì i lavoratori di tutte le età.
Oggi a Genova un gruppo di lavoratori è riuscito a fare irruzione nell’aula del Consiglio Regionale con tanto di lacrimogeni, insultando chiunque si trovasse sotto tiro. Motivo? Taglio di stipendi, promesse non mantenute.
Senza giustificare di sicuro un tale comportamento, non possiamo tuttavia rimanere impassibili scegliendo la strada breve, puntando semplicemente il dito senza che ai “piani alti” qualcuno si faccia prima un esame di coscienza. Prima Fincantieri che blocca i caselli autostradali, oggi l’AMT che blocca strade e Consiglio Regionale.
Dove porterà il continuo taglio di stipendi? Che eredità lasciamo alle prossime generazioni? Lasciamo una realtà distorta in cui un affitto ti costa di più di quello che si guadagna?
Come possiamo essere così diversamente organizzati da Paesi a solo un'ora d'aereo da noi?
Com’è possibile che in alcune nazioni vi sia un welfare così attento e premuroso che non permetterebbe mai ad una famiglia di alienarsi completamente e di toccare il fondo senza che sia stato prima fornito loro un reale aiuto.
In Olanda un reddito mensile di 2000,00 euro denota un livello medio basso di tenore di vita, per cui lo Stato mette a disposizione, per chi ne faccia richiesta, un alloggio a prezzo contenutissimo affinché la famiglia possa vivere dignitosamente. Noi abbiamo gli stipendi più bassi in Europa. Come può un lavoratore riuscire a mantenere una famiglia, i costi quotidiani, il cibo, i vestiti, le tasse, le rate, l’affitto?
Ma è possibile essere così lontani da Paesi in cui ad una madre mono-affidataria viene girato dallo Stato un assegno di circa 800 euro, dove invece in Italia per ricevere quella somma devi avere ben 7 figli, altrimenti l’assegno è di soli 120 euro mensili?
Ma si è mai sentito parlare di proteste di lavoratori nel Nord Europa costretti a scalare gru o arrampicarsi sui tetti delle abitazioni al fine di far sentire la propria voce? Ma che Paese vedono gli stranieri?
Senza un attento sistema di welfare l'occupazione in Italia difficilmente ripartirà.
Senza una decisa lotta al lavoro atipico, difficilmente le cose miglioreranno.
Se un'azienda non viene obbligata a pagare una tassazione maggiore per l’assunzione di un lavoratore precario rispetto a ciò che pagherebbe per un lavoratore a tempo indeterminato, il precariato non avrà mai fine. E precariato vuol dire disoccupazione, non solo giovanile, in caduta libera. Dopo anni e anni di incertezze vuol dire anche rassegnarsi e mollare, non cercarlo neanche più un lavoro. Precariato vuol dire lavoro nero, vuol dire morti bianche. In principio era chiamata flessibilità, per imitare i paesi del nord Europa, ma da noi non è mai stata recepita né applicata. Da noi è da subito diventata sinonimo di sfruttamento.
Il dato della Banca d'Italia è preoccupante perché è il risultato di quanto si va denunciando da anni. Ora, anche se sembra irreale, stiamo vivendo quei momenti che da tempo ci aspettavamo e se non vi sarà a breve un cambio di rotta repentino, quello che è accaduto oggi in Consiglio a Genova, ahinoi, si ripeterà un po' ovunque senza mezze misure e senza un piano definito, se non quello di farsi giustizia con le proprie forze, anche rischiando di compiere atti illeciti, seppur disperati.

Maruska Piredda
Consigliere Regionale Liguria

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