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"CRESCI ITALIA!" MA DAVVERO LA "RIFORMA DEL LAVORO" E LA "LIBERALIZZAZIONE DELLE PROFESSIONI" POTRANNO RILANCIARE IL PAESE?

Dopo aver vanificato i progetti di stabilità dei quarantenni, socialmente ammortizzati o precari, e dopo aver sbarrato la strada alle speranze di occupazione e di costituire una famiglia, dei più giovani, i nostri politici hanno temporaneamente – sperano loro – lasciato la scena ad alcuni “tecnici”, banchieri e bancari, e a qualche professore. Ci stanno spiegando, in questi giorni, che sarà possibile rilanciare il Paese solo sbarazzandosi delle tutele riconosciute negli ultimi decenni, su basi costituzionali e legislative, al lavoro subordinato, ma anche al lavoro autonomo e libero professionale.

Il 9 gennaio p.v. il Ministro del Lavoro Fornero ha iniziato a dialogare con sindacati e partiti per elaborare una nuova riforma del lavoro, che dovrebbe occupare i tanti, troppi italiani che hanno perso il lavoro negli ultimi tempi e quelli che, fino ad oggi, non l’hanno mai trovato, consentendo loro di portare a casa un reddito anziché un’indennità .

Non possiamo solo attendere, per commentarle poi accademicamente e da interpreti, le proposte del Governo e le leggi che saranno introdotte da quei gruppi di potere che hanno già fatto scomparire, proletarizzandolo, il ceto medio del Paese e che perseverano, utilizzando accattoni e saltimbanchi, nel progetto di annientare la borghesia colta, quella dei professionisti, ultimo baluardo della cultura e delle tradizioni giuridiche, ma anche morali e religiose, del Paese.

Queste intelligenze e queste Professioni non devono arrendersi all’arroganza della finanza e della politica e devono difendere il lavoro e la giustizia dall’assedio di un’economia priva di etica.

Le liberalizzazioni delle professioni e l’abolizione degli ordini professionali “entro il 13 agosto” sono progetti che non possiamo condividere e non certo perché vogliamo “solo scongiurare l’abbattimento del beneficio corporativo, senza preoccuparci delle conseguenze“, come si legge alle pagg.1 e 24 del Sole 24 ORE del 28 dicembre.

Si legge anche, nello stesso articolo, che “affidare la riforma degli ordini professionali agli ordini stessi è come chiedere al tacchino di decidere il menù di Natale“.

Cari Avvocati “corporativi”:

ci hanno chiamato “capponi” perché abbiamo chiesto al TAR di sospendere un provvedimento, anzi più d’uno, del Presidente del Tribunale di Roma, in palese violazione della legge che impone che le cancellerie siano aperte cinque ore al giorno. Abbiamo vinto, dopo aver subito “ad opponendum” l’accusa di far politica ricorrendo al TAR, dove coltivavamo la più concreta delle finalità pratiche che un avvocato può perseguire, per sé e per i Colleghi, recuperando spazi, tempi e costi dell’attività quotidiana;

che qualcuno ci dia del “tacchino”, sotto Natale, sul Sole 24 Ore, perché vogliamo salvaguardare – oltre alla nostra meravigliosa professione – il diritto di difesa, la qualità delle prestazioni professionali offerte ai cittadini e la possibilità di rivolgersi al Giudice attraverso il processo, mi sembra davvero troppo: una concreta “minaccia”.

Migliaia di Colleghi, soprattutto i più giovani, vivono piuttosto in quello che viene definito un “proletariato avanzato”. La “liberalizzazione”, in Italia, è avvenuta con il moltiplicarsi del numero degli iscritti agli Albi che non hanno concrete possibilità di lavoro, mentre in Francia ed in Germania la professione forense è decisamente e giustamente più protetta, anche nei numeri. In Francia non consentono affatto l’esercizio della professione legale a dipendenti pubblici o privati, assorbendo “servizi professionali legali”.

Secondo alcuni “servi di corte” la causa del disagio dei giovani professionisti sarebbero i titolari degli studi, che schiavizzano i giovani avvocati. Nessuno parla mai della “canalizzazione”, senza possibilità di confronto meritocratico, degli incarichi professionali attribuiti dai “carrozzoni” che non rischiano denaro proprio.

Altro che “Cresci Italia”!

Muoviamoci subito Colleghi, perché tocca a noi liberare le istituzioni politiche dagli interessi di pochi.

Gli affari dei nostri clienti dobbiamo gestirli nei nostri studi e non pensare di acquisirli o di gestirli nelle sedi istituzionali.

Ci vogliono trasparenza e correttezza, certamente uniti agli incentivi previsti per rilanciare la produzione ed il lavoro, per dare fiducia agli imprenditori e far crescere il Paese.

Ed occorrono, al di sopra di ogni altra cosa, dignità personale e la capacità di assumersi responsabilità .

Gli avvocati, per primi, devono smettere di stendere la mano e di elemosinare aiuti da coloro che ci hanno portato via quasi tutto e che vogliono definitivamente rubarci il futuro professionale. E soprattutto di essere passivi, arresi ed indifferenti rispetto alla speranza di un riscatto, di poter voltare pagina.

L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente ma opera. E’ la fatalità . E’ ciò su cui non si può contare. E’ la materia bruta che opera sull’intelligenza e la strozza.

Nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano. … Odio gli indifferenti” (Antonio Gramsci).

www.lalistamaurovaglio.it

Questi sono i 15 candidati de La Lista Mauro Vaglio, che ti invito a votare e a far votare tutti quanti alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine di gennaio/febbraio 2012
(puoi vedere il profilo di ciascun candidato semplicemente cliccando sul nome)

Riccardo Bolognesi, Fabrizio Bruni, Antonio Caiafa, Alessandro Cassiani, Donatella Cere',

Pietro Di Tosto, Antonino Galletti, Carlo Giacchetti, Mauro Mazzoni, Aldo Minghelli,

Roberto Nicodemi, Matteo Santini, Mario Scialla,Isabella Maria Stoppani, Mauro Vaglio

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