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LE PREMESSE

L’emergenza economica, sia subito chiaro, e ben lontana dall’essere conclusa. Eppure il Governo, anche se tecnico, nei confronti del Paese, dovrà dare delle motivazioni convincenti per continuare ad avere la “fiducia” di un Parlamento che ha lasciato la politica sull’altra sponda della crisi. Entro la prossima primavera, la “fase” due della squadra di Monti dovrà essere, in qualche modo, evidenziata per garantire, tra l’altro, la durata del suo Esecutivo sino alla primavera del 2013. Dato che non esiste più una maggioranza e un’opposizione, le regole del gioco dovrebbero essere profondamente mutate. In dodici mesi non si esce dalla precarietà di una situazione che ha stravolto l’Europa, ma il tempo ci sembra sufficiente per, almeno, discutere sulle riforme. Due in particolare: quella sul sistema elettorale e sul nostro meccanismo fiscale. Centro, Destra e Sinistra potranno manifestare quello che valgono ai potenziali elettori solo affrontando, a muso duro, questi due aspetti inderogabili della realtà nazionale. Cosa che l’attuale Esecutivo non è in grado di fare. Poi, chi andrà al Governo, potrà anche focalizzare altri punti del suo programma. Certo è che sul meccanismo elettorale e fiscale si devono raggiungere posizioni specifiche senza i fronzoli tipici degli anni che hanno preceduto quest’enigmatico 2012. Già da tempo, ci siamo resi conto che i rapporti tra i partiti sono cambiati. Forse, è la nostra classe politica che dovrebbe lasciare il posto al “nuovo”. Il passato, in ogni caso, ci preserverebbe dal commettere gli stessi errori dei quali siamo stati vittime nel primo decennio del XXI Secolo. Il quadro che si presenta è sin troppo chiaro: oltre alla crisi economica, si è palesata anche una crisi dei valori politici che nessun partito è stato in grado di sbaragliare. Solo un radicale cambiamento sarà portatore di rapporti politici più coerenti con i tempi che stiamo vivendo. E’ inutile nasconderlo: i trasformismi non sono andati a buon fine, come, del resto, le alleanze che si sono rivelate più formali che sostanziali. Modificare le schematizzazioni non servirà a ridare fiducia in chi si ostina a proporsi sul piano della rappresentatività con motivazioni solo apparenti. Se certe alleanze non sono più utili, per evitare il protrarsi di un Esecutivo che non ci rappresenta, è necessario andare oltre. Con rapporti ben chiari sui limiti e sulle autonomie d’intervento. In ogni caso, per evitare un altro fallimento, la prossima Legislatura, ancora in forza di un sistema da cambiare, dovrebbe essere pronta alla discussione in aula di quei mutamenti indispensabili per essere più attendibili anche a livello europeo. Insomma, ci sono delle riforme istituzionali che premono ed i partiti dovrebbero superare il “gioco” delle parti. Con la riforma della legge elettorale, siamo sicuri che anche i rapporti tra i politici cambieranno. Dopo una serie di relazioni infelici che hanno logorato ogni possibile alleanza, nell’attesa delle elezioni politiche, chi intende contribuire ad un reale sviluppo del Paese dovrebbe uscire dal sottobosco dei compromessi e farsi avanti. Anche fuori dei confini nazionali. Nell’attesa delle premesse per una politica diversa negli uomini e nelle finalità, Monti continuerà per la sua strada. Un percorso che, non avendo nulla di politico, ci consentirà d’accertare se ci saranno i presupposti per un governo non “tecnico”migliore.

Giorgio Brignola

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