C’è l’eco di Marcinelle, con i sacrifici degli italiani che hanno dovuto lasciare il nostro Paese per la ricerca di un futuro migliore, nella figura del nuovo Primo ministro del Belgio. Alla guida del Governo di Bruxelles è stato scelto Elio Di Rupo, figlio di un minatore italiano che con la famiglia ha lasciato l’Abruzzo per trasferirsi a Morlanwelz. Al termine di una lunghissima crisi, durata 541 giorni, re Alberto II ha affidato l’incarico di premier a Di Rupo, dal 1999 presidente del Partito socialista. La crisi internazionale e le difficoltà economiche interne, sancite dall’abbassamento dell’affidabilità da parte delle agenzie di rating, hanno portato all’accordo tra fiamminghi e valloni e alla formazione di un Governo di coalizione con tredici ministri e sei sottosegretari.
Era il 1947, quando papà Di Rupo lasciò San Valentino in Abruzzo Superiore, in provincia di Pescara, per andare a lavorare in miniera in Belgio. Quattro anni dopo … nasceva il piccolo Elio, che aveva solo un anno quando suo papà morì in un incidente stradale, lasciando la madre a cavarsela con sette figli. Era l’epoca quando alle vetrine dei negozi belgi si poteva leggere: “Vietato l’ingresso ai cani a agli italiani”: da allora i figli degli emigrati ne hanno fatto di strada e ora a uno di loro è stato affidato il compito di guidare il Belgio.
Elio Di Rupo si è laureato in chimica e poi ha ottenuto il dottorato presso l’Università di Mons; si è quindi specializzato a Leeds e intanto si appassionava alla politica. Nel 1982 è stato eletto alla Camera dei rappresentanti e poi è stato sempre rieletto al Parlamento belga. E’ stato sindaco di Mons e per tre anni presidente della Vallonia. Divenuto leader del gruppo socialista francofono, ora è capo di un Governo che ha forti sfide da affrontare.