“Questi quesiti non sanno da fare”. “Dal porcellum allo sfracellum”; questo è l’esito dopo una giornata e mezzo di camera di consiglio con conseguente sentenza della Corte Costituzionale, i requisiti referendari non sono ammissibili e niente voto a giugno per abrogare la legge elettorale. Fallita l’intera missione che ha visto all’opera un comitato promotore, capitanato dal presidente Andrea Morrone, Arturo Parisi, deputato del Pd e uno dei promotori per la raccolta delle firme, circa un milione e duecentomila in tutto da quando è partita la maratona contro l’attuale legge elettorale, targata Calderoli e datata settembre 2005. Ora toccherà al Parlamento lavorare sodo per fare una nuova legge elettorale e restituire ai cittadini il diritto di scegliersi il proprio candidato. Unanime la contrarietà alla sentenza della Consulta da parte di Pd, Udc, Idv e Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola anche se la sentenza di un organo giudiziario va ad ogni modo rispettata. L’Italia dei Valori con Di Pietro urla al regime e attacca duramente il Quirinale: “L'Italia si sta avviando lentamente verso una rischiosa deriva antidemocratica: manca solo l'olio di ricino. E' tempo di scendere nelle piazze e di passare alla protesta attiva per non assistere più a questo scempio di democrazia. Quella della Corte non è una scelta giuridica ma politica per fare un piacere al capo dello Stato, alle forze politiche e alla maggioranza trasversale e inciucista che appoggia Monti, una volgarità che rischia di farci diventare un regime”. Dura e secca la replica del Colle con il Presidente, Giorgio Napolitano che risponde a Di Pietro con queste parole: “Parlare della sentenza odierna della Corte Costituzionale come di una scelta adottata per fare un piacere al Capo dello Stato, è un’insinuazione volgare e del tutto gratuita che denota solo scorrettezza istituzionale”. Pdl gioisce per sentenza della Corte e l’ex premier Berlusconi afferma: “E’ una buona legge, possiamo sempre migliorarla, facendo scattare il premio di maggioranza, a livello nazionale, anche al Senato”. Bossi incalza: “E’ buona la legge che c’è, non s’impiegherà tanto ad andare al voto” mentre, sempre dal Carroccio, Roberto Maroni fa sapere: “La legge elettorale va cambiata altrimenti si offenderebbe il sentimento democratico dei cittadini”. Nel Partito Democratico, il segretario Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema affermano con fermezza: “Chi come noi ha dato un aiuto decisivo alla raccolta di firme, non può certo gioire per la decisione della Consulta ma la rispettiamo. Adesso tocca al Parlamento agire e noi da domani saremo impegnatissimi a cambiare il porcellum. Questa legge attuale è inaccettabile e insostenibile per i cittadini”. Il comitato promotore e, insieme a quest’ultimo il deputato PD, Arturo Parisi, non si danno per vinti e continueranno la loro battaglia. Lo scontro politico porcellum sì- porcellum no proseguirà a colpi di spugna. Dopo la primavera araba, ecco la primavera elettorale made in Italy.