Lo rivela uno studio di Bankitalia: al giudice di pace il 40 per cento delle cause di primo grado.
“Sellate la mula!” urlava Don Lollò Zirafa ogni qualvolta si presentava la benché minima questione legale tanto da dover recarsi pressoché quotidianamente dal proprio avvocato. Lo sapeva bene il premio Nobel Pirandello in una delle sue più note commedie, “La giara”, nel sottolineare coloritamente una caratteristica tutta italica quale quella di dover ricorrere per ogni controversia, pur piccola che sia, alla Giustizia.
La conferma che a quasi cent’anni dallo scritto pirandelliano nulla sia cambiato e che anzi gli italiani hanno aumentato la facilità con cui ricorono alle aule dei tribunali anche per vicende di minore entità, viene dallo studio “La litigiosità presso giudici di pace: fisiologia e casi anomali”, pubblicato dalla Banca d’Italia all’interno della collana “Questioni di economia e finanza” e che per Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” è opportuno diffondere per riproporre alcune questioni che da tempo evidenziamo.
Secondo la ricerca, infatti, nel periodo compreso fra il 2001 e il 2008 il contenzioso civile e amministrativo presso i giudici di pace è aumentato di circa il 50%. Con una quantità impressionante rispetto alla domanda di giustizia totale secondo cui nel solo 2008 i procedimenti civili sopravvenuti presso gli uffici del giudice di pace rappresentavano il 40 per cento del totale dei procedimenti in primo grado. Ma il dato più rilevante è che tale crescita è dovuta quasi esclusivamente all’incremento dei ricorsi amministrativi, mentre il numero di controversie civili è rimasto essenzialmente stabile.
Tali dati non possono che evidenziare come l’incremento dei ricorsi in opposizione alle sanzioni amministrative sia conseguenza diretta dell’aumento del numero di sanzioni amministrative e multe, comminate quale nuovo strumento degli enti locali per “far cassa”.
Ma l’introduzione di un contributo con chiara funzione disincentivante di 30 euro progressivamente aumentato sino a 37 euro per l’avvio dei ricorsi contro le sanzioni amministrative di valore fino a 1.100 euro – anche se la stragrande maggioranza dei verbali si assesta intorno a cifre inferiori ai 200 euro – sembrerebbe aver comportato una riduzione delle impugnazioni, più accentuata in alcune delle sedi a più elevata litigiosità.
Gli atti di citazione per il risarcimento del danno prodotto da circolazione stradale si caratterizzano per le forti differenze territoriali e per la presenza di situazioni patologiche specie del Centro-Sud come nel caso delle province di Napoli e Caserta. L’analisi empirica, si legge nel documento, mostra che la frequenza di queste cause è strettamente proporzionale al numero di incidenti e con il grado di sviluppo economico, mentre risulta collegata positivamente con il tasso di criminalità, oltre che, con il numero di avvocati, anche se quest’ultimo dato viene contestato dal Consiglio Nazionale Forense con pesanti ricadute, per non parlare di importanti distorsioni, sul mercato assicurativo. Alla luce dei dati ottenuti verrebbe confermata l’evidenza secondo cui in questo settore sono predominanti comportamenti di natura opportunistica.
Analogamente il fenomeno delle cosiddette “cause seriali”, sottolinea come in determinate province si registrino variazioni annuali della litigiosità anche di molto superiori al 100 per cento.