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Le strade dell’evasione sono infinite

C’è chi per fregare il fisco fa comparire come se fossero estere società che invece lavorano sempre all’interno dei confini nazionali e chi punta invece sul fissare all’estero la residenza fiscale. Cittadini italiani sempre tranne quando si tratta di sborsare.
Qualcuno ricorre a metodi più sofisticati, e gioca con le cessioni fra una consociata e l’altra in modo di pagare sempre secondo il regime fiscale del Paese più conveniente. Molti però sono tornati alla semplici e schiette maniere antiche. Riempiono una valigetta di soldoni e la portano dall’altra parte del confine.

Gli riuscirebbe meno facile, come ha dimostrato oggi l’inchiesta di Carlo Bonini su Repubblica, senza le banconote da 500 euro, per comprensibili motivi di gran lunga le più usate. Si vede che evasori di santi in paradiso debbono averne a mucchi: quelle banconote, invece di diminuire, sono passate in 10 anni da 167 a 600 milioni. Lo sporco lavoretto sarebbe più gravoso anche se fosse maggiore la tracciabilità dei pagamento, che invece in Italia resta fra le più basse.

Così, secondo le stime della Guardia di Finanza, la fuga di capitali italiani all’estero si attesta sugli 11 miliardi di euro, uno sproposito, con incremento galoppante tra agosto e ottobre, nei mesi caldissimi della crisi, quando la pura di dover pagare le tasse si è trasformata in panico.

Inutile ricordare che una fuga di capitali di queste dimensioni equivale a un furto ai danni dello Stato e di tutti quelli che invece le tasse le pagato e per colmare il buco degli evasori ne devono pagare molte di più. Ci risiamo. Come sempre, quando avvertono il rischio di dover pagare anche loro qualcosina, i grandi evasori fiscali si affrettano a portare i loro soldi all’estero.

Una situazione inammissibile per Antonio Di Pietro: ”Le stime della Guardia di Finanza parlano di 11 miliardi di euro fatti uscire con mille metodi e inesauribile fantasia soprattutto tra agosto e ottobre scorso, quando grazie all’inerzia del governo Berlusconi la crisi ha iniziato ad aggravarsi.

Non possiamo permettere che questo furto da parte dei più ricchi a danno dei più poveri continui. Il governo – dice il leader IdV – ha il dovere di intensificare al massimo i controlli, di adoperarsi per limitare la disponibilità delle banconote da 500 euro, quelle più usate da chi trasporta i capitali oltreconfine, e per aumentare la tracciabilità dei pagamenti.

Ma soprattutto – sottolinea Di Pietro – ha il dovere di ripristinare immediatamente la fattispecie di reato di falso in bilancio, senza la quale l’evasione e la fuga dei capitali all’estero diventano ancora più facili, e sottoscrivere un accordo con la Svizzera uguale a quello già firmato da Inghilterra e Germania, che ne ricaverà un introito di 4 miliardi di euro almeno, per tassare i capitali lì nascosti.

Se riescono a farla franca con qualsiasi governo – si chiede Di Pietro -, perché mai ladroni e disonesti dovrebbero smettere di derubarci?”

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