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VOTO DALL’ESTERO: IL P.I.E.

Prima d’affrontare, a modo nostro, la questione del voto correlata ai Connazionali residenti all’estero, preferiamo rammentare che facciamo parte del P.I.E. ( Partito degli Italiani dall’Estero). La sigla, a ben osservare, chiarisce, da subito, il nostro modo d’essere; convinti, come siamo, che una normativa possa essere cambiata per offrire più spazio politico a chi, cittadino italiano, vive stabilmente oltre frontiera. Quindi, siamo per la nascita di un partito che consente a tutti, una volta modificata la legge elettorale, di scegliere candidati fuori e dentro i confini nazionali. In pratica ipotizziamo una formazione politica, indipendente ed autonoma, capace d’indirizzare scelte oltre principi che, sino ad ora, sono stati spesso disattesi. L’ipotesi di un Nuovo Partito, con radici oltre confine, ma attivo anche in Patria, non dovrebbe scandalizzare nessuno. Anche perché in Italia simili esperienze, pur se con fini differenti, sono state già sperimentate. Con una struttura libera d’operare senza linee guida nazionali prioritarie, siamo convinti che la demotivazione che ha accompagnato il voto politico dei Connazionali oltre confine verrebbe a cessare. Quando si gioca in “casa”, senza vincoli di confine o di Ripartizioni Geografiche, tutto appare più gestibile. Poter votare per candidati residenti in Italia o nel Paese ospite consentirebbe una visione meno limitata del rapporto politico che si verrebbe a creare tra eletto ed elettore. Ma non solo. Anche gli italiani all’estero potrebbero essere parte più attiva di una visione dei programmi portati avanti dalle formazioni che scendessero in campo. Il “nuovo” è solo temuto da chi non intende cambiare un sistema che ha fatto il suo tempo. Le norme costituzionali possono adeguarsi alla realtà del Paese. Già è stato fatto e non comprendiamo il perché non possa essere ripreso proprio in previsione di un ruolo nuovo di quelli che chiamavamo “Emigrati”. Senza ipotizzare gli Stati Uniti d’Europa, la cui gestazione politica resta molto improbabile, esiste una realtà territoriale “tenuta” dalla moneta unica. Gioia e dolore per centinaia di milioni di cittadini nel Vecchio Continente. Ora, se fare politica significa interessarsi ai problemi degli altri, i Connazionali nel mondo possano essere equiparati, anche sotto questo profilo, ai Connazionali che vivono nel Bel Paese. Se, poi, si tiene conto che la maggiore concentrazione d’italiani vive proprio in Europa, le prospettive del P.I.E. appaiono ancor più realizzabili ed in grado d’offrire nuovi stimoli ad una politica, tanto logorata, da dover lasciare il posto ai “tecnici”. In tanti anni di contatti con la nostra Comunità oltre frontiera, non abbiamo mai rifiutato le critiche, se costruttive, né le opinioni, se razionalmente inserite in una strategia che possa rafforzare, in Patria e all’estero, gli obiettivi politici meno territoriali. Il voto dall’estero non dovrà più essere merce di scambio politico, né un dovere da disattendere. Come lo intendiamo noi, esso avrà una sua importanza e gli eletti potranno meglio rappresentare i diritti di tutti. La Democrazia significa anche questo. Il voto dall’estero potrà, di conseguenza, avere un suo valore primario solo se non imbrigliato in gruppi politici dal potere limitato, condizionato, se non nullo.

Giorgio Brignola

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