Sarà salutato meno festosamente il prossimo anno. Cronologicamente, saremo nell’anno dodicesimo del nuovo Millennio. Concretamente, il 2012 inizierà con una recessione irrealistica; anche per i più pessimisti. L’anno, del Governo Tecnico e dell’immobilismo parlamentare, nascerà con tutti i mali di quello che lo ha preceduto e conterrà il seme del malessere degli anni a venire. Oltre alla crisi economica, che non è solo nazionale, tramonterà ulteriormente l’attendibilità politica e, quello che più conta, resteranno le difficoltà che hanno portato fuori “rotta” L’Esecutivo Berlusconi. Il mito della Grand’Europa si arenerà sulle aspirazioni di un’UE di “prima” e “seconda” Classe, su un’economia internazionale che avrà seguiti inopinabili. L’anno si aprirà con un oneroso deficit economico interno ed internazionale, scarsa affidabilità politica e, quello che più conta, l’impossibilità d’ottimistiche previsioni per i mesi che seguiranno. Insomma, sarà già positivo se l’anno che ci troviamo di fronte non risulti peggiore di quello che ci stiamo lasciando alle spalle. D’ora in avanti, ogni sbaglio di percorso potrebbe avere prezzi incalcolabili. Ogni segno di debolezza o d’incertezza politica potrebbe essere causa di lacerazioni insanabili. Oltre all’aspetto economico della nostra realtà, c’è anche quello morale che, a nostro avviso, non dovrebbe più essere sottovalutato. Il 2012, ci piaccia o no, potrebbe essere l’anno di una nuova “scoperta” per un fronte politico non collegato alla vecchia gerarchia. Alle caste del passato. Agli arrivismi personali. Ciò che preme è evitare d’alimentare le illusioni, le speranze che, poi, non si potranno assolutamente mantenere. Il Paese ha bisogno, un disperato bisogno, di parametri di riferimento non solo tecnici. Vale a dire a tempo. Lo stesso nostro ruolo a livello Comunitario dovrebbe essere più incisivo. L’Italia non è più quella dei mandolini e del bel canto. Siamo un Paese tra i più industrializzati del mondo occidentale caduto, per una serie di motivi ancora tutti da chiarire, in un “limbo” economico che viviamo con forti preoccupazioni per il futuro. Ci sembra opportuno, una volta frenata la china della recessione, rivedere le strategie della classe politica che riuscirà a sopravvivere. Il 2012 dovrà, tra l’altro, essere l’anno della legge di riforma elettorale e di quella fiscale. Non ci vogliono altri referendum per rinforzare la nostra Democrazia. Basta tornare alle origini di quella che noi consideriamo la “rappresentatività” e l’“onesta’”. Come a scrivere che, finalmente, si dovrebbe fissare un nuovo rapporto fiduciario tra eletto ed elettore. Un rapporto che renda possibile identificare, con un migliore controllo, le effettive realizzazioni dei programmi elettorali ed una chiara individuazione delle mete da raggiungere; sempre che siano raggiungibili. La questione morale resta ancora nell’occhio del ciclone, ma i partiti, sempre più disorientati, continueranno a non collaborare come dovrebbero. Se entro i prossimi dodici mesi non si scovasse una dignitosa via mediana, l’Italia potrebbe trovarsi in Europa solo geograficamente. Le conseguenze, con un perverso effetto domino, sarebbero disastrose. Giorgio Brignola