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“La situazione… …è grave ma non è seria”

“La situazione… …è grave ma non è seria”. L’aforisma di Flaiano è pienamente da condividere, se solo si rifletta sulle soluzioni con cui la Politica ha sinora amministrato la Giustizia. Un esempio? Ebbene, consideriamo un Paese ed immaginiamo che, nel tempo, siano aumentati i malati, le malattie ed i medici. Immaginiamo anche che, nonostante ciò, non siano stati adeguati né gli ospedali, né il personale addetto. Che risultato avremo? È facile: nosocomi ingolfati e sanità allo sfascio. Immaginiamo adesso quali possano essere le varie vie d’uscita da tale situazione e scegliamo quella più incivile e disumana. Quale? Certamente quella che mira a rendere la vita impossibile ai medici, a fare cessare di curare i malati ed a lasciare che le malattie mietano più vittime possibili, sino a riequilibrare il rapporto tra ospedali, personale addetto e malati. Può essere questa una soluzione degna di un Paese civile, contraddistinto da una cultura giuridica millenaria? Certamente no. Tuttavia, con tale logica si è proceduto nel settore Giustizia. Per averne una prova, sostituiamo i medici con gli Avvocati, i malati con i diritti dei cittadini, il personale ospedaliero con quello giudiziario ed gli ospedali con i tribunali. Nel tempo, sono risultati incrementati sia i cittadini che i diritti, è aumentato pure il numero degli avvocati ma questo sviluppo non è stato mai accompagnato con adeguati investimenti nel “servizio Giustizia”. Ravvisando che la situazione si rivelava sempre più gravosa ed insostenibile, tutti i Governi succedutisi (da Prodi, a Berlusconi, a Monti) si sono indirizzati sempre più a disincentivare i cittadini dal ricorrere alle cure della Giustizia: così abbiamo assistito ad aumenti ricorrenti del “contributo unificato”, all’allungamento dei tempi processuali, ad inutili tentativi di conciliazione preventivi, alla “perla” della mediazione, all’introduzione di giugulatorie sanzioni processuali (il comma secondo dell’articolo 283 del codice di rito civile) e via dicendo. Adesso, sembra che l’obiettivo sia di colpire al cuore l’indipendenza dell’Avvocatura. Così è stata bloccata l’approvazione della tanto sospirata nuova legge professionale e si mira a smantellare degli Ordini forensi, destabilizzare la sostenibilità di Cassa Forense, introdurre fantomatici soci di capitale negli studi legali ed avviare altre iniziative “liberalizzatrici” di maniera, tanto subdole quanto inopportune. Tuttavia, dinanzi a questa aggressione, l’Avvocatura non deve né arrendersi, né scoraggiarsi ma, anzi, reagire, prima che sia troppo tardi. Dinanzi alla crisi del nostro tempo, è necessario che l’Avvocatura ritrovi l’unità delle sue componenti, ricomponendo i frammenti di un passato glorioso, nel quale era sempre accesa la speranza nel futuro. Bisogna che gli Avvocati facciano degli Ordini il loro baluardo, da difendere ad ogni costo, per evitare che i “poteri forti” riescano nell’intento di relegare l’Avvocatura nel ghetto in cui la si vuole cacciare.

Se così sarà capace di fare, l’Avvocatura potrà riconquistare quel ruolo che le compete, tornando ad offrire il proprio contributo di indirizzo della nostra società e, come una stella cometa di natale, potrà continuare a guidare il cammino del nostro Paese, insegnandoci a non tenere mai la testa bassa… …neppure quando siamo buio!

Sereno Natale a tutti.

Alessandro Graziani

Avvocato in Roma

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