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Manovra e Professioni/La delibera del Consiglio nazionale forense contro i provvedimenti di stabilizzazione finanziaria

Il Consiglio Nazionale Forense, riunito oggi in via di urgenza in seduta plenaria per esaminare i provvedimenti approvati dal Governo Berlusconi e dal Governo Monti in materia di stabilizzazione finanziaria, rileva che essi riguardano tra l’altro l’organizzazione della giustizia, la disciplina delle professioni, e prefigurano la soppressione delle casse di previdenza professionale.
Tali provvedimenti hanno l’effetto di incrementare i costi della giustizia, renderne ancora più difficile e oneroso l’accesso, privilegiare i più abbienti.
Il Consiglio ribadisce con forza la loro grave inopportunità, trattandosi di misure del tutto poco significative nel progetto complessivo di stabilizzazione finanziaria. Ne risulta anche, quale effetto negativo, la depressione del ruolo delle professioni senza alcun vantaggio per la collettività, ed i cittadini vengono consegnati ad un sistema di cui si sostiene la matrice europea quando, invece, ad esempio, le società di capitali tra professionisti aperte a soci investitori non professionisti e per giunta possibili detentori della quasi totalità del capitale sociale non hanno eguali in Europa.
Il Consiglio Nazionale Forense invita tutti gli avvocati a stringersi unitariamente attorno alle istituzioni rappresentative della categoria in questo momento di difficoltà che prelude alla sconvolgimento, senza giustificazioni, dell’assetto ordinistico, con la sottrazione, tra l’altro, della potestà disciplinare. L’Avvocatura non intende assistere passivamente al progressivo degrado di un sistema fondato su garanzie costituzionali la cui mortificazione non ha nulla a che vedere con la crisi economica globale.
I diritti non sono negoziabili e l’Avvocatura, cosciente del proprio ruolo e delle proprie responsabilità non si presterà ad avallare manovre imposte in modo unilaterale, che finiscono per minare alla base lo stato di diritto.
L’Avvocatura non perderà occasione per contrastare, in tutte le forme, le sedi e le occasioni, questo disegno (oltre tutto attuato con tecniche di delegificazione contrastanti con i principi costituzionali) e per abbattere quel muro di opacità che ha tra l’altro precluso l’interlocuzione con il Consiglio Nazionale Forense, deputato, per legge, ad esprimere il parere sui provvedimenti da assumersi in materia di giustizia.

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