Sacro Monte di Varallo: Un augurio di Natale … “ Pace in Terra agli Uomini di buona Volontà ”…..

I luoghi di culto che riportano in questo periodo di feste al miracolo della Natività, non sono solo chiese o cattedrali, ma anche Santuari avvolti da un alto misticismo come i Sacri Monti. Tra i Sacri Monti più noti in Piemonte e Lombardia, che fanno parte dei Patrimoni mondiali dell'UNESCO, troviamo il Sacro Monte di Orta, Sacro Monte di Oropa, Biella, Sacro Monte di Belmonte, Valperga, (TO) Sacro Monte di Ghiffa, Ghiffa (VB), Sacro Monte di Domodossola, Domodossola, Sacro Monte di Varese, (VA), Sacro Monte di Varallo (VC). Con il termine Sacro Monte, si intende generalmente un’area collinare, dai paesaggi suggestivi, a carattere religioso che comprende un percorso devozionale lungo le pendici, con la presenza di piccole chiese, cappelle arricchite e sublimate al loro interno con sculture, affreschi , dipinti e scene evocative della tradizione cattolica. L’idea di creare queste aree risale alla fine del Quattrocento dove questi percorsi di fede, avevano lo scopo di offrire ai pellegrini un'alternativa ai viaggi in Terra Santa divenuti pericolosi, perché la Palestina era occupata dai Turchi. Il Sacro Monte di Varallo è sicuramente il più conosciuto e per esso venne coniato appositamente il termine Nuova Gerusalemme, nella quale i fedeli potevano meditare e pregare, passeggiando attraverso le rappresentazioni iconografiche della Vita e della Passione di Gesù, della Vergine, oltre che alla vita di alcuni Santi.

Arrivati a Varallo Sesia, dalla strada che conduce al Sacro Monte – oggi servita anche da una piccola funivia, che permette di ammirare lo spettacolare paesaggio della catena del Monte Rosa – inizia un percorso di ascesa, nella quale si percepisce la sacralità del posto, sentita come punto di incontro tra cielo e terra. Giunti sulla collina, si rimane colpiti dalle innumerevoli Cappelle nelle quali vi sono statue prevalentemente lignee e si scopre di essere entrati nella Nuova Gerusalemme, diventando così attori contemporanei di una storia Evangelica e Biblica lunga migliaia di anni. L'idea dell'edificazione di un Sacro Monte, posizionato sull'imponente parete rocciosa, fu pensata nel 1481 dal frate francescano Padre Bernardino Caimi. La celebrità di questo posto la si attribuisce prevalentemente ad un architetto e scultore valsesiano, noto per l’arte lignea, Gaudenzio Ferrari, che lascerà un’impronta poetica e spirituale a questo grande complesso e che vedrà la completa realizzazione nella seconda metà del 1600 . Tra il 1507 ed il 1528 egli curò particolarmente l’assetto scenografico del luogo donandogli una singolare fastosità. La rivalutazione del talento del Ferrari avverrà grazie anche allo storico d’arte Roberto Longhi ed allo scrittore Giovanni Testori sostenendo che l’artista, abbandonando i canoni estetici aurei umanistici, volse il suo interesse alla realtà umana, nel suo concetto più ampio di Pietas. Chiamerà questo complesso sacro, “Gran Teatro Montano”, dove insieme all’intreccio architettonico delle Cappelle, gli attori principali sono personaggi della mitologia cristiana, scolpiti, modellati e plasmati in terracotta policroma, posti in primo piano, innanzi a pareti affrescate illusivamente prospettiche. Riguardo alla grandiosa cappella della Crocifissione, definita la Sistina delle montagne, Testori scrisse:
“E’ tutto dato come nell’amplitudine di un respiro che differenzia e accomuna. Cuori che battono, apprensioni, paure, ingorde alterigie, menti appannate dal troppo avere, spaventi, orrori, presagi, improvvise tristezze, malinconie. E quel riflettersi in tutti dell’agonia di chi muore e dello strazio di chi assiste. Gli anni d’un paese, le antichità d’una valle, tempi e tempi di storia umana e dunque di sofferenza, di gioia, di letizia e di dolore”..

Di questo assetto quello che colpisce è la grande espressività dei Volti Umani, che nella loro ricerca del Divino, portatori consapevoli delle proprie finitudini, ambiscono attraverso un percorso interiore profondo di fede, il ricongiungimento alla matrice Divina. Il Volto che rappresenta archetipicamente gli uomini cristiani è il Volto di Gesù, colui che racchiude in sé i patimenti dell’umanità ed è in Lui che trovano la via di riscatto e remissione dei propri peccati. Nell’espressività loquace di quei Volti scorgiamo un “Anima” nel quale risiedono quelle emozioni perdute, ferite, che chiedono di essere riconosciute. Emozioni segrete, taciute che si nascondono nei meandri della ragione. Il tentativo del Ferrari, non fu quello di ambire alla perfezione formale, ma lasciare che i Sentimenti contribuissero a plasmare quei Volti nell’unità inscindibile dell’anima con il corpo. Magistralmente venne raffigurato il volto di Cristo che rappresenta e rende unico ogni uomo, alimentando la speranza che siano i nostri Volti luce di vita e di futuro.

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