Monti lo ha chiamato “Decreto Salva Italia” e mentre ne illustrava i contenuti pensionistici (i più difficili), la Fornero si commuove e si blocca sulla parola “sacrifici”, che certo, ha detto il primo ministro, ci sono e sono tanti, ma consento di mettere in sicurezza l’Italia e di prevederne ad un suo rapido rilancio, senza lasciare pesanti eredità alle future generazioni. Fra le sorprese una aliquota aggiuntiva sui capitali “scudati” e l’assenza di ritocchi all’Iperf, mentre, come ci si attendeva, vi è un aumento di due punti dell’Iva a partire dal secondo semestre del prossimo anno. Non si è voluto colpire i “soliti noti”, come si temeva, con un aumento dell’Iperf sopra i 75.000 euro, ma comunque il sacrificio richiesto ai contribuenti passa per l'aumento dell'addizionale, che lievita da 0,9% all'1,23%, per finanziare la spesa sanitaria delle regioni. L'aumento dell'Iva sarà, come detto, di 2 punti percentuali delle aliquote del 10 e del 21% e metterà di fatto al riparo da qualsiasi taglio le agevolazioni fiscali e assistenziali previsti dalla clausola di salvaguardia. La ridefinizione delle agevolazioni, comunque sia, andrà a finanziarie il Fondo per la famiglia. In aggiunta all'Iva arriverà un prelievo sui bolli applicati a fondi titoli, strumenti e prodotti finanziari. A questa “patrimoniale”, come l'ha definita Monti, si aggiunge anche un prelievo dell'1,5% sui circa 93 miliardi di capitali rientrati con gli ultimi due scudi fiscali. Sotto la voce patrimoniale va inserita, in primo luogo, il ritorno dell'Ici sulla prima casa, con l'anticipo al 2012 dell'Imposta municipale prevista dal federalismo fiscale: l'aliquota sull'abitazione principale viene fissata nel 4 per mille e sconta una detrazione di 200 euro. Dalla seconda abitazione in su l'aliquota sarà invece del 7,6 per mille. Il Governo ha anche avviato un'azione di riduzione dei costi di funzionamento della pubblica amministrazione basata sulla spending review. In primo luogo arriva l'accorpamento nel “superInps” dei principali enti previdenziali (Inpdap ed Enpals), vengono cancellate le authority di recente costituzione sul nucleare e sull'acqua, mentre sulle Province sono abolite le giunte, ridotti a 10 i consiglieri provinciali e tagliate drasticamente le spese in funzioni già svolte da altri enti territoriali. Diventano trasparenti gli stipendi dei ministri e lo stesso Monti ha rinunciato all'emolumento da premier e ministro della’economia, con un gesto certo simbolico, ma anche molto significativo. E la manovra, molto criticata dai sindacati soprattutto per le pensioni e la scarsa incisività suyi “grandi patrimoni”, fa volare la borsa, con lo spread che scende a 422 punti, il che da ragione alle parole pronunciate ieri dal premier in conferenza stampa (in diretta su La7): “”L'Italia ha il potenziale per far vedere che è un grande Paese in grado di risolvere i suoi problemi”, venuta dopo tre ore di riunione del Cdm, con presentazione chiara e netta del pacchetto di interventi 'anticrisi', contenuti in un unico decreto legge che, ha spiegato il viceministro all'Economia, Vittorio Grilli “garantisce alla Commissione Ue e ai mercati” che le entrate per 4 miliardi, previsti dalla clausola di salvaguardia della delega fiscale. Nella manovra vi sono riduzioni di spesa per 12-13 miliardi, mentre gli altri (18) sono relativi a nuove entrate. E tutti, da Monti ai ministri e viceministri presenti, sottolineano che non si poteva fare di più e meglio in soli 17 giorni e che, comunque, su tagli alla politica e interventi sul lavoro, il governo è ancora al lavoro. Nel suo splendido preambolo diretto agli italiani, che ci riposta al clima serio della politica prima di Berlusconi, Monti ha anche detto che : “”Il governo ha ricevuto un mandato di corta durata e di severo impegno per aiutare l'Italia a uscire da una crisi gravissima'' ed aggiunto che: “nel momento in cui mi tocca chiedere sacrifici a tutti i concittadini mi è sembrato doveroso, come atto di sensibilità individuale, rinunciare al mio compenso”. Ed ha aggiunto: “Vogliamo aiutare la politica, che rispettiamo, a recuperare il rapporto con l'opinione pubblica, perché della buona politica un Paese ha bisogno”. La sua pacata ma ferma introduzione e l’emozione della Fornero, descrivono il clima della conferenza stampa per illustrare una manovra che vale 30 miliardi lordi e che apre ad interventi infrastrutturali, da subito, come ha ricordato il minsistro Passera, per 10 miliardi di euro, non virtuali, ma assolutamente veri. L'alto debito pubblico dell'Italia, ha spiegato Monti, “è colpa degli italiani che in passato non hanno dato abbastanza peso e attenzione al benessere delle generazioni future”. Molte volte, ha aggiunto Monti, in Italia ha prevalso la politica che mirava più all'orizzonte breve delle prossime elezioni che all'interesse lungo dei figli e dei nipoti “ed è a causa di quella politica che oggi i giovani italiani fanno così fatica a trovare lavoro, che c'è squilibrio tra Nord e Sud e debito pubblico”. Ed è stato squisito il tono e l’atteggiamento della sua risposta alla domanda di una inviata di Agorà che gli chiedeva se, dopo questa esperienza, era sua intenzione di restare in politica, intenzione declinata con garbo, ma con autentica convinzione. Circa l’assenza, nella manovra, di iniziative per il lavoro, Monti ha precisato che saranno messe in campo solo “nelle prossime settimane”, perché non c'è stato il tempo necessario per procedere alla necessaria concertazione con le parti sociali. ''Questo Governo ha una durata nel tempo – ha detto il premier Monti -, ma non è detto che la vita del nostro Governo sia finita qui''.''Ci sono cose che non abbiamo fatto oggi, siamo determinati ad andare oltre sul capitolo del lavoro e welfare''. Comunque, in tal senso, qualcosa di iniziale c’è nel maxidecreto “Salva-Paese”. Corrado Passera ha detto che è stato deciso di “defiscalizzare il costo del lavoro sul computo dell'Irap” ed ha annunciato un intervento fiscale per favorire chi mette capitale nella propria azienda. E per sapere come la pensa Passera sul tema del lavoro, basti ricordare che, il 30 agosto scorso, ad “aveDrò”, il pensatoio di Enrico Letta, aveva dichiarato: “le ristrutturazioni, anche molto difficili, vanno fatte con concorsi del sindacato”. Una tirata d`orecchi a Marchionne, fu l`interpretazione malevola, confortata dall`osservazione che “è importante mantenere la produzione industriale in Italia”, cosa che l`ad di Fiat subordina alla soluzione di quei rapporti sindacali che non sono, a detta di Passera, uno dei “problemi principali”. Vale la pena spendere sul superministro uno e trino (industria, trasporti, infrastrutture), qualche momento di riflessione. Per la prima volta nell’Italia repubblicana un banchiere passa direttamente dal suo ufficio in quello del governo. E, pur avendo lasciato l’incarico, conserva sempre un blocco di azioni Intesa Sanpaolo che vale sui 10 milioni di euro. Molto probabilmente Passera seguirà l’esempio di Mario Draghi il quale ha collocato il suo pacchetto Goldman Sachs in un blind trust dopo la nomina a governatore della Banca d’Italia. Ma, risolto il potenziale conflitto d’interessi, che cosa farà l’uomo forte del governo Monti? È la grande sfida, anzi si può dire che l’ex banchiere stia al governo per far uscire l’Italia dalla stagnazione, mentre l’ex commissario europeo allontana il rischio default. Il 28 giugno scorso all’università di Pechino, l’allora amministratore delegato celebrando i trent’anni di Intesa in Cina e si lanciò in un’analisi revisionista della crisi intesa come un’occasione per ripensare al modello di sviluppo. E disse che, la misura quantitativa non è più soddisfacente; oltre al prodotto lordo c’è, l’equità, la qualità, l’istruzione, i servizi sociali. Egli crede nel sostegno alle imprese (ed ha parlato di un fondo statale giunto a 20 miliardi di euro, in tal senso) e nella sussidiarietà, di cui ha parlato spesso ai convegni riminesi di “Comunione e Liberazione”, convinto che sia l’unica strada per ridurre il peso dello Stato (obiettivo ineludibile) senza provocare sconquassi sociali, in modo da favorire il consolidarsi di una economia diffusa, che sale dal basso e occupa gli spazi che la mano pubblica deve lasciare e i privati non hanno interesse a occupare. E crede nella necessità di investire in infrastrutture, perché il ritorno alla crescita passa per la modernizzazione del sistema Italia. Su questo tema tutti i precedenti governi hanno deluso: grandi opere, progetti mirabolanti, investimenti massicci sono rimasti sulla carta. La Tav è la cartina di tornasole dei vincoli che bloccano il Paese. L’alta velocità è ancora un progetto incompiuto e il Passera ministro dovrà dirimere i conflitti tra le ferrovie pubbliche e la Ntv di Diego Della Valle e Luca di Montezemolo, sulla quale il Passera banchiere aveva investito. E certamente il superministro, eserciterà un ruolo forte e attivo molto più di una moral suasion, per convogliare energie e capitali anche dall’estero. Soprattutto se ci sarà davvero il rilancio delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni (come ieri, in conferenza stampa ha più volte detto); una scelta che Mario Monti ha confermato e che sarà, io credo, la prova della verità per il governo dei tecnici. Circa poi le crisi aziendali (Fincantieri, Alcoa Lucchini, Mariella Buriani, Eutelia, ma anche Fiat e Alitalia), tutti sanno che lui è un seguace della riconversione ed è un vero mago nel trovare alternative valide rispetto alle attività decotte. Dopo la presentazione del decreto “Salva-Italia” e mentre già Bonanni si arma di distingua sindacalesi, a Piazza Affari sono in gran spolvero con i itoli del settore che si mettono in luce con Mps che avanza del 5,3% ed il rendimento dei titoli a dieci anni al 6,30%, mentre quelli a 5 anni sono al 6,27% e quelli a 2 anni precipitano al 5,77% (con un calo dello 0,77% rispetto all’apertura). Certamente la manovra, già definita “ambiziosa e tempestiva” dalla Ue, è pesante ed addossa un grosso onere sulla previdenza e sui piccoli risparmiatori esentando i grandi patrimoni e scommette anche su una serie di misure che dovrebbero stimolare crescita ed occupazione. Comunque, come ha sottolineato il ministro Piero Giarda, non ci sono alternative: “Vi immaginate cosa sarebbe successo se non avessimo assunto queste misure?”. Il governo ha puntato tutto su una serie di misure ritagliate sulle imprese, come la defiscalizzazione dei capitali reinvestiti in azienda, o la detassazione della parte Irap sul lavoro. Incentivi anche per l'occupazione di donne e giovani; il tutto per compensare l'inevitabile contrazione dei consumi dovuto alla contrazione del reddito disponibile e all'aumento dell'Iva dal secondo semestre del 2012. Vedremo ora cosa accadrà in Parlamento.