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ECONOMIA E AUSTERITA’

A poche settimane dalla conclusione del più complesso anno dalla fine del secondo dopo guerra, è assai difficoltoso fare delle previsioni su come si svilupperà il 2012 e quello successivo. Perché per fare delle previsioni, pur con la piena operatività del Governo”tecnico”, sarebbe indispensabile conoscere, con precisione, la situazione che ci stiamo lasciando alle spalle. L’attuale Esecutivo, assai ermetico nei suoi elementi istituzionali, non ha ancora dato il via a quella serie di provvedimenti che non è sufficiente solo ipotizzare. Anche perché non è prevedibile sapere come reagirà il Parlamento ai provvedimenti che dovranno essere trasformati in leggi. Il varo dell’Euro non è riuscito a garantire quella stabilità che sembrava tanto possibile. Il “deprezzamento” dell’economia nazionale non è un buon segnale; soprattutto perché non vediamo garanzie internazionali atte a farci affrontare meglio una sorta di recessione per la quale i trabocchetti politici hanno avuto, almeno in quest’ultima fase, un ruolo importante. L’austerità, se ben gestita, dovrebbe frenare le tendenze in negativo. Ma se buono è l’intento, assai difficile appare la sua concreta attuazione. Con la fine d’anno, come da sempre, si avvicinano anche le Festività. Il 2011 terminerà con ben poco consumismo. Meglio, di conseguenza, affrontare i nostri problemi con realismo. Le spese, anche quelle dei generi di prima necessità, subiranno una contrazione. Soprattutto per l’incertezza di un 2012 che potrebbe chiederci di più di quello che possiamo dare. L’aggravio delle imposte centrali e locali farà il resto. Le tasche degli italiani sono già vuote e la “fantasia” non potrà sopperire le necessità che dovranno essere compensate. Il nostro Paese, dopo un periodo di relativa stasi, non è più competitivo sotto il profilo produttivo. Dall’avvento della moneta europea, l’aumento dei prezzi è stato incontrollato ed incontrollabile. Il potere d’acquisto interno è calato perché sono aumentati i prezzi d’ogni genere merceologico e non sempre a ragione. Non siamo economisti, ma ci chiediamo come sarà gestito il piano d’austerità che il prof. Monti, e “tecnici” al seguito, intende rendere operativo già col prossimo gennaio. Per evitare una successiva contrazione del tenore di vita, si dovrebbero recuperare nuove fonti economiche con garanzie che l’UE non intende più fornire. La Grecia è stata la prima Nazione a sforare il piano monetario internazionale. A ruota c’è la Spagna, poi l’Italia. Scrivere d’investire per il futuro del Paese ci sembra anacronistico. Le banche sono colme di denaro, ma la liquidità scarseggia. Sempre meno sono gli italiani disposti ad accendere “debiti” senza la garanzia di poterli, nel tempo, “onorare”. Se il precedente Governo politico fosse riuscito a varare almeno la riforma del nostro sistema fiscale, la situazione sarebbe assai meno pregiudicata. Ora si cerca di salvare il salvabile con la formula della “non sfiducia”. Come a scrivere che il sistema è al collasso e si tenta d’evitarne il crollo. In queste condizioni, pur apprezzando quanto l’attuale Esecutivo riuscirà a far passare in Parlamento, non ci sentiamo di fornire un parere, pur se personale, sull’evoluzione dell’Azienda Italia. La strada dell’austerità è ancora tutta da costruire. Sarà un percorso da mettere in attuazione, di volta in volta, fidando nella maturità dei nostri politici che saranno chiamati a dare, o no, il loro assenso a quanto sarà elaborato per il Paese. Non ci saranno sconti. Speriamo per nessuno. La posta in gioco è troppo importante perché ci si possa permettere altri programmi senza sbocchi graditi alla Banca Centrale. Politica ed economia non sono mai andate d’accordo. Ora austerità ed economia dovranno convivere per evitare che la politica vanifichi la manovra del Senatore Monti e tecnici al seguito.

Giorgio Brignola

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