Le borse segnano trend negativi, lo spread va oltre la soglia 500, il tasso d’interesse per i Btp a 10 anni segna 7,33%, indicatori ritenuti non solo barriere psicologiche, ma soprattutto un limite alla finanziabilità del debito pubblico italiano sul mercato finanziario a medio-lungo termine. Sembra che l’annuncio delle dimissioni del Premier ieri sera, non abbia avuto nessun effetto tranquillizzante, anzi, la poca chiarezza riguardo a tempi e modi preoccupa sia investitori, sia i partner europei oggi più che mai. Se le condizioni attuali di credito restano ai livelli odierni, la crescita anemica, l’Italia raggiungerà presto il punto di non ritorno, cioè non riuscirà più senza interventi esterni a affrontare il peso del debito. De facto renderebbe necessario una ristrutturazione del debito e l’ammissione della bancarotta. Le ripercussioni sulla stabilità della zona Euro sarebbero disastrose. Evitare il peggio è solo possibile se l’attuale governo viene sostituito con effetto immediato da un governo “tecnico” sostenuto da un intesa parlamentare il più ampio possibile con a capo un premier al quale si riconoscono l’autorevolezza in materia economica e affari internazionali e la credibilità necessaria per frenare lo scetticismo che nutrono i mercati finanziari verso l’Italia.