Critica serrata al testo del nuovo maxi-emendamento al ddl stabilità e proposte serie per rilanciare l’efficienza della giustizia civile, al posto dei soliti e retrivi aumenti del contributo unificato.
Il Consiglio nazionale forense riunisce alla Camera dei deputati sabato 12 novembre gli Ordini forensi, le Unioni e le Associazioni forensi per contrastare il nuovo tentativo di deregolamentazione delle professioni, e di un innalzamento di barriere che sempre più impediscono al cittadino l’accesso alla giurisdizione.
Il Cnf critica il testo del maxi-emendamento, che attua una delegificazione della normativa in materia di professioni, consegnando nelle mani delle burocrazie ministeriali il compito di riformare le professioni, smantellandone i principi cardine.
Ieri il presidente Alpa (Newsletter n. 42)ha scritto chiaramente la posizione del Cnf. “A parte i profili di illegittimità costituzionale, ai quali, al solito, il Legislatore sembra non dare peso alcuno, vi è alla base l’inquietante e mistificante idea secondo cui le professioni liberali sarebbero la causa prima dei problemi di crescita del nostro Paese. Non dunque cause aventi origine in sprechi della pubblica amministrazione, in privilegi non più tollerabili della politica, in una pressione fiscale non più sopportabile, in una industria preoccupata solo di distribuire i dividendi e di nulla investire in tecnologia e forza lavoro, in un assistenzialismo facente rima con clientelismo, in un mercato del lavoro né flessibile, né in grado di garantire occupazione, in una finanza senza regole, e molto altro ancora. Non queste le cause dei problemi del Paese, che invece andrebbero individuate nella esistenza di regole professionali deontologiche poste a tutela del cittadino. Nessuno osserva come invece i professionisti italiani siano anch’essi lavoratori che subiscono tutti i danni della crisi economica in corso, che non pesano sullo Stato dal punto di vista previdenziale, che creano occupazione presso i propri studi professionali, che gestiscono attraverso gli Ordini attività di interesse pubblico a proprie spese, che mai hanno avuto protezioni di welfare. E allora ogni scellerato tentativo di riconduzione delle professioni al modello dell’impresa, altro non è che la ricerca di un capro espiatorio a “costo zero”. E ciò non è tollerabile, e ancor più non può tollerarsi che in questa maniera si prendano in giro i cittadini”.
Anche sul fronte degli interventi sulla giustizia, rileva il Cnf, la proposta del Governo ostacola ancora una volta l’accesso alla giustizia con le previsioni relative alla mediazione in vigore da subito anche nelle materie per le quali vi era stato un motivato rinvio, all’aumento della metà del contributo unificato per l’appello e il raddoppio per la cassazione, al pagamento del contributo unificato per avere la motivazione estesa e poter impugnare (cioè la sentenza a pagamento !), l’ abrogazione della legge Pinto, e altro ancora.
Continua Alpa: “Il CNF si attende una presa di coscienza da parte dei parlamentari di buon senso, che porti a rimediare ad una manovra ideologicamente indirizzata contro i professionisti italiani e quindi contro i cittadini, e naturalmente a tutto vantaggio dei poter forti. L’Avvocatura, è divenuta terreno di scontro della politica, e sulla sua pelle si giocano le rivendicazioni dell’una e dell’altra parte, che fanno prevalere il contrasto piuttosto che non preoccuparsi del bene comune e della posizione dell’ Avvocatura che è essenziale sia mantenuta autonoma e indipendente per poter svolgere la sua missione. Perciò continuerà nella battaglia per la riaffermazione dei principi fondamentali dello stato di diritto, ben lontani dalla ricerca del profitto ad ogni costo, come vuole la legge del mercato, tante volte invocata a sproposito e in perfetta malafede”. Per conto suo l’avvocatura non ha fatto mancare mai il suo contributo alla soluzione concreta dei problemi. Lo spirito di modernizzazione della professione, fintamente sotteso ai più recenti interventi del governo, è stato fatto proprio dalla categoria forense, che con responsabilità e concretezza sin da due anni ha avanzato una proposta unitaria di riforma della professione, che ha anticipato in tanti punti la manovra bis.
A Roma il 12 novembre prossimo con tutti gli Ordini e le altre rappresentanze dell’Avvocatura, si “proseguirà insieme senza tentennamenti verso l’obiettivo di riaffermare i principi fondanti della professione, pronti a collaborare con un Parlamento ragionevole per la risoluzione dei problemi drammatici della giustizia, quale lo smaltimento dell’arretrato civile, ma anche pronti a contrastare con determinazione disegni tendenti a criminalizzare chi svolge con dignità e passione la professione di avvocato, di chi cioè è chiamato per dettato costituzionale a tutelare i diritti fondamentali e inviolabili dei cittadini”.
L’incontro è organizzato presso Auletta dei Gruppi parlamentari il 12 novembre p.v. alle ore 9.30, al Palazzo di Montecitorio, con ingresso dal Campo Marzio.
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