L’Italia malata è in mano a un segaossi

Non c'è bisogno di essere un economista per sapere che se la cura ammazza il malato è sbagliata. La cura che Berlusconi ha proposto nella sua lettera, se applicata, ammazzerebbe il malato, cioè l'Italia.

Non lo dico io. Lo dicono i dati, che hanno la testa dura e non si lasciano abbindolare dai trucchi del nostro presidente del consiglio. Dicono che da noi la disoccupazione è salita fino all'8,3%, ma se si guarda la situazione dei giovani e delle donne il quadro è anche più nero. Il 29,3% dei giovani è senza lavoro. Tra le donne una su due, secondo l'Istat, non ha un'occupazione e nemmeno la cerca. Una catastrofe.

Se proveremo a curare questo malato con il veleno dei licenziamenti facili la disoccupazione farà un altro balzo in avanti, i giovani e le donne saranno di nuovo quelli che pagano di più. La povertà e la disperazione aumenteranno ancora, quindi i consumi scenderanno perché la gente senza lavoro e senza soldi certo non può comprare. Così invece che la crescita avremo una nuova recessione.

Tutto questo macello, dicono, serve a frenare l'inflazione. Che però, sempre secondo i dati di oggi, ha raggiunto il livello massimo dal 2008.
Se la cura non va bene, col medico è peggio che andare di notte. Il Paese è in mano non a un chirurgo ma a un segaossi e purtroppo i mercati lo sanno benissimo. Infatti dopo che ha illustrato la sua terapia il tasso d'interesse dei nostri titoli di Stato è schizzato oltre il 6% e lo spread oggi ha superato i 400 punti. Come se un termometro segnasse la febbre a 42.

Di questo io intendo parlare all'Europa, possibilmente insieme a Bersani e Vendola, nella lettera alternativa a quella di Berlusconi che sto preparando. Ma di questo dovrebbe iniziare a preoccuparsi anche chi di di dovere, perché qui o se ne va di corsa il medico ciarlatano o muore il paziente, cioè il nostro Paese.

Postato da Antonio Di Pietro

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