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PIANETA AMERICA: L’opera di Martin Luther King non e’ ancora completa

Alla dedica del monumento al grande leader afroamericano analisi realistiche e parole di speranza di Obama.

HOUSTON, Texas – Ho atteso un po' prima di mettermi a scrivere sul discorso fatto da Obama in modo da essere certo di non farmi portare dall'inevitabile onda emotiva che non può non sollevarsi nel momento in cui si e' testimoni della celebrazione di un gigante della lotta per la difesa dei diritti civili da parte del primo presidente del nostro paese appartenente alla sua stessa gente. Un discorso potente, preparato con cura e fatto con commozione quello di Barack Obama in occasione dell'inaugurazione ufficiale del monumento di Washington a Martin Luther King Jr. col quale il capo della Casa Bianca ha tenuto subito a precisare che quel tributo di riconoscenza avrebbe dovuto dedicarsi piuttosto alle realizzazioni collettive. Il grande predicatore nero della Georgia e' stato presentato ai numerosi intervenuti a questa cerimonia, che era stata rimandata e riproposta dopo un terremoto ed un uragano, come un essere umano e non come un supereroe da fumetto. Un uomo con tutte le sue debolezze ed agitato da tutte le sue incertezze e tutti i suoi dubbi ma per questo, forse, ancora più grande sull'orizzonte della storia americana. Il Dottor King, ha fatto capire Obama, e' stato un leader come gli altri e come tanti altri era di carne ed ossa ed imperfetto, anche se la retorica tende sempre a fare dei grandi uomini dei giganti di pietra come i monumenti che li ricordano. La lezione importante che viene passata quindi alle nuove generazioni e' quella che non bisogna scoraggiarsi per i propri limiti e bisogna ugualmente tentare imprese eccezionali, capaci come quella intrapresa da King, di dare una svolta al corso della storia e di migliorare tutta l'umanità.

La marcia su Washington di circa mezzo secolo addietro il discorso “Ho un sogno” sono rimasti delle pietre miliari sulla strada della realizzazione di un'America nuova e più giusta perché più tollerante ed unita al suo interno e quindi anche moralmente più forte. Se si considera che quella marcia era diretta ad ottenere lavoro ed uguaglianza non si può fare a meno di notare la notevole analogia con i problemi odierni e con le motivazioni delle proteste che in questo momento agitano l'America e buona parte del nostro pianeta.

Barack Obama ha ricordato ai presenti alla cerimonia ed ai milioni che lo hanno seguito davanti ai teleschermi che cento anni dopo, nello stesso luogo dal quale fu lanciato verso il mondo dal predicatore nero il discorso-preghiera di “I Have a Dream” che gli Americani, in un paese che e' lungi dall'essere perfetto, guardano ancora al futuro per potere realizzare pienamente tutti gli obiettivi di vera democrazia che Martin Luther King aveva cercato di raggiungere. Per fare cio' questi non si era arreso davanti a nulla fino a pagare con la vita lo stesso prezzo d'altri Americani generosi che lo avevano preceduto come Lincoln e che lo avrebbero seguito come John e Bob Kennedy.

L'America ha detto Obama, puo' essere ancora più perfetta di come e' adesso e' c'è quindi spazio per l'ottimismo. Cosi' come il discorso di King aveva trasceso l'angusto ambito nazionale diventando un profetico annuncio di giustizia per tutta l'umanità piagata dalla discriminazione e dall'infelicità anche il discorso del primo presidente nero d'America ha finito per acquistare potenza e rilevanza mostrando che l'opera iniziata dal leader che si onorava in quel momento doveva essere ancora continuata e portata a termine.

La povertà negli Stati Uniti e' una realtà contro la quale lottano ancora tanto i bianchi che i membri delle minoranze. Gli USA non solo sono il paese nel quale si mettono in prigione più neri ma anche quello in cui si fa altrettanto con i bianchi ed i piu' sfortunati condividono, quindi, gli stessi problemi. Per questo motivo gli Americani, secondo il messaggio del Dott. King, devono astenersi dalla violenza egoistica e sono invitati non a dividersi ed a lavorare assieme a favore del bene di tutta l'umanità senza alcuna distinzione di cultura e di razza. E' l'eredita' lasciata da questo vero eroe americano, ha sottolineato Barack Obama, ed e' un valore che deve applicarsi all'imperfetta America dei giorni nostri in cui una parte della gente si sente tradita nelle sue giuste aspirazioni a trovarsi in una democrazia più giusta che mira a realizzare il “conseguimento della felicita'” per tutto il popolo e non solo per una parte di esso. Questo e' quanto chiedono tutti coloro che protestano a New York, davanti a Wall Street, in un gran numero d'altre città d'America, a Roma, ad Atene ed in mondo nel quale si e' al bivio tra lo sbocciare della radiosa primavera di una maggiore equità sociale ed il precipitare nel gelo di un nuovo oscuro inverno del quale nessuno riesce a prevedere chiaramente e fino in fondo tutte le eventuali, tragiche conseguenze.

RO PUCCI

10 / 21 / 2011

I-AM, HOUSTON, TEXAS

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