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PERCHE’ CONTINUIAMO AD ESSERE FESSI ?

Perchè continuiamo ad essere così fessi da snobbare le parafarmacie continuando a pagare a prezzo intero farmaci da banco e veterinari (ma la stessa cosa vale per i farmaci “sconosciuti” generici) che invece potremmo pagare con uno sconto che va dal 10% al 20%? Probabilmente anch’io sarei uno di quei tanti cittadini che per poca fiducia o per pura pigrizia preferiamo andare in una farmacia anzichè in una delle tante parafarmacie sparse per le nostre città non facendo così i miei interessi ma quelli delle farmacie. La mia esperienza parte da una ricetta medica del veterinario che ha in cura il mio gatto per un prodotto specifico. La prima volta mi sono rivolto alla farmacia vicino casa mia è, come per i medicinali veterinari che con evidenza costano tanto, una scatola di compresse mi è costato ben 18,90 euro, prezzo imposto e prezzo pagato. Proprio alcuni giorni addietro ho pensato di provare nella parafarmacia, che peraltro è più vicina a me della stessa farmacia. Ecco lo stesso prodotto veterinario mi è cosato 17 euro, ovvero quasi due euro in meno della farmacia in quanto è stato applicato un congruo sconto e senza, peraltro, averlo chiesto. Da qui ho pure capito quanto guadagnino le farmacie (che continuano ad operare in regime monopolistico), che sconti non fanno sui farmaci, su prodotti essenziali per salvaguardare la nostra salute.. E’ da tale personale esperienza che ho capito inoltre quanto si risparmierebbe comprando quando è più possibile in parafarmacia, ed in particolare per i farmaci veterinari, in cui a mio avviso, alla faccia dell’umanità, vi è una consistente speculazione, il tutto a danno di coloro che hanno animali a casa e degli stessi animali. Quando vi sono famiglie che per il loro tenore di vita non potrebbero permettersi di spendere denaro neanche per la propria salute.. In Italia quasi la metà delle famiglie ha in casa uno o più animali d’affezione, veri e propri componenti del nucleo familiare, e molti di questi evitano il più possibile di portare il proprio animale quando ne avrebbe bisogno o per prevenzione, da un veterinario privato. Eppure il servizio veterinario pubblico esiste già da anni con tanto di medici e ambulatori attrezzati ma si rifiutano di curare cani e gatti o altri animali d’affezione di privati cittadini, anche se questi sono indigenti (e dunque esenti dal ticket sanitario, dunque sempre nell’ambito sanitario pubblico), e anche se l’animale rappresenta specie per gli anziani e persone con difficoltà l’unica reale compagnia, con le conseguenze immaginabili per l’animale e per lo stesso nucleo familiare.

Alfio Lisi

Catania

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