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BUONGOVERNO: L’economia cresce, ecco i dati

Tra il 2008 e il 2010 il Pil italiano è cresciuto dello 0,5% in più rispetto a quanto detto finora. A comunicarlo è l’Istat, l’istituto di statistica che è un organo ufficiale e indipendente, a seguito di una analoga revisione avvenuta a livello europeo. Mezzo punto non è un miracolo, ma di questi tempi può fare la differenza: tra rischio di recessione e prospettive concrete di crescita. Non solo: poiché è sul Pil che si misura tutto il resto, dal deficit al debito alle altre voci di bilancio pubblico, la differenza è ancora più rilevante. In altri termini, il pareggio di bilancio è più vicino, mentre il debito pubblico – pur sempre elevato – è però meno alto in rapporto al prodotto lordo.

Non solo. Ancora l’Istat ha comunicato i dati di fatturato e ordini industriali fino ad agosto. Stavolta, rispetto a qualche giorno fa quando furono contestati in quanto “anomali” (si disse che risentivano delle minori ferie), le cifre sono destagionalizzate. Cioè depurate del fattore-ferie. Ebbene, gli aumenti sono del 4 per cento su agosto e del 12 su base annua. Le vendite interne registrano un più 3,8 con una ripresa del 2,7 per i beni di consumo. A livello tendenziale, proiettate su tutto l’anno, siamo ad un più 7,8. Il fatturato cresce a doppia cifra sia in Italia sia nell’export.
Banca Intesa ha diffuso uno studio da cui risulta che le aziende italiane reggono egregiamente il passo con quelle tedesche: “Nei primi sette mesi 2011 l’export verso la Germania è aumentato del 14,6% e l’import del 12,4. Le nostre imprese hanno inoltre fortemente intensificato la capacità di servire mercati nuovi, incrementando le opportunità di cogliere spazi di domanda in contesti più lontani e difficili”.

E’ di ieri anche uno studio del Credit Suisse sulla ricchezza privata degli italiani. La cifra globale è di circa 13 mila miliardi di dollari, equivalente ai 9.500 miliardi di euro censiti da Bankitalia. Ma l’istituto svizzero esamina la classifica della ricchezza netta pro-capite, per gli italiani 211 mila dollari includendo i neonati e gli ultraottantenni. Un dato – evidenzia il Credit Suisse – “che surclassa quello di Gran Bretagna (197 mila), Germania (163 mila), Spagna (104 mila) ma anche Usa (181 mila) e Canada (190 mila)”. Altrettanto significativo l’indebitamento delle famiglie, che con 24 mila dollari è il più basso del G7, Giappone compreso.

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