Site icon archivio di politicamentecorretto.com

Parola chiave: “Crime”

Parola chiave: “Crime”
14 ott 2011 | Categoria: articoli, Orient Express, prima pagina ShareThisdi Matteo Tacconi

Appare 56 volte su 85 pagine. Più del doppio di democrazia (21 volte), più di giustizia (46), più di sicurezza (50) e più di crisi, quella economica che sta picchiando duro ovunque (19). Nel progress report relativo al 2010, il consueto documento con cui la Commissione europea assegna il voto ai Paesi potenzialmente candidati all’ingresso nell’area comunitaria, “crimine” è senz’altro una delle principali parole chiave.
Ancora una volta, aggiungiamo. In ogni rapporto sull’allargamento, infatti, è presente. Segno che a Bruxelles si guarda con estrema attenzione alle dinamiche criminali che attraversano quegli Stati, tutti appollaiati nel sudest continentale salvo l’Islanda, che ambiscono all’alloggio nell’esclusivo condominio europeo. Ma d’altronde si sa: lungo l’asse balcanico-turco le “forze oscure” ci sono e sanno il fatto loro. La Turchia è la grande autostrada dell’eroina afghana. La Serbia e il Montenegro hanno una storia mafiosa che è quella che è. La Bosnia, l’Albania, il Kosovo, la Macedonia e persino la Croazia, prossima all’ingresso (luglio 2013), hanno quotidianamente a che fare con mafie e corruzione. Sostantivo, questo, che nel progress report appare addirittura 81 volte.
I crimini a cui si fa riferimento sono di due tipi. Ci sono quelli di guerra, innanzitutto. La Commissione – si legge nella “pagella” – chiede agli stati in questione di darsi maggiormente nei processi che vedono sul banco degli imputati i responsabili delle stragi commesse negli anni 90. Alcuni di loro, pesci meno grossi di gente come Karadzic, Mladic e Hadzic, consegnati alla giustizia internazionale e processati al Tribunale dell’Aja, subiscono infatti procedimenti penali nelle rispettive patrie. Ma, vuoi perché il tema è “sensibile” e politicamente scomodo, ministeri e giudici non schiacciano più di tanto l’acceleratore.
Poi, molto più citata, c’è la nota decisamente più dolente della criminalità organizzata. «Narcomafie» se n’è occupata in svariate occasioni e con approfondite inchieste (Bosnia, Kosovo, Montenegro e Serbia, Croazia, Albania, Turchia), con la consapevolezza che quello che accade al di là dell’Adriatico ha un’inevitabile ripercussione all’interno dei nostri confini. Ma vallo a spiegare alla classe politica, così disattenta a quello che succede nel sudest europeo. Questa, però, è un’altra storia. Torniamo alla parola chiave oggetto della nostra riflessione.
Il Montenegro, sostiene la Commissione, ha compiuto dei progressi su questo fronte, eppure deve ancora dare di più “nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata di alto livello” e le nuove leggi approvate a proposito devono essere ancora implementate. Come a dire che occorre muovere battaglia con più convinzione a Darko Saric e alla sua cricca, come a tutte le altre consorterie che operano, non troppo disturbate, nella piccola repubblica adriatica.
Anche a riguardo dell’Albania Bruxelles apprezza gli sforzi, invitando comunque a moltiplicarli, specialmente su riciclaggio e crimini finanziari. Sull’altro stato albanese dei Balcani, il Kosovo, si dicono invece le cose come stanno: va fatto molto di più, sentenzia la Commissione, spiegando peraltro che la giustizia, da questo punto di vista, non funziona nient’affatto bene.
La Bosnia si prende un’insufficienza, a causa dello scarso coordinamento tra le agenzie deputate alla lotta alla criminalità. Il paese risente inevitabilmente della mancata unificazione tra le polizie delle due entità etniche, la Republika Srpska e la Federazione croato-musulmana, tra le quali il dialogo è letteralmente crollato negli ultimi anni. In modo particolare è l’entità serba, compatta economicamente e politicamente, a bloccare e boicottare ogni forma di amalgama.
La Serbia, al contrario, è migliorata (del resto anche il procuratore Grasso ha lodato le autorità di Belgrado), anche sul contrasto al traffico di droga. Ma ci sono ancora lacune su episodi legati a minacce ricevute da alcuni giornalisti che avevano indagato in passato sugli intrecci perversi tra crimine, economia e politica.
Morale? I Balcani continuano a essere un’area critica, sotto il profilo della penetrazione mafiosa. C’è comunque da rilevare come, negli ultimi anni, la regione abbia iniziato a prendere di petto la faccenda. Ci sono stati accordi sulle reciproche estradizioni (fino a qualche tempo fa non era possibile consegnare i propri cittadini alla giustizia altrui) e molte intese o protocolli di collaborazione tra le varie polizie e le varie procure. Qualche frutto, tutto questo, l’ha portato. C’è ancora molto da fare, ma sostenere che i Balcani siano irrecuperabili è una forzatura. La speranza è che, nel progress report dell’anno prossimo, “crimine” sia un po’ meno parola-chiave.

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Exit mobile version