IL GOVERNO E’ IN PUTREFAZIONE MA UNA POLTRONA VAL BENE LA FIDUCIA

Non pensiate che quello che sta accadendo in questi giorni sia così strano. Siamo perfettamente nel solco di una maggioranza e di un governo in putrefazione che stanno provando a infettare tutto il Paese pur di mantenere (ma per quanto ancora?) privilegi e rendite di posizione.

Pazienza se Sansone deve morire con tutti i filistei. Nel nichilismo autodistruttivo, tipico della destra in varie fasi della storia (Hitler nel bunker, Mussolini e la repubblica di Salò, Gheddafi a Sirte, tanto per fare qualche esempio), il caimano Berlusconi sta bruciando Roma e contemporaneamente sta suonando la lira, ignaro e follemente inconsapevole dei danni che lascia ai cittadini italiani e alle generazioni future.

Siamo alla frutta. Nei quasi venti anni in cui ha inquinato la vita politica e culturale del nostro Paese, egli si è attorniato sempre più di guitti che, pur di compiacerlo in cambio di un tozzo di pane, gli hanno consigliato di resistere e gli hanno fatto credere di essere indispensabile al Paese. L’unto del Signore non si è accorto che il suo tempo è finito perché i suoi “consigliori” continuano a dirgli che gode della fiducia incondizionata del Paese.

Il triste signore settantacinquenne, che gioca con escort e veline di terz’ordine, ha smarrito il senso del tragico e il senso del ridicolo e continuerà a far danni ancora per qualche tempo. Settimane, mesi? Non so dire. Nonostante la rivolta che sta montando nel Paese, nessuno di coloro che lo appoggiano ha deciso di staccare la spina. Anzi, tutti cercano di succhiare al seno ancora prosperoso dei suoi conti correnti e delle poltrone che può elargire.

Ma proviamo a dare una spiegazione razionale a quel che sta succedendo in questi giorni. Ieri alla Camera è stato respinto un documento economico la cui approvazione è prevista dall’articolo 81 della Costituzione. E’ stato allo stesso tempo un segnale e un incidente. Oltre a un buon numero di irresponsabili e di peones, non hanno votato anche ministri autorevoli del governo come il suo eterno nemico Tremonti e il suo più fedele e infido alleato, Bossi.

Il tira e molla nei confronti del caimano continuerà anche nei prossimi giorni perché ormai il giochino è chiaro. Quando c’è un voto di fiducia la maggioranza si ricompatta per mantenere le proprie poltrone. Quando si votano provvedimenti, anche importanti, senza l’ausilio della fiducia, arrivano i segnali di parlamentari, ministri e sottosegretari che, come dice Di Pietro, aspettano l’incasso della seconda rata dopo il voto del 14 dicembre dello scorso anno.

E ormai anche il presidente Napolitano sta perdendo la pazienza. Oggi ha diramato un comunicato in cui, in soldoni, chiede a Berlusconi di dimostrare che la maggioranza esiste anche nel normale lavoro parlamentare e non solo nei voti di fiducia. Riuscirà quell’incosciente di Berlusconi a dare una risposta? Sono sicuro di no. Domani farà il solito logoro discorsetto alla Camera in cui prometterà mari e monti, ancora una volta inconsapevole di aver trasformato in incubi i sogni che promette, a cui gli italiani hanno ormai da tempo smesso di credere.

Del resto ci sono dei fatti che parlano chiaro. Vado in ordine sparso. Scajola, l’ex ministro a cui inconsapevolmente hanno acquistato una casa con vista sul Colosseo, è in polemica con Berlusconi e minaccia ormai tutti i giorni di andare via. Dopo un colloquio di due ore a Palazzo Grazioli ha fatto sapere che, insieme ai deputati del Pdl che gli sono fedeli, voterà la fiducia ma ha chiesto discontinuità, che si traduce in un restyling del governo. Ergo, la sua fedeltà ha un prezzo: riavere una poltrona da ministro. Dopo quello che dalla maggioranza si sono affrettati a definire “incidente”, alla Camera è stato accantonato il disegno di legge sulle intercettazioni, tanto quelle che dovevano uscire sono già uscite. Ma non molleranno, non preoccupatevi, lo hanno solo rinviato di qualche settimana. Al Senato, invece, non mollano sul processo breve, quello che taglia i tempi di prescrizione per chi non è recidivo. Questo provvedimento, scritto proprio per Berlusconi, è fondamentale perché consentirebbe al Cavaliere di non arrivare nemmeno al pronunciamento dei giudici di primo grado nel processo Mills, in cui la condanna è scontata perché esiste una sentenza della Cassazione in cui è scritto che il presidente del Consiglio ha corrotto l’avvocato inglese.

Come vedete, il cerchio si chiude.

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