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L’ipocrisia del Colle e il sogno dei leghisti

di Vittorio Feltri

La secessione è un sogno e i sognatori non possono finire in galera…
La secessione è un sogno e non si arrestano i sognatori, caro presidente della Repubbli­ca, Giorgio Napolitano. Che poi i sogni sia­no realizzabili o meno, questo è un altro di­s­corso di cui il capo dello Stato non si dovrebbe occu­pare. Si occupi piuttosto della sua sudicia Napoli che, al contrario del resto d'Italia, non riesce a smalti­re i propri rifiuti dovuti ad eccesso di consumi pagati da chi? In buona parte dai padani che lavorano sodo e che, in cambio, ricevono sputi e sfottò.
Caro Napolitano, se i nostri problemi fossero tutti qui, nei vagheggiamenti di Umberto Bossi, nei suoi progetti onirici di indipendenza, saremmo un Paese fortunato. Invece siamo un Paese sfigato perché la metà di esso produce più del resto d'Europa e l'altra metà tira a campare alle sue spalle. I nordisti bronto­lano, protestano, si sono dati la Lega per illudersi, un giorno, chissà, di potersi organizzare in Repubblica autonoma che consenta loro di sgravarsi dal fardello meridionale. Ma si sono appunto limitati al mugu­gno, che è sempre stato un diritto dei popoli anche sotto le monarchie assolute d'altri tempi, e non han­no mai fatto del male a nessuno. Si sono sempre com­portati civilmente, sopportando con pazienza perfi­no gli insulti di Roberto Saviano, quello di Gomorra , che ha dipinto la Lombardia quale terra di mafia e 'ndrangheta, come se i picciotti non fossero importa­ti dal Sud, ma allevati in Valtellina e in Valbrembana. Lei, caro presidente, dovrebbe avere la delicatez­za di non nominare invano la secessione e sapere che non sono i leghisti a minacciare la sopravvivenza dello Stato, ma i lazzaroni che sfruttano il Settentrio­ne e gli sputano addosso. Arrestare Bossi? Ma non ci faccia ridere. Lo ha guardato in faccia quest'uomo che, nonostante gli acciacchi e le malattie e pure l'età, è ancora lì a tenere insieme un popolo incazza­to nero, impedendogli di abbandonarsi alla dispera­zione? Le sembra un tipo che si arma e parte alla con­quista della Padania? Cerchiamo di essere seri: per commettere un reato bisogna disporre dei mezzi ido­nei a commetterlo. E a lei pare che la Lega abbia una forza anche solo poten­ziale per minare l'Unità d'Italia? Le pa­re che sia in grado di fare una rivoluzio­ne? O anche solo di vincere un referen­dum, che si ignora attraverso quali pro­ce­dure potrebbe svolgersi e dove svol­gersi?
Non le viene il sospetto che il suo in­tervento inopportuno, in cui ha ram­mentato l'arresto di Aprile ( il separati­sta siciliano attivo oltre cinquant'anni orsono), serva soltanto a esacerbare gli animi anziché favorire la concordia nazionale? La colpa di Bossi è quella di ostinarsi a ostacolare la riforma dell' età pensionabile e non quella di parla­re in modo suggestivo alla sua gente della Padania che, peraltro, non è vero sia un luogo della fantasia leghista, ma è un'espressione geografica autenti­ca, come ha precisato ieri sul Giornale il professor Stefano Bruno Galli.
Non capisco perché si continui a questionare sul punto. La Padania c'è. D'altronde se c'è la Valpadana, dove si addensa la nebbia segnalata dai bollet­tini meteorologici, se c'è il Grana pada­no, se c'è il Gazzettino Padano , ci sa­ranno anche i padani, perdio. E allora la si smetta di prenderli in giro e, sem­mai, vengano ringraziati perché sono la spina dorsale di un Paese che da Ro­ma in giù ne è privo. Perdoni l'ardire, presidente. Ma invece di intossicarci l'anima con questa storia della seces­sione, rifletta piuttosto sul comuni­s­mo di cui lei è stato per decenni un ba­luardo. Quello sì era un pericolo non solo per la democrazia rappresentati­va (la dittatura del proletariato mica l'ho inventata io) ma anche per il siste­ma delle alleanze occidentali di cui l'Italia era una colonna, mentre il suo Pci faceva l'occhiolino all'Unione So­vietica, nostra nemica nella Guerra Fredda.
Lei per questa sua scelta di allora, sbagliata e secondo me illegittima, fu forse intimidito dal Quirinale? Mac­ché! La dittatura del proletariato le ha addirittura spianato la strada per an­darci, al Quirinale. Le conviene sorvo­lare sui sogni di Bossi. Buon riposo.

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