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Intrecciare possibilità 

di Alejandra Daguerre

BUENOS AIRES – Ogni tanto mi ricordo di Doña Luisa, una donna di grande temperamento, che lavorava sempre a maglia. Lana e gli aghi facevano parte della sua “Gestalt”. Ogni anno, raddoppiava lo sforzo e trovava una buona scusa per preservare “la sua passione”. D`inverno – diceva – perché aiuta a passare il tempo; e d`estate, per prepararsi per l’arrivo del clima rigido

Senza usare riviste né giornali di moda, Doña Luisa ce la metteva tutta per produrre ció che le chiedevano: maglioni, scarpette, berretti, sciarpe, golfini per bambini, ognuno con il punto corrispondente e utilizzando solo la lana necessaria. Un giorno – con ciò che le avanzava – di sicuro si sarebbe potuta fare una bella coperta colorata da mettere ai piedi del letto.

Ricordo in particolare un inverno, durante il quale Luisa filava un gomitolo di lana colore bordeaux per fare un gilet a Don Coco, suo marito. Era un uomo di campo, con la pelle conciata dal vento, robusto, e col dorso più ampio che un fisico-culturista.

Doña Luisa ci lavorava nel pomeriggio, guardando la Tv; dal parrucchiere mentre la pettinavano; nella sala d'attesa del dottore, mentre aspettava il suo turno; a casa di sua sorella durante le visite di cortesia; e quando sua figlia andava a ballare, la aspettava sferruzzando fino a tardi.

Quanti commenti si fecero sul gilet di don Coco, e quante cose si tramarono attorno a quell´indumento…

E poi Luisa trovava sempre qualcuno con cui parlare del panciotto: “Sarà troppo stretto?”, “Ho paura che questo filato sia pruriginoso “,” se ti piace, ne faccio uno anche per te”,” il punto riso non va bene”,”quest'anno i maglioni si usano più lunghi, no?… Si dice che ogni lavoratrice a maglia produce punti con una tensione particolare, ed è proprio questo che la distingue. Ovviamente succede lo stesso anche in altri ambiti.

Tra gomitoli e punti, Dona Luisa stava creando possibilità di riconoscimento; e ciò che sembrava solo un hobby era in realtà molto di più: “per lei, la lavorazione a maglia era lo strumento per affacciarsi al mondo”.

Ferri, uncinetti, trecce e mohair, erano gli elementi fondamentali della trama che lei poteva intrecciava per sentirsi utile e valorizzata; per nutrire i suoi affetti, per sorprendere il pubblico con la sua creatività, e per ottenere il punto con la tensione esatta elaborando dal suo rifugio.

Speriamo di riuscire ad intrecciare i fili della nostra storia per coprirci e proteggerci. Speriamo che ognuno di noi possa partecipare con il suo talento nel tessuto sociale e sentirsi apprezzato e riconosciuto. Speriamo di poter tessere con attenzione ed amore le nostre possibilità. Proprio come Doña Luisa! In un’altra occasione vi parlerò dell’importanza di mettere i punti!!!

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