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LA LEGA HA PERSO LA CONNESSIONE SENTIMENTALE CON IL SUO POPOLO

Sono lontano anni luce dalla linea della Lega. La studio da anni perché si tratta di un fenomeno popolare e dunque, per questo, degno del massimo rispetto. Ho addirittura provato a dialogare con loro (trovando in rari casi dei punti in comune) sulle questioni legate al federalismo. Per questo trovo incomprensibili, e a volte irritanti, le posizioni che hanno assunto negli ultimi mesi. Mi spiego con un esempio recentissimo. Possibile che una forza del nord, che ha fatto dell’onestà e del lavoro dei suoi tanti amministratori locali la propria bandiera, abbia deciso di salvare un ministro indagato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla sfiducia del Parlamento? Possibile che il partito di un ministro, Maroni, che si vanta di avere fatto grandi passi nella lotta alla mafia abbia svenduto in questo modo la propria identità?

Leggo anche di grandi divisioni nella dirigenza del Carroccio. Bossi e il suo cerchio magico da una parte, Maroni e i cosiddetti maroniani dall’altra. Entrambi, però, quando si tratta di votare le peggiori porcate del governo di cui fanno parte, leggi ad personam o antipopolari, autorizzazioni a procedere per reati connessi alla mafia, restano compatti. Insomma, la Lega di lotta dei fine settimana a Pontida diventa Lega delle poltrone nei giorni feriali a Roma.

Girando sul web, inoltre, mi imbatto spesso nelle critiche che gli stessi militanti fanno ai propri dirigenti. Si tratta di commenti duri, aspri, arrabbiati, e le risposte dei leghisti “romani” spesso non vengono considerate convincenti. Per dirla con un intellettuale lontano dalla mia cultura ma di enorme spessore, Antonio Gramsci, mi sembra che la Lega abbia perso la connessione sentimentale con il proprio popolo. Quando questo succede, quando cioè non si riescono a recepire le istanze della propria base, qualcosa rischia di rompersi. La Lega, a mio parere, è a un passo dalla rottura definitiva con la sua base.

Sono troppi i provvedimenti di questo governo indigeribili per i militanti del partito. Il sindaco leghista di Macherio, in prima pagina sul Corriere della sera di oggi, parla apertamente di “deriva” e di “sospetti sui mille interessi della Lega”, e lo fa con un tono di amarezza che non può non colpire.

Per questo posso spiegarmi i comportamenti schizofrenici dei vertici del Carroccio a Roma soltanto con un presunto scambio di interessi. Possibile che la stessa Lega che urla contro le poltrone, contro Roma ladrona, contro la casta, voti nello stesso giorno alla camera la fiducia a un ministro in odore di mafia e al Senato contro il taglio dei parlamentari? Il capogruppo a Palazzo Madama, Bricolo, oggi ha definito Di Pietro da ospedale psichiatrico perché ha insinuato un voto di scambio sul ministro Romano. Siamo proprio sicuri che da ricovero sia Di Pietro e non Bossi e compagnia? Quanto agli insulti noi non siamo abituati ad offendere i dirigenti leghisti pur avendo mille occasioni per farlo. Evidentemente, 20 anni di potere e sottopotere gli hanno fatto proprio male.

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