Di burka in Italia, e per nostra fortuna, se ne vedono ben pochi, pertanto consiglierei alla parlamentare del Pdl , Souad Sbai, di occuparsi anche di altri divieti della donna: ” Il ddl ‘anti-burka’ sarà all’esame dell’Aula della Camera l’ultima settimana di ottobre. ”Sono molto contenta per questa decisione presa oggi dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio – commenta la parlamentare Pdl, Souad Sbai – perchè l’Italia si metterà così al passo con il resto d’Europa dove è già vietato”.
Concordo invece totalmente su qualunque richiesta e dovere giuridico, oltre che culturale, di smetterla con la segregazione della donna…: ‘Pensare a una donna con il burka – aggiunge la Sbai – significa non pensare a una donna. E’ ora di smetterla con la segregazione della donna musulmana”.
Già perchè si dà il caso che leggo stamattina: ” Arabia Saudita/ Donna condannata a 10 frustate perché guidava. Una saudita è stata condannata a 10 frustate per aver sfidato la legge del regno che vieta alle donne di mettersi alla guida di un’automobile. Ne dà notizia il sito della Bbc. Identificata come Shema, la donna è stata sorpresa al volante di una macchina lo scorso luglio a Gedda. Women2drive, una organizzazione che guida la campagna perché le donne possano guidare in Arabia Saudita, ha fatto sapere di aver già fatto ricorso. Negli ultimi mesi, decine di donne hanno sfidato il bando nelle città saudite per fare pressione sulla monarchia. Su almeno altre due donne pendono altrettante condanne per simili accuse. La sentenza giunge a due giorni dallo storico annuncio di re Abdullah che le donne potranno votare per la prima volta nel 2015.”
Tanto per rinfrescarvi la memoria, anche se le giornate si fanno meno calde climaticamente, riporto notizie e “pezzi di vita” non ricambiabili come pezzi di carrozzeria, scritti e raccolti molto recentemente. Non teniamo paura, non tengo paura. Buone Giornate, le nostre profumano, non so le vostre.
Doriana Goracci
16/06/2011
Avvertenze per l’uso delle donne al ribasso: io guido da sola e non tengo paura
Si, guidiamo con Tutte le donne del mondo che subiscono discriminazione e oppressione, con chi afferma che può guidare da sola: non è finita, continua ad oltranza. “Riad, donne alla guida sfidano divieto saudita. Oggi (ndr ieri 17 giugno) giornata contro il divieto, proteste. Sono in 7.000, su Facebook, ad aver preso l’impegno di partecipare alla protesta, che comincia oggi ma che proseguirà – promette il comitato di ‘Women2drive‘ – fin quando le autorità saudite non estenderanno il diritto di guida alla popolazione femminile.Tante, secondo il comitato promotore, sono state le donne saudite che oggi si sono messe al volante ed hanno sfidato la legge ultraconservatrice del Regno che proibisce loro di guidare. Testimonianze e filmati di cittadine saudite che raccontano, con entusiasmo e determinazione, la loro esperienza alla guida stanno intasando i social network. Al momento, secondo quando riferiscono le protagoniste della disobbedienza civile, la polizia ha chiuso uno o entrambi gli occhi sulle guidatrici, e non ci sono stati fermi. Una donna di Riad racconta su Twitter di aver superato due macchine della sicurezza, mentre accompagnava in auto i figli a scuola, e di non aver avuto alcun problema. La protesta non prevede assembramenti. Un vademecum, diffuso nei giorni scorsi, invitava le donne ad usare l’auto solo per le proprie necessità quotidiane, in modo normale, senza strafare o partecipare a cortei. La protesta è dunque molto fluida, diluita. Impossibile da quantificare, così come da verificare, in un Paese immenso e di difficile lettura come è la penisola arabica. Tuttavia il senso di gioia e di liberazione è stato evidente sin dalle prime ore: a notte ancora fonda, 2Nassaf, questo il suo pseudonimo su Youtube, non ha voluto perdere l’appuntamento con la storia di essere la prima donna a violare oggi la legge ed ha messo sul sito di condivisione un filmato che la ritrae coperta dal niqab (velo nero che lascia intravedere solo gli occhi) mentre guida per le strade semideserte di Riad. Safarzo, su Twitter, invita le compatriote ad evitare le provocazioni, mentre Hendny ricorda che la fede e la convinzione in una causa ”possono smuovere le montagne”. Molti uomini, tra cui scrittori e intellettuali, si sono schierati al fianco della battaglia femminile. Altri però hanno organizzato siti e blog in cui invitano, in nome di un Islam ultraortodosso, a bloccare la protesta delle donne, anche ricorrendo alla violenza fisica. La battaglia, che per ora non sembra essere scoppiata per le strade, infuria quindi sui social network. Gli integralisti sembrano privilegiare twitter, dove non mettono i loro volti, ma si nascondono dietro l’icona a forma di uovo. Per questo sono stati chiamati per scherno dagli avversari i ”saudieggs”, le uova saudite.”