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Il processo Prudentino si farà . L’ombra di un ministro albanese sugli affari della Scu

Il processo sui nuovi affari della Sacra corona unita, macchinette per il gioco d’azzardo, casinò e naturalmente droga, nel triangolo Puglia-Calabria-Albania, si farà. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce Carlo Cazzella ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio per 416 bis formulata dal pubblico ministero Alberto Santacatterina a carico della nuova compagine mafiosa salentina. Compariranno di fronte al collegio giudicante del tribunale di Brindisi il 16 novembre prossimo l’ex primula rossa della Scu Daniele Vicientino, 36 anni, Mesagne; Albino Prudentino, 59 anni, di Ostuni; Nicola Nigro, 36 anni di Ceglie Messapica; Bruno Bembi, 48 anni di Oria; Maurizio e Giovanni Vicientino (cugini del boss) di 34 e 58 anni; Angelo Cavallo, 38 anni di Mesagne; Tiziano Maggio, 33 anni di Mesagne; Tobia Parisi, 30 anni, di Mesagne. L’undicesimo uomo, il collaboratore di giustizia Ercole Penna, 36 anni, di Mesagne, sarà invece giudicato in un procedimento separato dato che l’ex boss ha chiesto di essere processato con rito abbreviato. Stralciata anche la posizione di Gennaro Solito, 57 anni, nato a Martina Franca e residente a Ceglie Messapica sulla scorta delle obiezioni sollevate dalla difesa.

Le indagini, i latitanti e il pentito. Le indagini iniziano nel 2008 e culminano a fine settembre dello scorso anno nella operazione Calypso, firmati dai carabinieri del Ros coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce che arrestano otto su undici indagati con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di droga e alle estorsioni. In manette finiscono tutti tranne tre: il capo dei capi, Daniele Vicientino, il suo braccio destro Tobia Parisi che verranno catturati nei mesi successivi e Prudentino che verrà estradato dall’Albania, dove secondo gli inquirenti stava per inaugurare il primo casinò marchiato Scu. Da lì a qualche mese, esattamente a novembre scorso, Ercole Penna che ha ereditato lo scettro del comando direttamente dalle mani dei fondatori della Sacra corona libera Massimo Pasimeni e Antonio Vitale (alias Piccolo dente e il Marocchino), si pente. Nel fascicolo del processo che verrà finiscono anche le dichiarazioni di Penna, che svelerà agli inquirenti i legami fra la Scu e la ‘ndrangheta calabrese, principale bacino di rifornimento di cocaina e droghe leggere per i compari della mafia salentina.

Scu e n’drangheta. Le rivelazioni del pentito su questo fronte non sorprendono gli inquirenti. Il procuratore capo della Dda Cataldo Motta ha più volte parlato della liaison fra Scu e ‘ndrine calabresi, in particolare fra i mesagnesi e il boss crotonese Domenico, detto Mico Megna. Il capoclan di Papanice tratta da pari a pari con i boss della Quarta mafia salentina, il legame ha la forza dell’affiliazione come spiega il pentito mesagnese: “Come ho già riferito in precedenti interrogatori, Daniele Vicientino era insieme a Vitale e Pasimeni al vertice dell’associazione Sacra corona unita. In questa veste si occupava di varie attività illecite tra le quali traffico di stupefacenti ed estorsioni. Quanto alla prima attività insieme a me trafficava hashish e cocaina, che poi immetteva sul mercato attraverso i suoi ragazzi. Le nostre fonti di approvvigionamento erano varie: ricordo, per esempio, che ricevette cocaina da un albanese, ed in particolare spesso si riforniva in Calabria”. L’approvvigionamento degli stupefacenti da destinare al mercato pugliese passa dunque per la ‘ndrina Megna: “A questo fine avevamo rapporti con una ‘ndrina di Papanice in provincia di Crotone, a capo della quale era tale Domenico, detto Mico, Megna. I rapporti con questi risalgono alla mia detenzione nel carcere di Foggia dove conobbi il nipote Michele Bolognino, il quale fu poi trasferito a Bologna dove conobbe anche Vicientino. Non a caso nelle nostre cerimonie di affiliazione, ai gradi più elevati, indicavamo come partecipante alla capriata appunto Mico Megna. Più volte Vicientino mandò i suoi ragazzi in Calabria per ricevere stupefacenti da ragazzi affiliati a Mico Megna”.

Puglia-Albania, l’ombra del ministro Bregu. Droga e non solo. L’accusa di estorsione scaturisce dal fatto che, secondo gli investigatori i clan avevano trovato nel controllo del giro dei videopoker un nuovo affare, particolarmente redditizio. Ai gestori dei locali veniva imposto l’acquisto delle macchine fornite da Prudentino, in altri casi si chiedeva la più classica tangente mensile come riparo e garanzia dagli attentati. Il nuovo filone d’oro aveva trovato sponda anche nel Paese delle Aquile dove a pochi giorni dal blitz dei carabinieri si sarebbe dovuta tenere l’inaugurazione del casinò di Albino Prudentino, sponda della Scu sull’altra costa dell’Adriatico. Secondo indiscrezioni svelate dai giornali albanesi, pare che Angelo, figlio di Albino Prudentino fosse socio in affari e fondatore di tre compagnie della sorella del ministro dell’Integrazione di Tirana, Majlinda Bregu. Società tutte impegnate nel giro delle scommesse e dei giochi d’azzardo. Esattamente il nuovo orizzonte dei business marchiati Sacra corona unita.

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