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Il presidente dell’Alto Consiglio per la Pace, Burhanuddin Rabbani, é stato ucciso: a dire il vero…

Non so se sia la verità ma ritengo utile pubblicare il comunicato del Cisda sull’ omicidio di Burhanuddin Rabbani. Alle volte dietro la maschera , sotto un chador…
L’Ansa del 21 settembre annota nelle news di politica internazionale: “La residenza dove il presidente dell’Alto Consiglio per la Pace, Burhanuddin Rabbani, é stato ucciso da un attentatore suicida che aveva nascosto una carica esplosiva nel suo turbante è stata il punto di raccolta oggi di centinaia di persone, gente comune e personalità politiche e religiose, che hanno voluto così rendere omaggio ad una delle più eminenti figure della storia dell’Afghanistan. Esponenti del governo e della società civile si sono raccolti in preghiera per un’ora nella sua casa “. Diffusamente e in maniera quanto mai esauriente, l’Ansa aveva anche comunicato a proposito di Burhanuddin Rabbani, presidente dell’ Afghanistan dal 1992 al 1996 e poi nel 2001, ucciso il 20 settembre 2011 in un attentato a Kabul, quanto segue: “…I tentativi di pace e riconciliazione condotti dal presidente afghano Hamid Karzai hanno subito un durissimo colpo con l’attentato che ha ucciso oggi a Kabul il presidente dell’Alto Consiglio per la pace Burhanuddin Rabbani e ferito gravemente il suo vice Masum Stanikzai. L’esplosione, avvenuta nella residenza della vittima nella zona di massima sicurezza del quartiere Wazir Akbar Khan, è stata preceduta dal lancinante ululo delle sirene dell’ambasciata americana situata a poche decine di metri, che avvertivano di un possibile attacco terroristico. E l’attacco c’é stato pochi secondi dopo, quando uno dei due esponenti talebani che partecipavano ad una riunione in casa di Rabbani ha attivato l’esplosivo che aveva nascosto nel suo turbante investendo i presenti. Sei almeno le persone decedute, molte delle quali membri del Consiglio, e dieci invece i feriti….”
Il comunicato che vi invio e invito a leggere inizia così: “Rabbani non era un uomo di pace, non era un eroe, non è un martire. Burhannudin Rabbani era uno dei peggiori criminali che la storia afghana ricordi.
 Ha cominciato la sua lunga carriera criminale negli anni Ottanta gettando vetriolo in faccia alle studentesse dell’Università di Kabul, insieme al suo “compagno di merenda” Massoud….” E’ tratto dall’ Osservatorio Afghanistan, Dalla parte di chi non ha voce…
Doriana Goracci
Comunicato Cisda
Rabbani non era un uomo di pace, non era un eroe, non è un martire.
Burhannudin Rabbani era uno dei peggiori criminali che la storia afghana ricordi.
 Ha cominciato la sua lunga carriera criminale negli anni Ottanta gettando vetriolo in faccia alle studentesse dell’Università di Kabul, insieme al suo “compagno di merenda” Massoud.
Ha commesso genocidi, ha fatto uccidere, stuprare, torturare, bombardare migliaia di civili afghani. Ha distrutto la città di Kabul nella guerra fazionale tra il 1992 e il 1996. Ha continuato, anche in tempi recenti, a guidare la formazione più oscurantista nello scenario politico afghano. Ancora recentemente le sue milizie sono state accusate di rapimenti, stupri e uccisioni di bambine. Nel 2010 il governo di Karzai ha concesso un’amnistia in modo che criminali come lui non potessero mai essere giudicati da un regolare Tribunale Internazionale.
Quando dieci anni fa le truppe USA-NATO hanno occupato il paese, gli afghani avevano grandi aspettative: al primo posto chiedevano giustizia. Chiedevano che i signori della guerra come Rabbani venissero spediti davanti a un Tribunale a rispondere di un trentennio di crimini inenarrabili.
 Ma tutto quello che hanno avuto è la loro legittimazione agli occhi della comunità internazionale.
Ora c’è solo rammarico: nei siti afghani si dice che Rabbani è stato ucciso con le sue stesse armi; che la giustizia doveva arrivare con un Tribunale Internazionale e non per mano di altri assassini come lui.
 Di fronte all’uccisione di un criminale certamente ci si può – anzi ci si deve! – rammaricare di non essere riusciti a processarlo che avrebbe meritato.
Ma la reazione dei media italiani, anche quelli di sinistra, è semplicemente raccapricciante, nella loro neutralità e acquiescenza. Tacere sui crimini compiuti da Rabbani è esserne complici, è non voler vedere la fame di giustizia degli afghani. Continuare sulla strada intrapresa dalle forze USA-NATO, cioè di legittimare e lasciare al governo criminali come Rabbani, renderà sempre più intollerabile l’occupazione militare in Afghanistan.

11/09/21/presidente-pace-burhanuddin-rabbani-il-vero-kabul/
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