La notte tra il 3 e 4 settembre scorso un attentato incendiario bruciò le auto della polizia municipale del piccolo comune di Calolziocorte, nel lecchese. Le indagini, tutt’ora in corso, non hanno ancora prodotto risultati significativi. La pista camorristica non è esclusa. Il sindaco leghista Paolo Arrigoni è stato ieri convocato dai carabinieri che stanno indagando sull’attentato. Arrigoni ha preparato un memoriale da depositare ai militari che si stanno occupando del caso. «Non ho molti elementi nuovi da riferire —ha però anticipato ai cronisti —. Le uniche vicende che in qualche modo possono aver spinto qualcuno a una ritorsione sono quelle legate all’apertura di una sala giochi».
Una sala giochi. “Le uniche vicende” sarebbero quelle legate a una sala giochi. Una vendetta, quindi, per qualche permesso negato. E’ questa l’ipotesi che circola negli ambienti vicini al sindaco. La stessa ipotesi, quella della sala giochi cui è stata vietata l’apertura, è stata avanzata a seguito di una bomba molotov lanciata nella casa del sindaco di Oggiono, Paolo Ferrari, pure lui leghista. Era il marzo 2011. Ferrari era stato poi raggiunto nei giorni successivi da una busta contenente alcuni proiettili recapitatagli presso la sua abitazione. A seguito dell’intimidazione il sindaco dichiarò al Corriere della Sera che la causa poteva essere: ” il piano di governo del territorio e un giro di vite contro i Videopoker. Ma il piano non è ancora stato presentato ai cittadini, quindi escludo che abbiamo infastidito gli appetiti immobiliare di qualcuno. Indigesta può essere stata invece la lotta al dilagare delle macchinette mangiasoldi, per le quali abbiamo approvato regole severe”.
E’ possibile che i due eventi siano correlati? I videopoker e le sale giochi non possono essere semplici interessi d’impresa poiché se la reazione a provvedimenti restrittivi sono incendi, molotov e proiettili, allora sotto c’è una mano criminale che ha interesse a gestire il business del gioco legalizzato. L’ipotesi che si tratti di “semplici” vendette non sembra verosimile.
C’è poi un’altra pista, quella della camorra, su cui il sindaco Arrigoni non si sbilancia: «È una questione delicata, sarei molto cauto a parlare di camorra». L’amministrazione di Calolziocorte aveva infatti revocato la concessione di un appalto per la gestione della sosta a pagamento nel territorio comunale. Concessione data alle imprese Eltron srl di Genova e Smart Project srl di Casoria. Quest’ultima non aveva ottenuto la certificazione antimafia a causa di alcune indagini della Procura di Napoli che evidenziano un articolato quadro di interconnessioni tra soggetti riconducibili a tale società che porta dritti dritti alla camorra. Aa avvertire Arrigoni fu un’informativa della Procura partenopea e subito il sindaco ritirò la concessione. Su questa vicenda si era concentrato anche il Viminale che oggi vuole saperne di più su questa storia dell’attentato incendiario e delle sue ragioni. I carabinieri, però, non hanno trovato nessuno che, quella notte del 3 settembre, abbia visto qualcosa. Per questo stanno visionando le immagini dei sistemi di videosorveglianza installate agli incroci stradali circostanti il municipio. Sarà un lungo lavoro.
(m.zol)