Site icon archivio di politicamentecorretto.com

Il concetto di un Dio che condanna è stato superato da un pezzo

Corrado Augias, ateo, ma simpaticamente sempre interessato a tematiche religiose, su La Repubblica del 16 settembre, riferendosi al nuovo libro del teologo Vito Mancuso, scrive: «Mancuso rifiuta un Dio che comanda, giudica e condanna, un Dio della punizione ». Ingenuamente sembra attribuire a Mancuso il rifiuto di un Dio che condanna e punisce, come se fosse una novità. Ma questo concetto è stato superato da un pezzo dai teologi cattolici. Basta leggere, riguardo all'inferno, il Catechismo redatto dopo il Concilio Vaticano II: “Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l'amore misericordioso di Dio, significa rimanere per sempre separati da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio…che viene designato con la parola «inferno»”. ( n. 1033). Nessun teologo immagina un Dio che spedisce i cattivi all'inferno. E tanto meno immagina ancora l'inferno come un “luogo” dove tra alte fiamme e carboni ardenti, diavoletti con tanto di tridente infieriscono con furia sui dannati. Riguardo al “per sempre” della separazione, è difficile immaginare che Dio, Padre della misericordia, non abbia dato la possibilità anche all'anima più nera, di pentirsi amaramente, per tornare cambiata alla casa del Padre.

Francesca Ribeiro

Exit mobile version