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La rappresentanza per gli italiani nel mondo. Riflessioni dopo Pesaro di Marco Fedi

10 settembre 2011. Pesaro Festa Democratica nazionale.

Tavola Rotonda su riforma elettorale e voto degli italiani all'estero

Esiste una dimensione – quella della presenza italiana e di origine italiana
nel mondo – che merita maggiore ascolto e una diversa attenzione dalle
Istituzioni italiane.

Ascolto da parte degli attuali Governo e maggioranza e una diversa
attenzione, fatta di riforme, con le quali è possibile spendere meno e
spendere meglio, fatta di scelte ed azioni positive, spesso a costo zero.
Siamo invece stati al centro di una attenzione “negativa”, fatta di tagli,
riduzioni di bilancio, mancate riforme, vere e proprie discriminazioni come
per il mancato esonero ICI sulla prima casa, il mancato rinnovo delle
detrazioni fiscali per carichi di famiglia, la tassa del 2% sulle rimesse
dei migranti – ultima in ordine di tempo – che colpisce gli immigrati, che,
come licenziata dalla Commissione bilancio del Senato, su proposta della
Lega Nord, avrebbe colpito anche i cittadini italiani residenti all'estero,
ora in parte recuperata con l'esclusione dei cittadini UE, oltre che dei
titolari di codice fiscale e matricola INPS. Ma che continua ad essere
misura antiliberista e illiberale. Chiederei agli ambasciatori di Stati
Uniti, Australia, Canada, cosa pensano di questa tassa del 2% nei
trasferimenti di valuta verso i loro Paesi.

In un clima di crisi economica e di forte contrazione della spesa pubblica,
sarebbe logico attendersi qualcosa di diverso. Riforme in primo luogo. Dalle
amministrazioni locali, Comuni in prima linea, fino al settore della scuola,
dell'università, della formazione, delle forze di polizia, tutti, lamentano
tagli e riduzioni e l'assenza di riforme.

La rete diplomatico-consolare nel mondo, la promozione e diffusione di
lingua e cultura italiane nel mondo, gli interventi a sostegno dei
connazionali più deboli nel mondo, sono sempre stati considerati dallo Stato
italiano interventi con una forte matrice assistenzialista.

Mai come un investimento, come una scelta di presenza significativa nel
mondo. Questa eredità del passato condiziona anche il presente.

La rappresentanza si colloca in questo contesto. Nel corso degli anni le
comunità italiane nel mondo hanno avuto strumenti di rappresentanza come i
Coemit e poi Comites, comitati circoscrizionali che hanno contribuito a
modernizzare e migliorare, anche dal punto di vista della democrazia e della
partecipazione, il rapporto con i Consoli e quindi con i rappresentanti
dello Stato.

Oggi questo rapporto peggiora, la casta dei diplomatici riprende a gestire
in modo poco trasparente le poche risorse ma soprattutto i rapporti con la
comunità. Non è sempre così ovviamente. Ma è possibile licenziare un
contrattista senza giusta causa, far lavorare in condizioni contrattuali
capestro un'intera categoria di lavoratrici e lavoratori che non godono
neanche delle tutele sindacali. Oggi è possibile ancora fingere che l'Italia
all'estero abbia una rete efficiente di servizi a tutela dei residenti
all'estero ed anche delle imprese italiane come dei turisti: solo una
finzione perché abbiamo invece un sistema in rapido deterioramento.

Il Cgie negli anni ha svolto un ruolo importante nel rappresentare ai
livelli istituzionali italiani questa realtà. Ed oggi esiste ancora la
necessità di avere questi livelli di rappresentanza.

I parlamentari eletti nella Circoscrizione estero completano il quadro della
rappresentanza.

Non è una rappresentanza fine a se stessa. Nasce per dare una risposta ad un
problema: l'esercizio del diritto di voto, sancito dalla Costituzione, non
trovava realizzazione se non attraverso il rientro in Italia. I treni degli
emigranti, dalla Svizzera, dalla Germania, che tornavano per votare –
segnale di partecipazione politica – si svuotano poi non per mancanza di
interesse ma perché le comunità si rendono conto che nei Paesi in cui
risiedono esistono modalità moderne di esercizio del voto. Per
corrispondenza ed ora anche con il voto elettronico. Le comunità di
italiani, dagli Stati Uniti fino all'Australia e al Canada e al Brasile, si
chiedono se non sia plausibile anche per l'Italia dotarsi di una soluzione
che consenta il voto senza dover rientrare in Italia.

Nasce una proposta politica bipartisan che immagina l'esercizio in loco del
diritto di voto. In altre parole la partecipazione effettiva al voto senza
dover rientrare in Italia.

Nel frattempo, anche dopo il fallimento del referendum elettorale nel 1999,
si procede ad una verifica, riordino e revisione dell'anagrafe dei residenti
all'estero AIRE. A questo proposito ricordo che durante l'ultima tornata
referendaria sono state dette molte inesattezze: i cittadini italiani
iscritti all'AIRE, oggi sono 3.300.496, risultano, sempre, dico sempre, nel
quorum per i referendum. Ogni voto espresso aiuta quindi il raggiungimento
del quorum.

In altre parole, fino a quando avremo l'insieme di leggi attualmente in
vigore, ogni italiano che non è messo in grado di esprimere il suo voto in
occasione dei referendum, peserà negativamente sul raggiungimento del
quorum.

La classe politica e dirigente degli anni novanta lavora ad una soluzione
che consenta l'esercizio in loco del diritto di voto che salvaguardi anche
il sistema politico italiano da un rischio: l'impatto del voto sui collegi
nazionali italiani. In un momento in cui era in vigore un sistema elettorale
uninominale e maggioritario con recupero proporzionale appariva ragionevole
avere un numero definito di parlamentari eletti direttamente dai territori.

Nel 2000 viene modificata la Costituzione, e con le modifiche all'art. 48 si
istituisce la Circoscrizione estero. Con le modifiche agli artt. 56 & 57
viene fissato il numero dei parlamentari, 12 alla Camera e 6 al Senato. Una
legge ordinaria, approvata nel 2001, la 459 del 2001, prevede 4
ripartizioni, Europa, America del Sud, America del Nord, Africa, Asia,
Oceania e Antartide. Il voto per corrispondenza, la residenza all'estero
alla candidatura ma senza limiti temporali, il voto di preferenza.

Il Partito Democratico ha presentato una proposta di riforma Costituzionale
– ancora da discutere ed approfondire – che prevede la riduzione dei
Parlamentari, quindi faremo una valutazione anche sulla collocazione e sul
numero degli eletti all'estero, che comunque rimangono. Quindi il
mantenimento della circoscrizione estero. Una nuova legge ordinaria che
migliori la organizzazione del voto.

In particolare: l'iscrizione all'elenco degli elettori con l'inversione
dell'opzione, quindi avere un registro degli elettori ove risultino
unicamente coloro i quali hanno interesse e desiderano partecipare alle
consultazioni politiche; la firma e l'indicazione dei dati personali ed
identificativi dell'elettore sul tagliando che accompagna il plico
elettorale; lo scrutinio distinto per le ripartizioni che compongono la
circoscrizione estero, per consentire una migliore, meno caotica, fase di
spoglio. La stampa del materiale elettorale in Italia.

Riteniamo importante poi, legare le modalità di voto alla legge elettorale
italiana.

Oggi è prevista la preferenza e non intendiamo rinunciarvi se non si apre
una discussione politica seria, autentica, sul porcellum e quindi sulla
possibilità che anche in Italia gli elettori possano scegliere i propri
rappresentanti, che non siano anonime personalità scelte dalle segreterie
dei partiti o dai leaders politici.

Siamo in attesa che si apra una discussione politica seria con la
maggioranza, anche per quanto concerne il mantenimento della circoscrizione
estero, messo in discussione dalla Lega Nord. A Pesaro il Partito
Democratico ha messo a disposizione il suo lavoro, la voglia di confronto e
la capacità di proposta. Valuteremo, nei prossimi mesi, le intenzioni del
Governo e gli orientamenti della maggioranza.

On. Marco Fedi

On. Marco FEDI
Camera dei Deputati
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Tel. +39 06 67605701 uff.
Fax. +39 06 67605004
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