Marianna e Nina, incensurate e in carcere

Che strano Paese è il nostro, nel quale il mandato di arresto per Cosentino (Pdl) e Tedesco (Pdmenoelle) è respinto dal Parlamento e due ragazze incensurate finiscono in carcere a Torino. Marianna, 20 anni, e Nina, 35, sono due pacifiste che hanno protestato per la vergogna della Tav in Val di Susa, un mostro inutile di 22 miliardi pagati con le nostre tasse. Marianna studia medicina e Nina è infermiera e volontaria per il 118, ha tre figli. Perché arrestarle? Non erano sufficienti i domiciliari? E non si è forse colpevoli solo dopo un regolare processo? Quale tremendo pericolo sociale rappresentano queste due donne? E in che cazzo di Stato stiamo ormai vivendo? Davide Bono, consigliere regionale del M5S, ha incontrato le due ragazze in carcere questa mattina. Presto pubblicheremo il suo resoconto.
Invito a scrivere alle due ragazze un telegramma di sostegno:

Ecco il loro indirizzo:
GARBERI ELENA / VALENTI MARIANNA
Casa circondariale
Lorusso Cotugno
Via Pianezza 300
10151 Torino

Intervista a Simonetta Zandiri attivista No Tav:

La realtà parallela della Val Susa (espandi | comprimi)
Sono Simonetta Zandiri attivista No Tav. La lotta No Tav coinvolge per un’evidente emergenza che è sotto gli occhi di chi vive localmente. Purtroppo non è così sotto gli occhi di chi è lontano, perché i media continuano a censurare e mandare solo una parte di informazione, poco o niente delle nostre ragioni e di quello che sta succedendo veramente in Val Susa. Quando si arriva a Chiomonte sembra di abbandonare il confine italiano e di entrare in una realtà parallela. Quello che è successo la notte tra il 9 e il 10 settembre è l’ennesimo attacco non cercato dai manifestanti, ma subito soprattutto dai manifestanti che avevano cercato di nuovo di radunarsi nella baita che utilizziamo come punto e che è molto vicino all’area del cantiere che non c’è, quindi è ormai sempre più vicino a quelle reti che stanno chiudendo gradualmente l’area dove dovrà sorgere il cantiere, reti messe illegalmente perché abbiamo fatto degli esposti anche contro questa recinzione. Solo guardandole queste reti danno il senso della guerra, perché hanno questo filo spinato che arriva direttamente da Israele che non ha le punte ma ha delle lame molto taglienti e molto appuntite al posto delle punte, è uno scenario veramente drammatico. All’interno del recinto, come lo chiamiamo noi ci sono le forze dell’ ordine, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del fuoco purtroppo che non hanno ancora abbandonato il cantiere, attrezzati con idranti, con camionette e tutti naturalmente con fucili che usano per spararci lacrimogeni di vario genere, tra cui quelli al Cs altamente tossici, vietati nelle guerre dalla Convenzione di Ginevra. Ci si presenta sempre cercando di avvicinarsi alle reti, è vero che esiste l’intenzione simbolica di tagliare quella rete come segnale di protesta e di non accettazione di un’opera imposta in questo modo, come la Tav Torino – Lione, però quello che abbiamo visto venerdì sera è ancora una volta un attacco senza precedenti perché hanno lanciato di nuovo una quantità di gas lacrimogeni esagerata. Ora noi non sappiamo neanche che conseguenze avremo, perché se c’è una parte del movimento che in questi mesi ha subito troppi attacchi e si è attrezzata, è anche vero che c’è una parte del movimento che continua a credere nelle forze dell’ ordine, quindi si avvicina a quelle reti senza neanche una maschera, un riparo, anzi neanche avere il malox per togliere un po’ l’effetto del gas e venerdì sera questa è la parte che ha pagato di più, perché hanno sparato anche a chi era molto lontano dalle reti, a chi era ancora sui sentieri, hanno sparato a chi era nella baita. I primi sono stati feriti quasi subito perché questi lacrimogeni che vengono utilizzati, c’è un tipo molto particolare che ha un propulsore interno, la spinta che hanno nel lancio è molto forte e quindi riescono a farci del male fisico anche come contenitore, non solo con la tossicità del contenuto, quindi veniamo feriti. Questa è la ragione per cui Nina che è una delle ragazze “catturate” venerdì sera. C’è quasi sempre nelle manifestazioni, perché ormai dallo sgombero del 27 giugno siamo abituati a subire questi attacchi e persone come Nina che fanno i volontari al 118 sono fondamentali per dare aiuto. Nina curava i feriti. Nel suo zaino sono stati trovati oggetti pericolosi come garze, bende, ghiaccio istantaneo. È stata presa in un momento un po’ critico della nottata, quando le forze dell’ ordine sono uscite e hanno quindi preso chi scappava più lentamente. Secondo me Nina non ha neanche tentato di scappare, perché quando ti trovi lì e non stai facendo niente di aggressivo, non ti aspetti di essere arrestato, per quanto tu sia in mezzo a uno scontro. Nina è stata presa in questo momento, così come Marianna. Nina ha 38 anni. Marianna ha 20 anni, è una ragazza che pratica la non violenza come scelta di vita, è stata un anno in India a studiare la cultura orientale, l’approccio pacifista, per capirci è una versione al femminile di Turi. Marianna è una ragazza splendida che non appartiene tra l’altro a nessun gruppo, come Nina, sono proprio donne che hanno scelto di impegnare sé stesse e tutto il loro tempo e mettere a rischio tutto quello che hanno, ma non lo fanno come vogliono farci credere con le accuse che stanno montando, non lo fanno perché alle spalle c’è qualcuno che glielo chiede, lo fanno perché glielo chiede la propria coscienza, lo fanno perché ormai hanno preso la fatidica pillola rossa di Matrix e hanno capito cosa c’è dietro questo disastro a alta velocità e sono disposte a lottare mettendo il proprio corpo come scudo e non certo aggredendo.

Diritti calpestati da 22 anni (espandi | comprimi)
Adesso sono accusate di aggressione in concorso e di aggressione a pubblico ufficiale, gli elementi a loro carico sono un po’ determinati dalla situazione nella quale le hanno prese più che dai gesti individuali e le accuse sono molto gravi e abbiamo la sensazione che il caso sia più che altro politico, perché la stessa presenza all’udienza di convalida dell’arresto del vice di Caselli che è una persona importantee poi ho combattuto sempreche non si muove per convalide di arresti di questi livelli, si muove a livelli molto più alti, però messa insieme alle accuse, le congetture di Maroni che sostiene che il movimento cercasse il morto, così come le accuse del parlamentare del PD Esposito che sono molto simili e che a noi sembrano delle gravi provocazioni, mentre il movimento è sempre stato e è sempre un movimento pacifico che però riesce a assumere un carattere determinato. Noi in questo momento stiamo cercando di dare le informazioni su chi sono Nina e Marianna perché quella che loro vogliono trasformare in una condanna esemplare, secondo noi trasformare in un grandissimo esempio di resistenza e vogliamo che si racconti la storia di Nina e di Marianna come i media non la raccontano, la storia di donne libere che hanno scelto di rischiare tutto per difendere i diritti che in quella parte d’Italia vengono calpestati da 22 anni e altrove vengono calpestati con modalità diverse ma magari meno evidenti, attraverso queste grandi truffe che ci fanno passare come opere necessarie e come progresso e che invece ci fanno tornare indietro, almeno dal punto di vista delle conquiste democratiche che pensavamo di avere fatto in questi anni. È un gravissimo attacco al movimento perché continuare a dire che cerchiamo il morto e poi arrestare due donne che nulla hanno a che fare neanche con l’immagine dei black block è certamente una cosa drammatica perché vuole dire che lo Stato in questo momento sta davvero pianificando in qualche modo un percorso giustizialista, legalitarista, la giustizia dell’orologeria, stanno usando dei pretesti per costruire l’immagine del movimento come qualcosa di organizzato per assedi violenti. Il rischio è che da questo partano altri arresti, perché magari altre persone vengono identificate, perché si costruisce il caso mediatico e perché si va a cercare sempre di più di criminalizzare un movimento che purtroppo in questo momento, pur essendo molto forte perché sta uscendo la lotta No Tav dai confini della Val Susa, fa paura proprio per questo, perché fa passare il principio e il messaggio agli italiani che resistere si può e che cambiare si può, quindi che vincere si può, questa è la cosa che fa paura! Noi abbiamo una doppia responsabilità: 1) tutelare le persone che sono attive con questo movimento; 2) salvare il movimento, non soltanto per fermare la Tav, ma perché tutti i movimenti in Italia che hanno la capacità e la determinazione per resistere, possano continuare a farlo e non vengano intimoriti da condanne di questo tipo.

Due donne in carcere (espandi | comprimi)
Da venerdì non hanno ancora potuto incontrare nessuno a parte gli avvocati ovviamente e non hanno ancora visto neanche i genitori, non hanno potuto avere niente, neanche un po’ di biancheria da casa, qualcosa per cambiarsi, sappiamo che stamattina è andata la Artesio a incontrarle, la consigliere regionale e ci auguriamo che altri che hanno la possibilità possano andare a portare la solidarietà, per noi è un po’ più difficile perché la prassi e l’iter per essere ammessi, soprattutto in questi casi che sono trattati con una certa delicatezza non ci permette di andare, quindi noi stiamo cercando di fare avere loro solidarietà, mandando dei messaggi, telegrammi per esempio, lettere che devono per forza consegnargli anche alle vallette. L’unico modo adesso per farle sentire la vicinanza è scrivere e essere presenti ai presidi e alle iniziative che faremo di solidarietà per loro. Una notizia recente, hanno trovato anche una catapulta e naturalmente come dicevo prima, siccome si va costruendo questo scenario, ogni elemento andrà a peggiorare il carico delle accuse. Il movimento è non violento in ogni sua componente. Un conto è andare a fare dei gesti sbagliati, un altro è reagire quando si viene attaccati. Sono scenari diversi, perché comunque la reazione è una scelta individuale, ma in ogni caso è molto soggettivo quello che puoi fare in situazioni in cui hai anche la sensazione che la tua vita sia messa in pericolo perché ti senti così quando ti sparano in faccia, chiedilo a chi ha subito un colpo in faccia e ha avuto 18 fratture al volto. I black block non esistono nel movimento! Il dialogo c’è sempre nel movimento con tutte le componenti, c’è magari un modo diverso di portare avanti la lotta ma è molto compatto e solidale. È chiaro che chi arriva alla prima linea e si avvicina alla rete rischia di più, viene attaccato di più e conseguentemente reagisce in un modo diverso da chi magari partecipa in altri modi, per esempio alle fiaccolate o a altri tipi di manifestazione. Non c’è provocazione che tu possa fare o non fare che giustifichi la reazione perché ognuno di noi si è preso senza fare nulla lacrimogeni addosso, persino pietre, a volte anche lanciate con la fionda dalle forze dell’ ordine. Senza voler difendere chi alza la pietra, capiamo anche il contesto in cui questo può succedere, perché è il contesto che dobbiamo rifiutare, non possiamo accettare di essere attaccati in questo modo dallo Stato e mi sembra che invece oggi i media stiano facendo passare l’altra realtà. Sappiamo che qualcuno sta cercando il morto ma è nelle loro fila non nelle nostre, nelle nostre c’è la ricerca di un modo possibile per difendere, anche solo per manifestare un diritto, in più manifestazioni senza nessun pretesto ci hanno attaccati. Mi domando come mai l’Italia non riesca a porsi questa domanda neanche adesso che abbiamo due donne che andando a studiare nel dettaglio la loro vita non potremo trovare niente di violento né in Nina né in Marianna, sono proprio due icone di una lotta assolutamente non violenta.

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