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Ettore Finzi e Adele Foà  vincono il 27^ Premio Pieve

La Giuria nazionale del Premio 2011 ha deciso, dopo un'ampia discussione sugli otto testi finalisti, tutti di particolare interesse e di ottimo livello, di assegnare il premio all'epistolario/diario intitolato “Conoscersi in trasparenza”, un lungo, quasi quotidiano scambio di lettere dal 1938 al 1945 fra due coniugi ebrei italiani, Adele Foà, milanese, ed Ettore Finzi, triestino, emigrati in Palestina per sottrarsi agli effetti delle leggi razziali.

Dopo qualche mese di vita in comune a Tel Aviv insieme ai due piccoli figli -una femmina e un maschio- il marito, scontento del lavoro trovato in quella città, viene assunto con un contratto biennale come ingegnere chimico dalla compagnia petrolifera anglopersiana Aioc e si trasferisce ad Abadan, mentre la moglie, che si rivela donna molto coraggiosa e piena di risorse, resta a Tel Aviv con i due bambini. Si scrivono in continuazione, offrendo uno sguardo finora poco conosciuto sulla realtà dell'emigrazione ebraica dall'Europa in un luogo come la Palestina allora sotto il mandato britannico, e dove era ancora lontana la nascita di uno Stato ebraico indipendente.

La lettura di queste lettere, secondo il giudizio della Giuria, suscita un crescente interesse per il continuo dialogo fra sentimenti, diversità di opinioni, speranze, progetti per il futuro, fra i quali domina il desiderio di tornare in Italia una volta finita la guerra, ma sempre sotto l'incubo del mistero sulla sorte dei rispettivi famigliari rimasti in patria.

La Giuria desidera segnalare inoltre il diario “Gran Chaco” del ventenne Luigi Canzi, figlio di una nota famiglia di imprenditori lombardi, che nel 1859 si avventura con un amico lungo i fiumi dell'America del Sud, da Buenos Aires fino ai confini con la Bolivia, in terre perlopiù fino ad allora poco conosciute in Europa.

Antonella Brandizzi – Responsabile ufficio stampa

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