Hai già parlato con il manager? “Mi sono presentato, ma non abbiamo discusso del mio inserimento in squadra”.
Cosa te ne pare del campo? “E' bellissimo. Anaheim ha una squadra molto forte, il baseball qui è davvero popolare, siete parecchi giornalisti. Bello!”
Qui avevi già giocato, nella Futures All Star Game del 2010: “Esatto. Almeno conosco il posto…”.
Sei il primo giocatore cresciuto in Italia ad arrivare in Major: “E' un grande onore. Per me è una sensazione davvero speciale, quella di rappresentare quelli che non hanno la mia stessa opportunità. Per me, la mia famiglia e tutti quelli che in Italia amano questo sport, è veramente una gioia immensa”.
Ci sono i tuoi genitori? “Non hanno trovato un volo. Ma ci saranno quando torniamo a Seattle“.
Dall'Italia ti ha cercato qualcuno? “Un sacco di giornalisti. Uno è anche venuto a Tacoma ad incontrarmi. Martedì sera mi hanno chiamato un sacco di amici e tutti i parenti…è stata una notte lunga. Comunque, è bello che così tanta gente sia contenta per me”.
Eri con i tuoi genitori, quando è arrivata la chiamata? “No, ma li ho cercati subito. Poi, subito dopo, ho chiamato mio fratello”.
Ma quando hai capito che c'era la possibilità? “Ero stato con la squadra di Grande Lega durante lo Spring Training ed è tutto l'anno che si dice che ho questa possibilità. Mi era stato detto, che l'obbiettivo dell'anno era finire la stagione in Major, ma non c'è mai niente di sicuro”.
Quei 2 grandi slam di marzo? “Mi hanno dato molta sicurezza, anche se mi rendevo conto che era solo lo Spring Training e che in campionato sarebbe stata un'altra cosa”.
Hai battuto 30 fuoricampo in Triplo A. Sei sorpreso? “Un po' sì” la sala ride ancora “Ne avevo battuti 7 in Spring Training, comunque. Ero partito male, in Triplo A. Poi le cose sono migliorate e per questo devo ringraziare il nostro hitting coach Alonso, con il quale ho lavorato molto”.
Su cosa? “Più che altro, sugli aspetti mentali e sulla conoscenza del gioco. Anche essere in squadra con giocatori esperti, che hanno già conosciuto le Majors, mi ha aiutato a capire le situazioni e a cercare di anticipare la strategia con cui i lanciatori mi giocano”.
E in difesa com'è andata: “Credo di aver fatto una buona stagione in terza, anche se sto ancora lavorando ogni giorno per migliorarmi. Soprattutto, conosco meglio le situazioni e so come posizionarmi a seconda delle caratteristiche del battitore che mi trovo davanti”.
Tu come hai iniziato a giocare? “Mio padre era un giocatore di baseball, mia madre giocava a softball. Per essere italiana, la mia è una famiglia speciale. Si può dire che io sia cresciuto su un campo da baseball, anche perchè giocava pure mio fratello. Insomma, il baseball è sempre stato una parte importante della mia vita”.
Quale è stata la tua esperienza americana, prima di firmare con i Mariners? “La prima volta sono venuto alle Cal Ripken World Series del 2001, non avevo nemmeno 13 anni”.
Chi sarà il prossimo Liddi? “Sinceramente, dovrei andare a controllare” ulteriore risata della sala “Diciamo che spero che siano parecchi i ragazzi italiani ad avere questa opportunità”.
Riccardo Schiroli
FIBS Communication manager
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