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CEFALONIA E LA COMMEMORAZIONE DI VERONA LA VOGLIAMO SMETTERE CON LE BALLE ?

L’annuale commemorazione ‘ufficiale’ dei fatti di Cefalonia che dal 1966 ogni 21 settembre si tiene a Verona dinanzi al Monumento alla Div. Acqui, rappresenta da sempre un evento rievocativo di grande importanza ma, da oltre un decennio, essa è proseguita senza tenere in nessun conto la VERITA’ storica venuta nel frattempo alla ribalta -e di cui rivendico la scoperta- che fu profondamente diversa da quella fino ad allora conosciuta: da ciò la spiacevole conseguenza che, stante l’ostinato rigetto di essa da parte degli organizzatori, la commemorazione si è ormai trasformata –“absit iniuria verbis”- in una farsa poco o nulla avente a che fare con quanto in realtà avvenne a Cefalonia.
I promotori della manifestazione –Ass. ne ‘Acqui’ e FFAA- sembrano infatti essersi fermati –quanto a conoscenza storica degli eventi- al Comunicato sui fatti di Cefalonia del Governo ‘ciellenista’ Parri emesso il 13/9/1945, contenente un inverecondo ammasso di frottole buttate giù senza alcun valido riscontro –soprattutto documentale- ma con l’unico scopo di configurare gli avvenimenti alla stregua di un ‘fatto spontaneo’ come tale disgiunto da quella che ne fu la vera causa cioè l’ORDINE DI RESISTERE che il giorno 11 il Comando Supremo del Governo Badoglio –fuggito a Brindisi dopo l’armistizio- inviò al gen. Gandin, ben conscio di non poter mandare alcun aiuto e senza una previa dichiarazione di guerra all’ex alleato. Vedasi link .

Quest’Ordine criminale equivalente ad una condanna a morte della Divisione Acqui è da sempre di pubblico dominio ed è ben riprodotto nel link che segue ma ai cerimonieri di Verona immersi in un’ orgia di retorica senza fine sembra –come diremo- interessare poco. http://www.lancora.com/monografie/cefalonia/cefalonia_resistete.html
Torniamo ora al Comunicato del Governo Parri di cui al link che precede per riportarne uno stralcio che evidenzia chiaramente l’enormità delle balle raccontate per mostrare i fatti alla stregua di un Mito Resistenziale infarcito –come tale- da un assurdo quanto improbabile ‘spontaneismo’ (“L’annuncio dell’armistizio risvegliava nei soldati i loro veri sentimenti che si manifestavano nella decisione di dar guerra al tedesco” !!) e da dati numerici delle Vittime italiane e tedesche assolutamente FALSI (“Totale delle perdite inflitte al nemico: uomini di truppa 1500, aerei 19, mezzi di sbarco 17. Totale delle perdite subite: uomini 9000, ufficiali 406”.) mentre è ormai un dato risaputo e incontestabile che le nostre perdite –a Cefalonia- furono di circa 2.000 uomini tra Caduti nei combattimenti e Fucilati nella rappresaglia seguita alla resa (che avvenne SOLO nei confronti degli Ufficiali e NON anche sui Soldati come anche le risultanze dell’Istruttoria del Processo ‘Muhlhauser’ -riportate nell’ultimo link- hanno confermato) e di una cifra di meno di un centinaio di morti tedeschi. V: link http://www.italiaestera.net/modules.php?name=News&file=print&sid=9160
Quest’ultima cifra fu accertata dal t. col. Picozzi nella ‘Relazione sui fatti di Cefalonia’ scritta nel 1948 ed anch’essa da me riportata alla luce –dopo cinquanta anni di ‘secretazione’- dalle polverose scartoffie dell’ufficio Storico nella quale a seguito delle ricerche compiute ‘in loco’ per incarico dello SME, il predetto la quantificò in “un’ottantina” di morti raccomandando (!!) ai Superiori dello Stato Maggiore cui la presentò che sarebbe stato meglio che ‘tali cifre non fossero divulgate’ come risulta dallo stralcio dall’ articolo sotto linkato:
( “ Stralcio dalla Relazione 'Picozzi': Al paragrafo 'Perdite dei tedeschi' è scritto:
“I Tedeschi avevano al 22 settembre una forza di 8 battaglioni rinforzati da reparti di artiglieria e mortai pari a 11-12 mila uomini; i combattimenti sono durati dal 15 al 22 settembre e i loro morti in questo periodo sono poco più di 80.
Non si può affermare che le perdite tedesche sul fronte a terra durante tali azioni siano state percentualmente rilevanti poichè si riducono a un' ottantina di morti, pari a circa lo 0,7% in una settimana di operazioni contro forze numericamente quasi pari.
E' FORSE PREFERIBILE CHE QUESTE CIFRE NON VENGANO MAI PRECISATE”)..
V. https://archivio.politicamentecorretto.com/index.php?news=10283

Per verificare quanto sopra –in particolare i dati delle Vittime italiane- ripeto per l’ennesima volta che essi sono allegati al mio libro ‘I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO’ IBN ed. Roma 2006 ma per quanti avessero in odio lo stesso come gli imbecilli e i soggetti in malafede ai quali le mie ricerche hanno mandato di traverso la speculazione sui poveri morti imbastita da decenni, consiglio un’ altra operazione: vadano a consultare nell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore o nell’Uff. ALBO d’ORO del Min. Difesa la Documentazione ivi esistente ed avranno la piena conferma di quanto ho scritto dopo anni di ricerche e non di inutili chiacchiere al vento o di consapevoli menzogne come è loro abitudine: non chiedo a questa banda di cialtroni di darmi ragione –ci mancherebbe !- ma solo di arrossire ogni volta che ripeteranno le loro bugìe in cerimonie più o meno Ufficiali ma sempre basate sull’impostura e la menzogna..
Qualcuno si chiederà il perché di una tale contrapposizione che si protrae ormai da più di un decennio e che è costata a me -che sono Orfano di un Ufficiale assassinato a Cefalonia dai nazisti !- accuse infami come quella di essere una specie di filo-nazista che ‘difende’ (!!) gli assassini del Padre o cretinesche come la qualifica di ‘revisionista’ per aver da sempre ricercato e, una volta venutone in possesso, divulgato la verità: rispondo che tali accuse e canagliesche insinuazioni altro non sono che la prosecuzione di un atteggiamento mentale in voga negli anni del primo dopoguerra, ripreso da questi imbecilli per qualificare come atti di resistenza ‘partigiana’ anche avvenimenti dai contorni e dalle caratteristiche esclusivamente MILITARI nulla aventi a che fare con essa sia per la loro genesi derivante da ‘ORDINI’ ricevuti che per la qualità di MILITARE dei destinatari tenuti –come tali- all’obbedienza ‘pronta, rispettosa ed assoluta’ agli ordini come da Regolamento Militare dell’ Esercito. Cosa c’entrino i ‘partigiani’ in tutto questo solo Dio lo sa anche se nel 1993 il prof. Rochat nel risvolto del suo libro (La div. Acqui a Cefalonia Sett. 1943 Mursia ed) –additato dai cialtroni summenzionati come la ‘SUMMA’ dello scibile su Cefalonia- scrisse sciocchezze analoghe a quelle di quanti hanno ridotto la vicenda ad un episodio di lotta ‘partigiana’ con annesso enorme numero di Vittime campato in aria malgrado l’Autore avesse consultato -prima di scrivere il suo libro- l’Elenco dei Caduti conservato all’Uff. Storico dell’EI, che li quantifica in circa 1.700 come anche l’Ufficio ALBO d’ORO del Ministero Difesa.
Del suo ‘capolavoro’ riporto, a conferma di quanto detto, un breve stralcio: “La divisione Acqui che all’8 sett. 1943 presidiava le isole greche di Cefalonia e Corfù, rifiutò di arrendersi ai tedeschi combattè con sfortunato valore, fu sopraffatta e massacrata (…) fu la decisione dei suoi uomini a determinare la scelta di affrontare il combattimento; fu lo spirito di vendetta dei comandi e dei reparti tedeschi a provocare il massacro di 6.500 italiani, in gran parte trucidati dopo che si erano arresi”.
Nell’articolo di seguito allegato è riprodotta la copia della lettera di trasmissione dei dati dei caduti dall’Uff. Leva all’Uff. Storico EI sulla quale c’è l’annotazione ‘Fotocopiato dal prof. Rochat’ 1.1.1992’ a riprova che l’esimio studioso –oltre a ripetere la sciocchezza della ‘Divisione che rifiutò la resa’ – non dette alcun peso a un Documento ufficiale adeguandosi alle tradizionali…balle).
http://www.italiaestera.net/modules.php?name=News&file=article&sid=7668
Quanto sopra premesso ed illustrato faccio presente al lettore che avrà trovato alquanto ‘severa’ la mia prosa come ciò derivi dalla constatazione dell’inutilità di ogni tentativo da me compiuto per far modificare la lezioncina imparata a memoria e pedissequamente ripetuta tutti gli anni da associazioni e personaggi, con la pervicacia tipica degli ignoranti (dal verbo ‘ignorare’) o dei ‘malati’ di ideologia che si ostinano a voler vedere nei fatti un inesistente riscontro delle loro convinzioni: aggiungo però che se un tale atteggiamento patologico può essere compreso -anche se non giustificato- per i primi, altrettanto non può dirsi per le FFAA che sono DEPOSITARIE nei loro Uffici ed Archivi di documenti ed altro materiale che SMENTISCE le asserzioni senza capo né coda fatte non solo dagli ‘asini’ o dai marpioni ‘politicizzati’ di cui sopra, ma compiute perfino dei LORO rappresentanti che voglio sperare non siano ben informati dei fatti, tenuto conto dell’ ormai vergognosa e triste consuetudine DA PARTE delle FFAA di ripetere inesattezze e menzogne all’unisono ed in perfetta simbiosi con i primi in occasione delle varie celebrazioni dei fatti come quella ‘nazionale’ di Verona.
In proposito un esempio recentissimo delle falsità storiche consumate ormai da anni nella città scaligera è dato dal resoconto dell’ultima manifestazione del 23/9/2010 contenuto nel sito del Ministero dell’Interno in cui campeggia la foto del Prefetto di Verona insieme con il gen. Enrico Pino partecipanti in ruoli di interpreti principali ad essa:

Il testo è il seguente: “Questo sacrificio ha aperto la strada agli anni di democrazia, pace e libertà che oggi stiamo vivendo”. Lo ha detto il prefetto di Verona Perla Stancari rivolgendosi in particolare agli studenti delle scuole cittadine presenti alla cerimonia per il 67° anniversario dell’eccidio di Cefalonia che si è svolta ieri nel capoluogo scaligero. Nel commemorare il tragico episodio nel quale persero la vita 10.259 soldati italiani della Divisione ‘Acqui’, che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 avevano deciso di non arrendersi ai tedeschi, il prefetto ha ricordato ai più giovani che molti dei caduti avevano la loro stessa età e che quei valori vanno protetti con determinazione e tramandati alle future generazioni.
Il momento più solenne della cerimonia è stato quando i superstiti, accompagnati dai familiari delle vittime, hanno sfilato davanti alle Forze armate e ai militari del 33° Reggimento artiglieria terrestre divisione ‘Acqui’.
Accompagnata dal generale di Divisione Enrico Pino, il prefetto Stancari ha passato in rassegna i reparti, il sindaco di Verona e numerose autorità civili e militari”.
Una sommaria analisi di quanto sopra è la DIMOSTRAZIONE palese del modo FALSO E MENZOGNERO con cui le nostre Autorità Politiche e Militari continuano –sorde ad ogni novità se non al ridicolo- a commemorare la triste vicenda alla stregua di un ‘ALIUD PRO ALIO’ ammantato di commovente retorica quel tanto che basta a corrompere i fatti mostrati –senza vergogna alcuna- completamente diversi da come avvennero nei loro due aspetti fondamentali –la ‘genesi’ e il ‘dato’ delle Vittime- che di seguito analizziamo.
In primo luogo la ‘prefettessa’ disse che i soldati italiani ‘avevano deciso di resistere’ e ciò NON è vero ASSOLUTAMENTE.
Essi non avevano deciso un bel niente per il semplice fatto che i MILITARI eseguono gli Ordini e quindi anche quelli della ‘Acqui’ NON potevano decidere un bel niente come sa anche il più cretino tra quanti hanno fatto o fanno il militare. E’ vero invece che probabilmente non sarebbe successo niente se il giorno 11 settembre il governo del m. llo Badoglio -giunto sano e salvo a Brindisi dopo l’ignominiosa fuga da Roma- non avesse inviato al gen. Gandin un ‘ORDINE DI RESISTERE’ che chiunque può visionare all’Uff. Storico dell’Esercito di cui –guarda caso- fu Capo sul finire degli anni ’90 proprio il gen. E. Pino del quale posseggo la lettera di ringraziamento per l’invio nel 1998 al suo ufficio del mio primo libro LA VERA STORIA DELL’ECCIDIO DI CEFALONIA in cui a tale Ordine infame e criminoso è dedicato un intero capitolo (‘Le ultime trattative. L’Ordine di Brindisi. La fine. pag. 108 e segg.).
Tale Ordine che causò la tragedia è ormai noto a tutti e pertanto c’è da chiedersi come possao aver fatto il Prefetto di Verona a prendere una simile cantonata e il gen. Pino ad averla ascoltata senza batter ciglio: se non erano bene informati il loro dovere era di informarsi prima o di astenersi dal raccontare certe scempiaggini -addirittura ai giovani delle scuole (!!)- facendo loro credere fischi per fiaschi.
A questo punto mi chiedo se sia possibile, credibile e soprattutto giustificabile che oltre a COSTORO nessuno dei celebratori in servizio permanente di Cefalonia FOSSE al corrente di ciò, e se così è non esito a dire che è una VERGOGNA che a celebrare un triste e doloroso evento vadano personaggi che non sanno cosa celebrano: I CADUTI di Cefalonia –COMPRESO MIO PADRE- non sono merce di scambio e non vanno presi in giro perché furono delle Vittime mandate al massacro da un ORDINE infame e dissennato: lo si dica chiaramente anziché piagnucolare su aspetti inesistenti della vicenda.
Sul secondo aspetto della questione –il dato delle Vittime- c’da rilevare non tanto la reiterazione di un FALSO STORICO ma la gravità del fatto che la ‘prefettessa’ si rivolse ‘in particolare ai giovani’ parlando di 10.259 (DIECIMILADUECENTOCINQUANTANOVE) Soldati che avrebbero perso la vita, con ciò vergognosamente ripetendo la balla che da sempre è il ‘cavallo di battaglia’ con cui si riempiono la bocca gli oratori ‘ufficiali’ della cerimonia scaligera: ‘un eccidio di immense proporzioni tale da riguardare quasi completamente l’intera divisione !
Certa gente oltretutto con il suo inqualificabile comportamento dimostra di non sapere neanche che circa due anni fa iniziò al Trib. Mil. di Roma il processo contro l’ex s. ten. tedesco Muhlhauser accusato di aver ucciso nostri soldati a Cefalonia. Il processo -cui partecipai come Parte lesa- si svolse in due sole udienze: quella di apertura e quella di chiusura che lo dichiarò ‘estinto’ per la morte dell’imputato, ma fu di grande valore per le verità storiche venute alla luce sia nella Richiesta di Rinvio a Giudizio dell’imputato sia nella Consulenza Tecnica d’Ufficio del dr. C. Gentile che quantificò le Vittime in 2, 3 00 circa in TOTALE facendo crollare miseramente la balla dei 10.259 (che precisione !) Morti dalla Prefettessa rievocata lo scorso anno nel silenzio assenso (?) del gen. Pino e tra gli applausi dei partecipanti alla Cerimonia. Ma che bella Cerimonia !!.
Se certa gente anziché organizzare e partecipare a cerimonie in cui si celebra il contrario di ciò che avvenne leggesse e si informasse di più non sarebbe male ma è una vana speranza. V Link:
Purtroppo l’Italia è il paese dove la menzogna è ‘istituzionalizzata’ e la Verità è merce assai rara e chi la scopre ne paga le spiacevoli conseguenze come lo scrivente che ha il torto di averlo fatto venendo estromesso dall’Ass. Acqui presieduta da persona il cui Genitore -pur degno del massimo rispetto- non morì a Cefalonia come il mio e dalla quale vengo indicato -le rare volte che a me ci si riferisce- con l’espressione dalla chiara allusione offensiva come “il famoso Filippini”.
Ma a me, tutto ciò interessa meno di zero: mi preme solo che le FFAA e non certo l’ass. Acqui -di cui me ne frego altamente– DICANO LA VERITA’ perché i Morti di Cefalonia non sono di LORO PROPRIETA’ ma lo sono dei familiari che hanno il sacrosanto diritto di sapere perché e come morirono i loro Congiunti. La dicano senza raccontare balle, una buona volta! Buona lettura a tutti.

Avv. Massimo Filippini
Orfano del magg. Federico Filippini fucilato il 25 sett. 1943 a Cefalonia

Autore de:
‘La vera storia dell’eccidio di Cefalonia’ 1998 e 2001;
‘La Tragedia di Cefalonia. Una verità scomoda’ 2004;
‘I Caduti di Cefalonia: fine di un Mito’ 2006.
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