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LA SVOLTA?

L’autunno è vicinissimo, ma sul fronte politico nazionale la nuova stagione non riuscirà ad riscontrare superate le inchieste giudiziarie ed i contrasti di potere di questa Seconda Repubblica. In politica, d’ora in avanti, il termine “rinnovamento” e “discontinuità” torneranno ad essere termini svuotati dal loro originale significato. Secondo noi, la svolta auspicata resta ancora lontana proprio perché chi ha maturato, a pieno titolo, il dovere di lasciare il campo, già tenta il compromesso per restare al suo posto. Siamo chiari: ci riferiamo a tutti, nessuno escluso. E’ vero: il fardello delle specifiche responsabilità si è modificato, ma chi è senza”peccato” provi a lanciare la prima pietra. Tante situazioni nazionali erano prevedibili. Chi sapeva non ha parlato. E chi lo ha fatto si è pronunciato in ritardo. A questo punto, l’Italia degli onesti, dei tartassati, dei disoccupati, degli anziani chiede giustizia. Giustizia che non deve, necessariamente, approdare nelle aule dei tribunali, ma che si dovrebbe palesare con la coerenza d’ogni giorno. Perché, finalmente, molti furbi hanno fatto il loro tempo e chi li sosteneva è caduto in disgrazia. Com’era auspicabile e prevedibile. Ci sono, ora, delle priorità da rispettare. La prima resta sempre quella della riforma della nostra legge elettorale. Un provvedimento che tutti hanno, da tempo, sollecitato, ma che non ha mai trovato la strada giusta per arrivare alla meta. I partiti, tutti i partiti, hanno perso gran parte della loro attendibilità. Anche i sindacati si sono rivelati più vulnerabili e meno granitici sulle posizioni che veramente potrebbero contare. Scioperi compresi. Così, in una situazione come la nostra, ogni segno di debolezza frena anche le migliori intenzioni. I tempi “brevi” di questa politica dell’emergenza ci trovano impreparati. Sono mesi che siamo oppressi per una serie di segnali, poi trasformati in fatti, che soffocano la libera iniziativa tanto da sentirci paragonati alla situazione greca che nulla ha da spartire con la nostra realtà nazionale. Del resto, l’incertezza politica, che interessa sia la Maggioranza sia l’Opposizione, ci preoccupa. Anche tenuto conto che, al momento, non riusciamo a scorgere scelte prossime a livello governativo. Berlusconi, salvato un po’ da tutti e da nessuno, potrebbe avere i mesi contati. La prossima primavera sarebbe la stagione buona per consultazioni politiche generali. Se le redini dell’attuale manovra non sfuggissero di mano, nel giro di qualche anno, almeno, l’Italia potrebbe tornare alla “parità” a livello UE. Ma, pur con quest’encomiabile prospettiva, non è necessario che si eviti di lanciare la “spugna” sul quadrato. Tutti temiamo, invece, l’incertezza del “dopo”. Anche i più valenti economisti non sono in grado di fornire proiezioni attendibili sul futuro economico della penisola. Ma tra “continuità” e “discontinuità”, noi siamo per quest’ultima. Sarà, in ogni caso, il prossimo anno a chiarire il campo operativo socio/economico nazionale. Forse, la crisi politica potrà anche attendere; quell’economica continuerà la sua evoluzione. Sotto questo vitale profilo, la “svolta” non ci sarà. Neppure il 2012 sarà l’anno della ripresa. Eventuali cambiamenti dell’Esecutivo non riuscirebbero a darci quello che ci manca. Cioè un’economia più liberale e uomini politici con la stoffa di statisti e non d’imbonitori.

Giorgio Brignola

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