Site icon archivio di politicamentecorretto.com

CHE COS’E’ L’EDUCATORE PROFESSIONALE

Anche per l'Europa, non solo per il nostro paese, quella dell'educatore
professionale non è una professione nuova.

Si deve all'intellettualismo razionalista moderno l'averne dimenticate le
antiche origini e si deve alla complessità della vita sociale contemporanea
averne sottolineato, più recentemente, il valore ed il significato.

1.- La professione: sua origine e sua definizione

Mauro Laeng fin dal l969, ricordava che l'età classica si rifaceva a due
figure professionali specifiche in ambito pedagogico: il litterator” per
l'educazione seolastica e formale. ed il “pedagogus” per l'educazione non
scolastica, non formale (extra-scolastiea).

Anche nell'età moderna si ritrova nel sistema educativo dei collegi una
distinzione nelle funzioni educative fra l'azione dei “magister” per
l'insegnamento delle differenti discipline ed il “monitore” o “prefetto” per
coordinare gli aspetti della vita quotidiana.

Lo stesso Giovanni Federico Herbart (1776-1841) distingueva due funzioni
pedagogiche non ri-ducibili Luna all'altra: “nutrire” ed insegnare” “zucht
und unterricht” e guidare “regiurung”.

Si tratta, va sottolineato, di una distinzione di funzioni all'interno
dell'unità dell'azione educativa complessiva e delle sue finalità
fondamentali nel suo doppio significato di nutrimento (dal latino “ede-re”)
e di promuovere (dal latino educere”), dunque costantemente in un
significato che implica la cooperazione e l'attiva partecipazione sia degli
educatori (naturali: i genitori; professionisti: gli insegnanti, gli
educatori sociali/ professionali), sia della persona dell'utente/ cliente
(fanciullo, giovane, adulto).

A tale proposito possono essere ricordate le attività e le opere di Lord
Rohert Baden Powell (1866-1948). di Janusz Korkzak (1879-1942). di Antonio
Semeniovieh Makarenko (1888- 1939), e in Italia le esperienze di Vittorino
da Feltre (1378- 1446), di Filippo Neri (1515-1595) che operò nei quartieri
a rischio della città di Roma, e di Giovanni Bosco (1815-1888) che operò
nelle periferie della città di Torino.

Dopo la prima guerra mondiale (1914-1918). in relazione ad una importante
legislazione sulla pro-tezione della uioventù derivante dalla settecentesca
legislazione di origine prussiana, in Germania, la formazione degli
educatori sociali cominciò già ad essere realizzata inizialnì ente
attraverso corsi brevi. via via resi più complessi cd estesi ad intere
annualità.

In Francia negli anni precedenti la seconda guerra niondiale (1939-1945), le
associazione scautistiche francesi, che attraverso un azione benevola
sviluppavano un interventoi educativo tra i giovani delle case cli
rieducazione e delle prigioni minorili, di fronte alla manifestatasi
necessità di una loro presenza più assidua e quotidiana (violente rivolte
avevano messo in crisi il sistema carcerario minorile francese),
trasformarono il loro intervento in presenza professional e.

Ouesto educatore che svolge la sua attività accanto alla famiglia e alla
scuola, dunque, accanto e con gli educatori naturali e quegli edu-catori
professionisti denominati “insegnanti”, questi educatori, professionisti
anch'essi,. sono, secondo la definizione dell'Associazione Internazionale
degli educatori (AIEJL, 22 rue Halèvy, E 59000 Lille Francia), “coloro che
dopo uiìa formazione specifica. favoriscono attraverso metodi e tecniche
socio-psicopedagogiche, lo svi1uppo personale, la maturazione sociale e
l'autonomia delle persone – giovani o adulte – in difficoltà. handicappate,
disadattate o in pericolo di divenirlo. Essi condividono con queste persone
le differenti situazioni spontanee o provocate dalla e della vita
quotidiana, sia in situazioni residenziali sia in servizi diurni
nell'ambiente naturale di vita, attraverso un azione continua e congiunta
verso la persona e verso l'ambiente”..

I secoli trascorsi ci mostrano un preponderante interesse sociale ed
individuale per l'educazionc scolastica, formale, accademica. Ciò sia per la
necessità di trasmettere la quantità delle informazioni e delle conoscenze
acquisite nel trascorrere del tempoi, sia per l'utilità concreta data
soprattutto dall'acquisizione dei mezzi necessari alla comunicazione
interindividuale e sociale, il leggere e lo scrivere, sia pure per l'utilità
data dall'apprendere nozioni che diano accesso all'esercizio competente di
professioni e mestieri, come per un brillante ornamento della mente ed un
desiderio di possedere e dominare, attraverso la conoscenza intellettuale,
la realtà circostante e cosmica, utopia ed obiettivo del pensiero
razionalista.

Una controprova di queste affermazioni la troviamo, ad esempio, nella stessa
Enciclopedia Pe-dagogica al lemma “case work, dove l'approfondimento
concettuale avviene solamente o rispetto alla pedagogia scolastica, o
rispetto alla metodologia dell'animazione socio-culturale.

Sono stati così privilegiati i contenuti dell'educazione a fronte della
stessa dignità ed autonomia della persona del cliente (non di rado, nei
secoli trascorsi, concepita come 'uomo di piccole di-inensionm' in cui
realizzare una crescita quantitativa e non come fanciullo in via di
sviluppo, come persona dalla crescita anche qualitativa)., è stata
privilegiata un'attenzione all'individuo piuttosto che alla persona nella
sua globalità e quindi anche alla sua dimensione corporea e sociale. E'
stata privilegiata l'attenzione alla persona e alla funzione dell'educatore
piuttosto che alla cogestione dell'azione e dell'impegno educativo con la
persona del cliente-utente.

La rivoluzione copernicana dell'educazione fra il XVIII e il XIX secolo non
ha solo dato evidenza al soggetto dell'educazione, la persona del cliente
(giovane o adulto), ma ha scoperto una nuova progressiva complessità della
personalità urnana e delle relazioni sociali.

Dall'epoca di Gian Giacomo Rousseau (1712-1778), Giovanni Enrico Pestalozzi
(1746-1827), Fe-derico Guglielmo Augusto Froebel (1782-1852), dalle
esperienze di Lev Nicola Tolstoj (1828-1910) all'educazione attiva cli
Edoardo CIaparède ed Adolfo Ferriére (1879-1960), entrambi di Ginevra,
attra-verso le riflessioni di Paolo Nartop (1854-1924). di Giorgio
Kerschensteiner (1854-1932) e di Emilio Dìirkheim (1858-1917), si individua
una esplosione di problematiche che riguardano l'educazione non formale,
extrascolastica, cioe, in un certo senso, l'educazione attraverso la vita
quotidiana. caratteristica ed ambito di azione dell'educatore sociale/
professionale.

Ufficio di Presidenza APEI

Alessandro Prisciandaro

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Exit mobile version