Site icon archivio di politicamentecorretto.com

Intervista di Alessia Mocci a Ro Pucci del web-magazine ItalianAmericanMagazine di Houston, Texas

Nella foto: RO Pucci ed Alessia Mocci

Ro Pucci ha frequentato corsi di fotografia presso il Cine Foto Club Etna di Catania. Durante gli studi universitari ha iniziato a lavorare come fotografo per un'agenzia che forniva foto al giornale “La Sicilia”. In seguito aprì la propria agenzia pubblicitaria della quale era anche l'art director.
Dall'Italia si trasferì nel Texas dove ha lavorato come imaging consultant ed ha ottenuto riconoscimenti e successo come fotografo e giornalista. Ro lavora specialmente in avilable light.
In arte Ro Pucci, è il capo redattore della web-magazine “ItalianAmericanMagazine” con sede internettiana ad Houston in Texas. Roberto ci racconta del suo amore per il Vecchio Continente, della situazione culturale in America, del lavorare per vivere, dei suoi reportage fotografici in tutto il mondo, delle sue passioni artistiche, delle sue preferenze cinematografiche, della sua attività sociale, della sua attitudine nello scrivere in più lingue e dei suoi progetti per il futuro prossimo. Buona lettura! A.M.: Un italiano nel Texas. Come vivi il distacco dalla Penisola?Ro Pucci: Con grande rimpianto e con una grande tristezza. Tra i miei progetti c'è quello di farvi rientro al più presto. Più passa il tempo e più desidero fare ritorno in Italia e, più in generale, in Europa. Il “Vecchio Continente” esercita su di me un fortissimo fascino ed un richiamo irresistibile rappresentato specialmente dalla sua ricchezza culturale e dai ricordi personali che ho coltivato recuperando centinaia di vecchie foto che avevo scattato durante i miei viaggi e che poi avevo conservato religiosamente in archivio. Tra queste, scatti di valore storico come quelli dai quali è scaturito il mio fotoreportage sulla Germania del dopoguerra. Nelle mie brevi visite al “vecchio paese”, dettate specialmente da necessità di tipo familiare, la fase del rientro in America è certamente la più penosa. A.M.: Perché gestire una web-magazine d’informazione?Ro Pucci: Perché ho sempre interpretato il ruolo degli operatori dell'informazione specialmente in chiave di servizio. Servizio alla comunità italiana del nord America ed a quella del Belpaese. Oltre a ciò, ho sempre inteso rappresentare una voce “fuori dal coro” per gettare luce su quel “Pianeta America” che continua ad essere frainteso a causa dell'informazione di parte che attualmente cerca di sovrapporre a tutti i costi un sistema di vita alienante come quello americano alla cultura italiana che, paradossalmente, è ammirato dagli Americani. Sono moltissimi qui quelli che, come George Clooney, vorrebbero avere una casa in Italia riuscendo a vivere come fino ad ora hanno vissuto sempre gli Italiani e, cioè, lavorando per vivere e non vivendo per lavorare. A.M.: Come fotografo quali sono stati i servizi che ti hanno dato maggior visibilità?Ro Pucci: Penso, anche da quanto scopro su di me sulla rete di internet, che il mio reportage su “Little Haiti” di Miami, quello sul “Veteran Day” dello scorso anno e sul “Pow Wow” di due anni fa, sugli Amerindi, siano stati accolti molto favorevolmente. Assieme a questi anche il servizio sulla Germania del dopoguerra e del dopo comunismo che mi ha fatto pervenire lusinghieri apprezzamenti anche da parte di colleghi giornalisti italiani molto noti e molto attivi per i quali nutro una grande stima. Raccontare storie con le immagini ed approfondire temi importanti come quelli di tipo antropologico, sociologico e storico è una delle attività che mi gratificano di più. Anche per questo motivo sono stato motivato ad aprire il mio sito-portfolio “Drawing with Light” che mi costringe a tirare dal cassetto quelle vecchie foto di cui parlavo prima, rivivendo momenti della mia vita legati ai miei viaggi che ritengo importanti. A.M.: Tra le tue passioni c’è anche la poesia, ci racconti qualcosa?Ro Pucci: Ritengo che la poesia sia lo strumento più raffinato d'analisi di cui dispone l'umanità per giungere a livelli d'approfondimento che non possono essere raggiunti dagli altri. La gratificazione che si riceve dedicandovisi dipende proprio nel rendersi conto che coi versi si riesce a toccare aree che altrimenti rimarrebbero inesplorate. Personalmente preferisco scrivere in lingue diverse proprio per il motivo che ogni lingua, con la cultura diversa che si porta alle spalle, è in grado di rendere con maggiore efficacia ciò che prova chi si occupa di poesia. La musicalità dei versi del francese come quella delle note della musica italiana o brasiliana è insostituibile per ricreare emozioni ed atmosfere raffinate e coinvolgenti. A.M.: Dunque poesia e fotografia, c’è qualcos’altro di cui ti occupi?Ro Pucci: Sì. Naturalmente c'è la mia attività giornalistica e ItalianAmericanMagazine . L'interesse per l'analisi dell'American Way of Life, il cinema ed i temi culturali e l'insegnamento delle lingue straniere. Di tanto in tanto ritorno anche alla mie vecchie passioni delle trasmissioni radioamatoriali e dell'HI FI. A.M.: Qual è l’ultimo film che hai visto? E l’ultimo libro letto?Ro Pucci: Ho appena rivisitato con grande piacere “Pulp Fiction” di Tarantino che da tempo ritengo una fonte inesauribile e stimolante di suggerimenti per capire di più gli Stati Uniti ed il problema della violenza che è forse uno di quelli che li affligge maggiormente. Per quanto concerne le mie letture, attualmente sono impegnato col bel libro di John R. Bruning “Crimson Sky” che tratta di un periodo molto determinante per l'evoluzione dell'aeronautica militare americana quale la guerra di Corea. Ho prestato servizio in aviazione e la storia militare è uno degli argomenti che m'interessano di più. Non mi sono lasciato sfuggire questo volume che getta luce su di un argomento decisamente trascurato e poco studiato. Tra breve inizierò la lettura di “Let Them In”, “Fateli entrare” di Jason L. Riley che presenta lo spinoso problema dell'immigrazione illegale in America sul quale destra e sinistra litigano da tempo dimenticando che se qualcuno non fosse arrivato da fuori gli “Americani” non esisterebbero tranne i rappresentanti del mondo animale quali i bisonti ed i tacchini, naturalmente. L'isterismo anti-immigrati di molti Americani conservatori non tiene conto del fatto che i “Padri pellegrini” che essi venerano come i pionieri i quali dettero origine alla loro nazione non erano altro che degli immigrati britannici sgraditi in patria e, persino la lingua che parlano, non è la loro ma presa a prestito da un paese europeo dall’altro lato dell’Atlantico. A.M.: Hai qualche progetto interessante per il futuro?Ro Pucci: Almeno un paio. Tra questi il completamento del mio progetto giornalistico-fotografico-poetico “Tex-Mex Photos” e quello di un'antologia dei miei articoli sugli USA dai quali si evince che le mie analisi non hanno colpito lontano dal segno. Uno dei miei primi lavori era focalizzato proprio sulla politica guerriera di Bush il giovane col quale facevo notare, da una parte che le guerre costano care e lui ne stava combattendo due in contemporanea, dall’altra, che avere molti nemici non vuol dire avere “molto onore” come suggeriva Mussolini e non è affatto una buona politica. La grande tragedia delle torri gemelle ha le sue origini in errori di politica estera di questo tipo e portano a quella polarizzazione dell’odio dei “barbari” che determinò la fine dell’Impero romano. Per combattere queste guerre l'America s'è rovinata al punto di giungere alla seconda depressione ereditata da Obama ed al suo conseguente downrating. I nostri progenitori romani affermavano che “la storia è maestra di vita” e questo è certamente ed assolutamente vero ma, purtroppo, gli esseri umani preferiscono lasciarsi prendere la mano dalle proprie debolezze e dalle proprie passioni e ritornano a fare sempre e puntualmente gli stessi errori di prima. Se così non fosse, la prima guerra sarebbe rimasta la sola e l'unica ad essere combattuta e non ne avrebbero fatte seguito delle altre.Alessia MocciOubliettemagazine Sito di ItalianAmericanMagazine:Photogallery di Ro Pucci al sito:

Exit mobile version