I costi della politica non sono le indennità  degli amministratori, ma tutto ciò che c’è intorno!

Italia dei Valori ha proposto nella sua contromanovra economica consistenti riduzioni ai costi della politica, che, a regime nel 2015, porterebbero ad una minore spesa pubblica di almeno 15 miliardi di euro. Le nostre proposte comprendono, tra l’altro, l’abolizione delle province, il dimezzamento dei parlamentari, l’abolizione del vitalizio a parlamentari e consiglieri regionali, il blocco delle auto blu, la sostituzione di tutti i consiglieri di amministrazione degli enti partecipati con un amministratore unico, e così via.
Il governo ha risposto con interventi modestissimi: abolizione province sotto i 300 mila abitanti e con meno di 3 mila chilometri quadrati di superficie, riduzione del numero degli assessori e dei consigli regionali, provinciali e comunali, accorpamento dei comuni con meno di mille abitanti.
Anche di fronte alla pochezza delle proposte del governo sui tagli ai costi della politica, stiamo assistendo ad una vergognosa patomina nel tentativo di opporsi anche a misure assolutamente insufficienti e marginali. Lo fanno generalmente con due argomenti: 1) i veri costi della politica sono altri 2) le loro indennità sono modestissime
Sentite cosa dice il Vice Presidente dell’Anci nazionale, Mauro Guerra: “l’aspetto inaccettabile di questa manovra è che la creazione delle unioni municipali con i relativi tagli di consigli e giunte comunali per i comuni sotto i 1.000 abitanti “venga proposta come taglio alla casta e ai costi della politica. Si accomodassero su quelle poltrone! Un consigliere in un comune con meno di mille abitanti percepisce la bellezza di 17 euro lorde di gettone a seduta e mediamente in comune di queste dimensioni si fanno 3-4 consigli all'anno. Un assessore percepisce un'indennità pari a 65 euro lorde al mese, quando la prende perchè spesso in questi comuni consiglieri e assessori neanche le ritirano: le lasciano per le attività del Comune”. E ancora: “Confondere questo con la casta, i tagli alla politica è offensivo, ma anche ridicolo dal punto di vista della manovra. Mettendo tutto insieme si ricaveranno qualche milione di euro in tutta Italia: possono andare dai 2-3 milioni fino ai 4-5 al massimo perchè non abbiamo il dato di quanti non percepiscono nemmeno l'indennità e la lasciano per l'asilo, per l'assistenza agli anziani piuttosto che per tenere in piedi le casse del comune stesso quando è necessario”.
Aggiunge il presidente dell'Associazione piccoli comuni (Anpci), Franca Biglio: ''Con l'accorpamento dei piccoli Comuni sotto i 1.000 abitanti si otterra' un risparmio reale di circa 6 milioni di euro: e' giusto togliere voce e rappresentanza al 5,5% del territorio nazionale e ad oltre un milione di cittadini per un risparmio pari al costo di 13 deputati?''
Sulla stessa falsariga, per quanto riguarda le province, Giuseppe Castiglione, presidente dell'Unione delle Province d'Italia (Upi): “Il taglio delle 36 province al di sotto dei 300mila abitanti previsto in manovra “non porterà nessun euro immediato di beneficio nelle casse dello Stato, ma è solo uno slogan del governo”. “ I così detti costi della politica delle Province, a livello nazionale significano un centinaio di milioni di euro.” “Basta demagogia, più efficienza e minor costi: noi costiamo pochissimo (115 milioni l’anno)”.
Persino il Ministro dell’Economia, in audizione alla Camera, un anno fa quando richiamai la nostra contromanovra di allora che prevedeva l’abolizione delle province, disse testualmente: “risparmiamo al massimo 200 milioni di euro!”
Anche per il dimezzamento dei parlamentari il questore Albonetti ha parlato di un risparmio di 128 milioni di euro.
La mia sensazione è che qui “ o ci sono o ci fanno!”. E’ evidente la malafede di chi pensa di identificare i costi della politica con le indennità degli amministratori. E’ evidente che essi sono generalmente solo una piccola parte e che “i veri costi della politica” sono tutto ciò che c’è attorno: strutture tecniche di supporto a sindaci, presidenti di provincia e di regione, assessori, consiglieri, gruppi consiliari e consigli. In altre parole sono i costi di struttura (costi fissi) che vanno abbattuti attraverso l’abolizione delle province, la costituzione di unioni tra comuni per la gestione di tutti i servizi, il dimezzamento dei parlamentari.
Altrimenti è come se le fusioni tra aziende (si pensi ad esempio a quelle numerose fatte nell’ultimo decennio tra le banche) fossero fatte solo per eliminare un consiglio di amministrazione: è evidente che il vero risparmio viene dal mantenimento di una sola struttura di costi fissi generali.
Così noi con calcoli abbastanza precisi e dettagliati, abbiamo calcolato ben più forti risparmi di spesa pubblica dal taglio dei costi della politica.
L’abolizione delle province, a regime, porterebbe ad un risparmio di circa 3 miliardi di euro all'anno (rispetto ai circa 200 milioni di indennità pagate agli amministratori).
L’obbligo di costituire Unioni tra comuni con meno di 20 mila abitanti genererebbe un risparmio di circa 3 miliardi di euro all’anno, a fronte anche qui di qualche centinaia di milioni di euro pagati a sindaci, assessori e consiglieri.
Il dimezzamento die parlamentari, a regime, con la riduzione di tutti i costi generali di Camera e Senato, darebbe luogo ad un risparmio di almento 1 miliardo di euro all’anno, rispetto ai 130 milioni delle indennità dirette risparmiate.

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