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La dubbia storia del farmaco Trovan, l’antibiotico impiegato da Pfizer sui bambini della Nigeria. Il gigante farmaceutico Pfizer ha effettuato il primo risarcimento alle famiglie nigeriane danneggiate dal farmaco 15 anni fa

La vicenda torna oggi alla ribalta dopo che il gigante farmaceutico Pfizer ha effettuato il primo risarcimento alle famiglie nigeriane.

Ha pagato 175.000 dollari per ognuna delle quattro famiglie, come primo di una trance di risarcimenti che ha previsto di effettuare.

I versamenti sono parte di un accordo extragiudiziale raggiunto nel 2009.

I fatti risalgono al 1996: in Nigeria infuriava una epidemia di meningite che causò oltre 15 mila morti. Secondo alcune inchieste i bambini malati di meningite, fecero da banco di prova alla sperimentazione della Pfizer.

Il colosso del Viagra inviò i suoi esperti in un ospedale da campo di Kano per mettere alla prova un nuovo farmaco su cento bambini.

Nello stesso ospedale l'organizzazione umanitaria “Medici Senza Frontiere” curava i piccoli pazienti con antibiotici regolamentari. Il Trovan, questo il nome del nuovo farmaco, non era mai stato testato su esseri umani.

Cinque bambini morirono durante la terapia e altri si ammalarono di artrite. Morirono altri sei bambini a cui venne somministrato un farmaco di controllo, mentre decine sono rimasti disabili dopo che la Pfizer ha testato su di loro il nuovo farmaco anti-meningite.

I versamenti, come detto, sono stati effettuati nei confronti dei genitori di quattro dei bambini morti.

I piccoli facevano parte di un gruppo di 200 a cui avevano somministrato il farmaco nel corso di una epidemia di meningite nella città settentrionale di Kano, nell'ambito di uno studio medico per testare l'efficacia del Trovan con il trattamento prescritto.

Per anni Pfizer aveva sostenuto che la meningite e non il farmaco aveva causato la morte e la disabilità.

Ma dopo un processo lungo ed un costoso contenzioso, ha raggiunto un accordo con il governo di Kano nel nord della Nigeria.

Le indagini sono state effettuate dal governo dello stato nigeriano che ha intrapreso una battaglia legale contro Pfizer per conto delle vittime e delle loro famiglie.

Pfizer ha anche deciso di sponsorizzare progetti sanitari in Kano, così come la creazione di un fondo di 35 milioni di dollari per compensare le persone colpite.

Nel passato il Washington Post aveva riportato le dichiarazioni di medici nigeriani che hanno accusato la multinazionale farmaceutica americana Pfizer di aver sperimentato in modo illegale l’antibiotico Trovan ( Trovafloxacina ) sui bambini nigeriani affetti da gravi infezioni cerebrali.

Secondo l’accusa, Pfizer non avrebbe ottenuto l’autorizzazione del Ministero della Sanità della Nigeria (il documento ritrovato sarebbe un falso) e non esisterebbe documentazione di assenso da parte delle famiglie.

In verità, vi è da specificare che non vi sarebbe certezza sul collegamento tra le morti e la somministrazione del farmaco o se le stesse siano state direttamente causate dall’infezione.

Successivamente Pfizer ha comunque presentato all’FDA (U.S. Food and Drug Administration), l’ente americano che si occupa della vigilanza e del mercato dei farmaci, la richiesta di commercializzazione negli Stati Uniti.

L’FDA ha concesso l’autorizzazione nel dicembre 1997, ma solo per gli adulti.

Ciò ha fatto supporre che Pfizer abbia tratto dall’esperimento in Nigeria la certezza che il farmaco non fosse indicato nei pazienti in età pediatrica.

Appena dopo un mese dalla commercializzazione negli Stati Uniti, l’FDA ha iniziato a ricevere segnalazioni di pazienti che hanno sperimentato gravi reazioni epatiche in associazione all’uso del prodotto.

Nel giugno 1998, l’FDA ha modificato la scheda tecnica di Trovan, inserendo una segnalazione o cosiddetto warning sulla tossicità epatica del farmaco.

L’FDA ha ricevuto in realtà più di 100 segnalazioni di tossicità epatica clinicamente sintomatica tra i pazienti che hanno assunto Trovan.

Alcuni di questi pazienti hanno sviluppato gravi danni epatici, che hanno portato persino al trapianto di fegato e/o a morte.

Secondo l’FDA, il rischio di insufficienza epatica associata a Trovan non sembra prevedibile.

Infatti, la tossicità epatica è stata riportata sia per esposizioni al farmaco di breve durata (appena 2 giorni) che per esposizioni più prolungate. Pertanto, l’efficacia del monitoraggio della funzionalità epatica è risultato dubbio.

L’impiego di Trovan per più di due settimane sembra essere associato ad un aumentato rischio di insufficienza epatica acuta, ed il suo uso è sconsigliato.

L’insufficienza epatica è stata anche riportata dopo ri-esposizione a Trovan.

Nonostante ciò, l’FDA non ha ritenuto opportuno vietare la commercializzazione del prodotto.

Il caso del Trovan riportato da autorevoli quotidiani internazionali, secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti non può non far venire il lecito dubbio sulla circostanza, che anche nel recente passato non tutti i protocolli di sperimentazione dei farmaci siano stati minuziosamente rispettati dalle grandi case farmaceutiche.

Per la cronaca qualche malizioso commentatore – anche se non vorremmo credere – si è persino spinto a dire che alcune campagne vaccinali precedentemente effettuate in Nigeria dall’OMS – e qualche malpensante è arrivato a sostenere che siano state fatte in combutta con le multinazionali dei vaccini – siano state la causa indiretta delle epidemie di meningite e di morbillo, in conseguenza di immunodepressioni generate a causa della somministrazione antecedente di vaccini, combinata con le intossicazioni e con i processi di malnutrizione e la mancanza di igiene di quel paese, cosi come di tutti quelli africani.

Non vogliamo entrare nel merito di queste che sono tesi non sufficientemente supportate da elementi tali da farle ritenere assolutamente veritiere, ma ci auguriamo che in futuro non accadano mai più fatti come quelli descritti perché neanche il dubbio ci possa più sfiorare che ignare popolazioni siano state utilizzate come cavie umane.

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